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Italia, la classe dirigente più vecchia d’Europa abita qui: 59 anni l’età media media

Vecchia e incollata alla poltrona, e’ questa l’impietosa fotografia della classe dirigente italiana che restituisce l’indagine della Coldiretti, realizzata in collaborazione con l’Universita’ della Calabria, presentata questa mattina nel corso dell’Assemblea dei giovani dell’associazione. L’eta’ media dei dirigenti impegnati nell’economia e nella pubblica amministrazione e’ di 59 anni, con punte di 67 anni per banchieri e vescovi seguiti, solo per citare le prime posizioni, dal Governo con 64, dai professori universitari con 63 e dai dirigenti delle partecipate statali con 61. Un non invidiabile primato europeo.
Spicca, tra i ‘matusa’, l’eccezione dei manager Coldiretti: 47 anni l’eta’ media, un record consolidato a cui si avvicinano, per modo di dire, solo i dirigenti delle aziende quotate in borsa la cui eta’ media si attesta a 53 anni. ”La maggioranza della classe dirigente attuale andra’ probabilmente in pensione prima che la crisi sia superata, anche se si tiene conto della riforma del Ministro del Lavoro Elsa Fornero”, ha ironizzato il delegato nazionale dei giovani della Coldiretti Vittorio Sangiorgio nel sottolineare che ”la disoccupazione giovanile record non e’ solo un problema familiare e sociale, ma provoca anche un invecchiamento della classe dirigente italiana che deve affrontare la crisi con il Paese che sta rinunciando a energie e risorse fondamentali per la crescita”.
Nelle Istituzioni, tra i parlamentari l’eta’ media dei senatori e’ di 57 anni e quella dei deputati 54. Ancora piu’ alta e’ l’eta’ media dei ministri del Governo guidato da Mario Monti: 64 anni. Nelle ultime 3 legislature sono stati eletti soltanto 2 under 30 su circa 2500 deputati, anche se il peso dei 25-29enni e’ pari a circa il 28 per cento della popolazione eleggibile (con piu’ di 25 anni). Attualmente – precisa la Coldiretti – solo un deputato su 630 ha meno di 30 anni e appena 47 sono quelli under 40 mentre quelli over 60 anni sono 157. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha 69 anni e i ministri piu’ giovani, Renato Balduzzi e Filippo Patroni Griffi, hanno 57 anni. In Gran Bretagna David Cameron e’ diventato primo ministro a 43 anni, Tony Blair a 44, John Major a 47 e Gordon Brown a solo poco piu’ di 50.
Il problema della burocrazia e’ forse quello che piu’ colpisce cittadini e imprese che lamentano spesso la disattenzione nei confronti delle nuove tecnologie che potrebbero portare piu’ efficienza o snellimento delle procedure. Forse non e’ un caso che – sostiene la Coldiretti – l’eta’ media dei direttori generali della pubblica amministrazione e’ di 57 anni mentre, se si guarda alle aziende partecipate statali, l’eta’ media – precisa la Coldiretti – sale a ben 61 anni. La situazione migliora nelle imprese private, anche se rimane drammatico il confronto con l’estero: l’eta’ media degli amministratori delegati delle aziende quotate in Borsa a Milano e’ di 53 anni.
A preoccupare particolarmente – continua la Coldiretti – e’ il mondo della formazione con i professori universitari italiani che hanno una media di 63 anni, i piu’ anziani del mondo industrializzato. Un quarto dei professori che ha piu’ di 60 anni contro poco piu’ del 10 per cento in Francia e Spagna e l’8 per cento in Gran Bretagna. Sono solo 3 su 16 mila circa i professori ordinari con meno di 35 anni e appena 78 quelli under 40, pari ad un peso dello 0,5 per cento.
I segretari regionali dei principali sindacati dei lavoratori hanno in media 57 anni, eta’ solo leggermente inferiore a quella dei presidenti regionali delle organizzazioni di rappresentanza dell’industria e del commercio che e’ di 59 anni mentre nell’agricoltura, in Coldiretti, l’eta’ media dei presidenti regionali e’ di 47 anni. ”Ad essere vecchie ed anche poche sono soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi”, ha sostenuto il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che ”si cerca di riproporre modelli di sviluppo fondati sulla finanza e sulle economie di scala che hanno gia’ fallito altrove e che non hanno nulla a che fare con le peculiarita’ del Paese”. L’Italia – ha concluso Marini – puo’ tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono i territori, l’identita’, il turismo, la cultura e il cibo che sono una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo”.