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Calcio business, dai goal alle montagne russe: l’Azienda del pallone finanzia le nuove Disneyland

(di Gianpaolo Santoro) All’azienda calcio ormai non bastano più solo i gol. Anzi. I grandi club non si occupano soltanto di acquistare top player, ingaggiare grandi allenatori, crescere ad allevare futuri campioni. Bisogna fare di più, sempre di più. Lanciarsi in nuove iniziative, aprire nuovi segmenti produttivi.
Azienda pallone. Il fatturato complessivo dei 20 top club calcistici del mondo ha raggiunto quota 4,4 miliardi di Euro, in crescita del 3 per cento rispetto all’anno precedente (come rivelato da Football Money League 2012). Per il quarto anno consecutivo, la composizione delle prime sei posizioni della classifica Money League di Deloitte è rimasta invariata: il Real Madrid si conferma, sulla base dei ricavi, il Club calcistico più grande del mondo per il settimo anno consecutivo. Seguono Barcellona, Manchester United, Bayer Monaco, Arsenal e Chelsea. Salgono a 5 le squadre italiane presenti tra le Top20: insieme a Milan, Inter, Juventus e Roma si unisce, per la prima volta, il Napoli. Il Milan si conferma primo club italiano in termini di ricavi, con 235,1 milioni di Euro, pur registrando un decremento del 3,7 per cento rispetto alla stagione 2009/10. Segue l’Inter con 211,4 milioni di Euro
Nella Disneyland del calcio Uno che ha le idee chiare è Florentino Perez, presidente del Real Madrid. Il club madrileno aprirà un resort di lusso su un’isola artificiale degli Emirati Arabi Uniti entro il giugno 2015. Il progetto comprenderà uno stadio di calcio (da 10.000 posti) un parco a tema, un porto turistico, un albergo a cinque stelle e ville di lusso. Un mega progetto, che sarà realizzato col governo di Ras Al Khamah degli Eau: il “Real Madrid Resort Island”punta ad essere più di una Disneyland del calcio mondiale: un progetto pioniere dello “sportainment”, lo sport unito al divertimento, con l’obiettivo di costruire uno scenario unico al mondo. “Il calcio è uno strumento fondamentale per abbattere frontiere ed unire i popoli. Vogliamo trasmettere l’emozione di quello che significa Real Madrid – ha assicurato il Perez – perché i visitatori e i madridisti di tutto il globo siano parte della leggenda del club, che aspira ad essere eterna”. Il progetto coinvolge il fondo di investimenti Rak Marjan Island Foorball, con base in Lussemburgo, ed ha il sostegno dello sceicco Saud Saqr Al Qassimi. Una iniziativa che Florentino Perez ha definito strategica, “per l’espansione internazionale del club e per rafforzare la presenza in Medio Oriente e Asia, una regione chiave per lo sviluppo globale che da tempo ha dimostrato passione per il Real”.
Stadio a mezzaluna.  Il parco tematico sorgerà su una superficie di 12 ettari e prevede una montagna russa sospesa sul mare, un circuito sottomarino e ricreazione di calcio virtuale con oleogrammi. Lo stadio, da 10.000 posti, a forma di mezzaluna, avrà un lato aperto sul mare e, oltre a partite, ospiterà concerti ed eventi culturali. Il museo del Real Madrid sarà dotato delle tecnologie più all’avanguardia. E, poi, campi di calcio, di pallacanestro, piscine, palestre e cliniche sportive, cinema e un porto da diporto a forma dello scudo del Real Madrid, con esclusivo club nautico. E, ancora, un hotel a 5 stelle di lusso, con 450 camere e vista sul mare oltre ad accesso diretto allo stadio, resort e residences e 60 boungalows con accesso esclusivo alla spiaggia privata. Nella zona residenziale dell’isola del Real Madrid saranno realizzati 400 appartamenti e 48 ville con giardino, piscina e spiaggia privata, per il turismo da petroldollari che ama la privacy. Strategica anche la localizzazione del Real Madrid Resort Island, in una enclave a solo 45 minuti dall’aeroporto di Dubai, il quarto scalo a livello globale per traffico aereo, a 4 ore di volo per circa 2 miliardi di persone. Stime per il primo anno di attività? Un milione di visite. Il Real Madrid conta oltre centocinquanta milioni di tifosi in tutto il mondo,
Alleanza di ferro. Tutto è nato con il contratto di sponsorizzazione sottoscritto nel luglio scorso dal Real Madrid con Emirates Airlines, in base al quale la compagnia di bandiera è diventata socio ufficiale della squadra merengue. Dalla sponsorizzazione si è arrivati poi all’alleanza con il governo degli Emirati Arabi Uniti. Un’alleanza che si prevede sarà duratura. Per ora, c’è l’impegno di 20 anni. Un socio solvente, insomma, per il club più ricco del mondo, con un fatturato di 479,5 milioni di euro nella stagione 2010-2011, che guarda con grande interesse e prepara il terreno alla Coppa mondiale che sarà ospitata nel 2020 in Qatar. Ulteriore testimonianza di che cos’è il grande calcio oggi.
Addio croce. Non c’è più religione si potrebbe dire. Quando al Real Madrid si cominciò a parlare del progetto, si decise di prevenire qualsiasi problema, tutto sarebbe dovuto filare liscio come l’olio. Ed allora ecco che, ricevuta una relazione “storico-ambientale” venne deciso di togliere dallo stemma della società la croce che sovrasta la corona. Un pezzo di storia del Real. L’autorizzazione ad aggiungere il simbolo religioso sull’insegna regale del club venne concessa nel millenovecentoventi dal re Alfonso XIII. Eppure temendo che la croce potesse creare malumori tra i fedeli musulmani, è stato deciso di sacrificarla. Anche il Barcellona, in occasione di una finale nel torneo di Abu Dhabi, dovette togliere dallo scudo, che ne rappresenta lo stemma, la croce di San Jordi.
E non ci ha pensato due volte nemmeno il club di Madrid. Eppure il Real Madrid è un club più vicino alla religione cattolica rispetto ai rivali del Barcellona. Secondo un’indagine svolta da Metroscopia, infatti, il 30 per cento dei tifosi del Real si dichiara cattolico praticante contro il 14 dei catalani, mentre soltanto il 9 per cento dei madridisti si dice ateo o non credente contro il 26 per cento della popolazione “blaugrana”. Ma gli affari sono affari e non è certo il caso, con la crisi che impera, di scatenare una guerra santa. Un milione di petroldollari val bene una croce. Resterà solo la corona. Ma dorata…