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L’Ocse più ottimista: l’Italia è in carreggiata per eliminare il suo deficit. L’Eurozona però non cresce mentre Usa e Giappone sono in ripresa

Nel 2013 continuera’ la contrazione del Pil italiano che dopo il calo dell’1,7% stimato per quest’anno, dovrebbe scendere di un ulteriore 0,4%. E’ quanto emerge dai dati diffusi oggi dall’Ocse nel suo Economic Outlook, in cui si segnala per il prossimo anno un perdurante calo dei consumi privati (-1,0% dopo il -1,6% stimato per il 2012) e della domanda interna (-0,9%, ma -2,9% quest’anno).
A mantenere a galla la nostra economia, secondo l’organizzazione, soprattutto le esportazioni che nel 2012 saliranno del 2,3% e il prossimo anno cresceranno del 2,4%.
Cattive notizie invece sul fronte del lavoro con un’occupazione in calo dello 0,3% sia quest’anno che il prossimo mentre il tasso di senza lavoro passera’ dall’8,4% del 2011 al 9,3% quest’anno e al 9,9% nel 2013.
L’Ocse plaude comunque alla linea intrapresa dal governo Monti. Le riforme definite e quelle gia’ realizzate dal governo italiano infatti, “dovrebbero migliorare le prospettive della crescita nel medio termine”. L’organizzazione internazionale sottolinea come tuttavia non sono previsti “impatti significativi sulla crescita” a breve. In ogni caso si evidenzia come “l’attuale governo ha segnato una rottura radicale con la lenta attuazione delle riforme dell’Italia nel passato”. Nel 2013 in Italia “con un avanzo primario dei conti pubblici in crescita, il rapporto debito Pil dovrebbe iniziare a scendere” si legge nell’Economic Outlook, sottolineando come “le riforme strutturali hanno gia’ migliorato le prospettive di lungo termine e devono andare avanti”. Quanto al sistema produttivo “la riduzione dei salati reali per portarli piu’ in linea con la produttivita’ dovrebbe migliorare la competitivita’ e contenere la disoccupazione”.
Secondo l’Ocse, comunque, “bisogna chiudere il gap tra la legislazione e la sua effettiva realizzazione” che nel nostro paese “e’ tradizionalmente piu’ ampio che in molti altri paesi”. Il rischio principale per il nostro paese – avverte l’organizzazione internazionale, e’ che “nonostante la chiara intenzione del governo di andare avanti con il consolidamento fiscale, il contagio della debolezza dell’area euro possa tradursi in tassi di interesse piu’ alti sul debito pubblico”, con inevitabili ripercussioni sulle banche nazionali.