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Caso Orlandi, dopo la tomba di De Pedis si cercano altre nicchie nascoste in Sant’Apollinare

Nella basilica di Sant’Apollinare sono in corso verifiche per stabilire se dietro una seconda parete ci possano essere intercapedini con altre nicchie nascoste. Gli investigatori della polizia scientifica e gli esperti del laboratorio Labanof stanno compiendo campionamenti per poi decidere se anche questa parete debba essere abbattuta.
Gli accertamenti sulle ossa contenute nelle 200 cassette, trovate ieri nell’ossario della basilica di Sant’Apollinare, in una cripta di fronte a quella dove era sepolto Enrico De Pedis, dovrebbero essere conclusi tra la fine di giugno e l’inizio di luglio.
Gli esperti della Scientifica procederanno prima alla separazione delle ossa più vecchie da quelle più recenti, poi si cercherà di individuare quelle di sesso femminile e quelle di sesso maschile. Infine sarà effettuato il prelievo del dna perché sia comparato con quello di Emanuela Orlandi.
Sul caso è intervenuto Otello Lupacchini, che da giudice istruttore firmò l’ordinanza di arresto per i componenti della Banda della Magliana, attuale sostituto procuratore generale della Procura presso la Corte d’Appello. ”Non troveranno le ossa di Emanuela Orlandi. E’ l’unica cosa di cui sono certo. I criminali – dice Lupacchini all’Adnkronos – indipendentemente dagli abiti che indossano, sono persone intelligenti. In dieci anni di fari puntati sulla chiesa di Sant’Apollinare, avrebbero avuto tutto il tempo – se ce ne fosse stato bisogno – di fare pulizia. Ammesso che in quella cripta ci fosse mai stato qualcosa al di fuori del cadavere di Renatino”.
Il magistrato-scrittore spiega: ”Non credo alla tesi del ‘benefattore’. Il vero mistero è capire come mai De Pedis fosse sepolto lì. Ho un grande rispetto per l’intelligenza degli ecclesiastici: sicuramente non poteva sfuggire a nessuno che quel cadavere, in quella basilica, sarebbe stato piuttosto ingombrante. E si affronta tutto questo per un miserabile miliardo di vecchie lire? C’è dell’altro – avverte il procuratore – Qualcosa per cui valesse davvero la pena di sostenere l’imbarazzo che questa vicenda si è portata dietro”.
”La Banda della Magliana – rimarca il magistrato – ebbe la sua specificità in un certo periodo storico. Ma le bande sono fatte di uomini. Non tutti quelli che militarono in quella organizzazione sono morti; non tutti che vi hanno fatto parte sono in galera, e di quelli che sono usciti non tutti sono stati rieducati. E non dimenticano”.
”C’è la possibilità che altri si siano rimessi in circolo – avverte Lupacchini – anche se la banda vera e propria finì con la guerra fredda. Con tutte le coperture che poteva avere…”. Che fine ha fatto il tesoro della banda? ”E’ in mani sicure. Che sanno farlo fruttare. E magari non hanno intenzione di restituirlo…”, taglia corto il giudice che ha portato alla sbarra la malavita romana.