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Giovani laureati, occupazione in calo e per le donne è sempre più difficile trovare lavoro

Si riduce la quota dei laureati che a 3 anni dal titolo di studio riescono a trovare un’occupazione: nel 2011 infatti lavora il 71,5% di quelli che hanno conseguito il titolo nel 2007 contro il 73,2% dei ‘censiti’ nel 2007 e laureatisi nel 2004. Aumentano invece quelli in cerca di occupazione: il 15,2% nel 2011 contro il 13,5% del 2007. E’ quanto certifica l’Istat.
Le situazioni più critiche, sottolinea ancora l’Istat, sono quelle relative ai laureati nei corsi afferenti alle classi triennali di scienze biologiche, scienze della terra, lettere e filosofia (con tassi di disoccupazione superiori al 40%). Le difficoltà dei corsi dei gruppi geo-biologico e letterario si riscontrano anche per i laureati del biennio specialistico.
A vivere particolari criticità sono gli studenti nel Mezzogiorno: a quattro anni dalla laurea la percentuale di persone in cerca di occupazione è superiore al 27% tra i ”triennali”. Inoltre, circa il 30% dei laureati che prima di iscriversi all’università risiedevano nel Mezzogiorno e nel 2011 lavorano, vive nel Centro-Nord. Per il Nord la quota dei residenti prima dell’iscrizione all’università in tale ripartizione, che nel 2011 lavora in altri contesti territoriali, non arriva al 5%.
Tra le lauree triennali, spiega ancora l’Istat, i migliori esiti occupazionali si riscontrano per i corsi relativi alle professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche con circa il 95% di occupati. Al 70% invece l’occupazione di quanti escono al termine del biennio di specialistica, per i laureati in ingegneria meccanica, gestionale ed elettronica e per quelli in architettura e ingegneria edile e scienze economico-aziendali. Complessivamente, comunque, dopo 1 anno dal conseguimento del titolo, le persone che si sono laureate in corsi specialistici biennali nel 2007 risultano occupate nel 67,5% dei casi; 4 anni dopo il titolo, cioè nel 2011, gli occupati salgono all’82,1%. Male invece per quanti, conseguita la laurea triennale nel 2007, hanno portato a termine il biennio specialistico nel 2010: a essere occupato nel 2011, dice ancora l’Istat, è solo il 58,2%.
Lo svantaggio femminile nell’accesso al lavoro, si legge ancora, è evidente sia tra i laureati ”triennali” sia per quelli in corsi a ciclo unico o specialistici biennali, con un differenziale nei tassi di disoccupazione di circa 8 punti: la disoccupazione femminile è del 23%, contro il 14,8% maschile, per le lauree triennali e del 18%, contro il 10,2% maschile, per le altre. Le donne risultano avere un lavoro a tempo indeterminato meno frequentemente degli uomini (quasi 48% per le lauree triennali e circa 43% per quelle a ciclo unico o specialistiche biennali contro il circa 51% maschile in ambo le tipologie), mentre mostrano percentuali più elevate di lavori occasionali (rispettivamente, 10,5% contro il 7,2% e 11,5% contro 7,6%) e di lavori ”a termine” (32,2% contro 26,4% per le lauree di durata triennale e 29,2% contro 18,4% per quelle a ciclo unico e specialistiche biennali).
E gli occupati denunciano un gradimento medio alto per quel che riguarda il tipo di lavoro svolto ma medio basso per quel che riguarda la busta paga ricevuta. Sotto il profilo della autonomia e delle mansioni svolte, infatti, dice ancora l’Istat, la quota dei ”molto o abbastanza soddisfatti” su questi aspetti supera l’85% per tutte le tipologie di corsi di laurea. Occupati invece meno ‘gratificati’ sia per il trattamento economico che per la possibilità di carriera: la quota di soddisfazione si aggira infatti intorno al 60% con un ‘gradimento’ più contenuto per le donne rispetto agli uomini, “con differenze particolarmente accentuate per quanto riguarda la possibilità di carriera”.