• Home »
  • Evidenza »
  • Caso Orlandi, riaperta la tomba di De Pedis: le ossa sono le sue ma sono stati ritrovati anche altri resti

Caso Orlandi, riaperta la tomba di De Pedis: le ossa sono le sue ma sono stati ritrovati anche altri resti

Il corpo contenuto nel sarcofago custodito all’interno della basilica di Sant’Apollinare è di Enrico De Pedis. Non si sa invece di chi siano gli altri resti ossei trovati all’interno della nicchia in cui era murata la tomba. Resti, rinvenuti durante le operazioni di smuramento effettuate per estrarre il sarcofago con la salma del boss della Banda della Magliana, che saranno sottoposti ad analisi per tentare di capire a chi appartengano.
Nello stesso ambiente dove era collocata la nicchia contenente il sarcofago di De Pedis sono presenti altre cripte che contengono i resti di un cimitero di epoca prenapoleonica, hanno spiegato i legali della vedova di ‘Renatino’, gli avvocati Lorenzo Radogna e Maurilio Prioreschi. “Nella bara e nella tomba non c’erano altre ossa – sottolineano i legali – Nell’ossario di fronte alla cripta dove è sepolto De Pedis sono stati trovati altri resti. Il muro dell’ossario è stato abbattuto e al di là c’erano oltre 200 cassette contenenti resti ossei”.
I legali hanno anche annunciato che la salma di ‘Renatino’ sarà spostata tra due o tre giorni e “sarà la famiglia a decidere se trasportarla al Verano o cremare i resti”. “La bara al momento è stata riportata nella cripta – hanno spiegato i legali – è stata appoggiata in un angolo ma per un fatto tecnico non è stato possibile rimetterla al suo posto. Non sappiamo esattamente quando sarà traslata, servono delle autorizzazioni”.
“Siamo contenti che questa storia sia arrivata a un punto – hanno aggiunto i legali – due anni e mezzo fa noi avevamo già dato la nostra disponibilità per aprire la tomba. La signora Carla (vedova di De Pedis, ndr) nonostante il dolore è la più felice di tutti. Speriamo che questa vicenda finisca presto perché l’ha fatta soffrire molto. De Pedis può essere anche stato l’uomo più terribile del mondo ma è sempre un morto e merita rispetto”.
La riapertura del sepolcro, avvenuta nell’ambito dell’inchiesta su Emanuela Orlandi, è iniziata nella tarda mattinata di oggi nel cortile della basilica di Sant’Apollinare, dove la scientifica aveva allestito una tenda. E’ stato grazie alle analisi delle impronte digitali che si è potuto determinare che il corpo tumulato nella basilica è di De Pedis. Già da una prima analisi era risultato evidente che il cadavere, ben conservato, appartenesse a un uomo.
A effettuare i controlli il medico legale Cristina Cattaneo, il gruppo Labanof dell’istituto di medicina legale di Milano, insieme a un gruppo di archeologi e antropologi forensi.
Secondo il procuratore Giuseppe Pignatone , che segue momento per momento l’evolversi della situazione, non si prevedono tempi brevi per completare le indagini in corso.
Gli esami sui resti ossei contenuti nelle oltre 200 cassette trovate nell’ossario di Sant’Apollinare, una cripta che si trova di fronte a quella dove era sepolto De Pedis, continueranno per tutta la settimana. Si tratta di resti risalenti alla metà dell’800, ma le analisi saranno effettuate per verificare che non ci siano altri resti non compatibili con questa datazione. Gli esperti della Scientifica stanno prelevando campioni da ogni cassetta.
Nella basilica era presente oggi il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, accompagnato dal suo legale. “Oggi è stato risolto uno dei dubbi, uno dei tasselli di questa vicenda – ha detto Pietro dopo la conferma che il corpo all’interno di Sant’Appolinare è di ‘Renatino’ ma prima del ritrovamento degli altri resti – Finalmente si può mettere un punto su questa pista, una delle tante che si sono seguite in questi anni. Non avevo dubbi sul fatto che Emanuela non fosse lì dentro”.
“Io ho sempre detto – ha aggiunto – che se la banda della Magliana ha avuto un ruolo in questa storia è stato solo di manovalanza. I mandanti sono sicuramente altri, altrimenti non si spiegherebbe un silenzio di 29 anni da parte delle istituzioni”. “Non ho potuto assistere all’apertura del sarcofago, hanno fatto dei prelievi e adesso aspettiamo l’esito delle analisi”, ha spiegato. Secondo quanto riferito da Pietro Orlandi, il sarcofago di De Pedis è composto da tre strati, uno di rame, uno di zinco e la bara di legno. “Sono contento che da parte della magistratura italiana ci sia stata la volontà di fare chiarezza”, ha proseguito. “Spero che questo sia l’inizio della collaborazione tra magistratura e vaticano per arrivare alla verità”, ha sottolineato.