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Immigrati, testimonianze choc: rimpatriati in Tunisia con lo scotch sulla bocca. La denuncia su Facebook

Fascette di plastica a bloccare i polsi e nastro da pacchi intorno alla bocca. Sarebbe questo il trattamento riservato a due cittadini tunisini rimpatriati ieri dalle forze dell’ordine con il volo Alitalia Roma-Tunisi delle 9:20, secondo la denuncia del filmmaker Francesco Sperandeo che, ieri a bordo del volo, è riuscito a scattare una fotografia e a pubblicarla su Facebook.
“Gli agenti, in borghese, mi hanno detto che si trattava di una normale operazione di polizia”, ha raccontato Sperandeo a Ign, testata online del Gruppo Adnkronos. “Siamo stati gli unici a protestare, probabilmente non tutti si sono accorti. Io e il mio collega ci siamo avvicinati ai poliziotti che accompagnavano i due immigrati dicendogli che ci sembrava indecente e disumano il modo in cui queste persone venivano trattate indipendentemente da ciò che potevano aver fatto. La risposta è stata che si trattava di una normale operazione di polizia– ha detto ancora Sperandeo – Dopo di che ci hanno invitato ad allontanarci e a sederci al nostro posto”.
Questa è la civiltà e la democrazia europea – ha scritto ieri nel suo post Sperandeo esprimendo tutta la sua rabbia – Ma la cosa più grave è stata che tutto è accaduto nella totale indifferenza dei passeggeri”.
“L’immagine è una sola, inevitabilmente mossa perché rubata, ma restituisce lo sguardo di un uomo trattato in maniera disumana. E ci fa chiedere se, oltre al diritto di rimanere in Italia, sia giusto togliere anche la dignità ai migranti espulsi da questo Paese” commenta Stranierinitalia.it. ”Quanto sia ‘normale’ tappare la bocca col nastro adesivo ai migranti rimpatriati dovrebbe ora chiarirlo il ministero dell’Interno” conclude il portale dell’immigrazione.
“Non ho particolari notizie sulla dinamica dei fatti, per cui non posso rispondere nel merito. Dico soltanto, però, che le persone vanno trattate sempre bene”, ha detto all’Adnkronos il ministro della Cooperazione e Integrazione, Andrea Riccardi.
“Fare operazioni di rimpatrio è molto complicato perché le persone soggette a questi provvedimenti oppongono ogni possibile resistenza. Mi rendo conto, quindi, delle difficoltà. Detto questo, però, bisogna coniugare le esigenze di rimpatrio con quelle della dignità della persona. Questa è una grande sfida che bisogna riuscire a cogliere”, dice all’Adnkronos Laura Boldrini, portavoce dell’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
Il governo riferisca con la massima urgenza, è la sollecitazione che il presidente della Camera Gianfranco Fini ha rivolto al ministro dei Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, nel corso della conferenza dei capigruppo, facendo seguito a quanto chiesto dal segretario d’aula del Pd Roberto Giachetti e da altri deputati nel corso della seduta odierna.
Il capo della Polizia Antonio Manganelli dal canto suo ha chiesto una relazione dettagliata all’Ufficio della Polizia di frontiera dello scalo aereo di Fiumicino. E si è inoltre riservato un accertamento sui fatti accaduti nel caso in cui le relazioni richieste non si rivelassero esaustive.
Secondo una ricostruzione fornita dal Dipartimento di sicurezza, i due algerini sarebbero arrivati lo scorso 15 aprile. Provenivano dalla Tunisia ed erano in proseguimento per la Turchia con uno scalo tecnico a Fiumicino. E’ proprio qua, che sempre in base alla ricostruzione del Dipartimento di sicurezza, sono insorti dei problemi in quanto per due volte gli immigrati si rifiutavano di prendere sia il volo per la Turchia che quello per la Tunisia. Alla terza volta, dunque, si è applicato il respingimento con un volo con accompagnamento. Anche in questo caso, riferiscono le medesime fonti, gli algerini rifiutavano l’imbarco iniziando a mordersi le labbra. Una situazione che è contraria alla sicurezza di volo. Da qui la decisione di applicare una mascherina sanitaria agli algerini. Mascherina che, come riferiscono le stesse fonti, gli immigrati continuavano a levare. Da qui la decisione di applicare lo scotch sulla bocca degli immigrati per “questioni di sicurezza”.