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Bagarre all’assemblea del Pd su matrimoni gay e primarie. Contestata Rosy Bindi

Bagarre all’assemblea del Pd su matrimoni gay e primarie. Contestata Rosy Bindi

L’inammissibilità è stata motivata con il fatto che poco prima l’Assemblea aveva approvato, con 38 no, un documento sui diritti con l’impegno di dedicare a questo tema una Direzione dopo l’estate. La Concia, Scalfarotto e una parte della platea non ha nascosto il proprio dissenso fino a bloccare, per qualche minuto, i lavori.

Bersaglio delle critiche in particolare è stata Rosy Bindi, ritenuta responsabile da alcuni di aver fatto saltare una intesa raggiunta nel pomeriggio per votare il documento con allegati gli ordini del giornopresentati sugli argomenti attinenti.

A votare no contro il documento è stata, in sostanza, l’area Marino. “Mi rifiuto di credere che il Partito democratico possa essere più arretrato di Gianfranco Fini in tema di diritti - ha dichiarato Ignazio Marino -. Insieme a Gianni Cuperlo, Barbara Pollastrini, Paola Concia e altri abbiamo lavorato a un contributo integrativo del documento sui diritti, poiché volevamo quei sì e quei no che si attendono da noi i nostri elettori”. “Il documento messo ai voti da Rosy Bindi – ha concluso il senatore – è assai colto e altrettanto vago. Non può rappresentare il programma di un partito che si definisce democratico”.

Dopo la bagarre, Concia ha spiegato: ”Siccome il documento sui diritti che èstato approvato dalla maggioranza non parla di matrimoni gay, io ho presentato un ordine del giorno su questo punto. Questo ordine del giorno firmato da 40 membri non è stato messo ai voti per scelta della presidenza di assemblea. Io non ho minacciato di stracciare la tessera, ma Benedino, Fusco e Mancuso hanno riconsegnato le tessere al segretario - ha riferito -. E’ stato surreale che non si sia voluto far votare, molte persone hanno detto che avrebbero votato contro, ma l’errore è non permettere il voto. Io avrei accettato qualsiasi voto dell’assemblea” .

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani è intervenuto per stoppare le polemiche interne. “Siamo il primo partito del Paese, che non è fatto delle beghe nostre”, ha sottolineato il segretario che, in particolare, sulla questione dei diritti alle coppie omosessuali ha detto: “Per la prima volta il partito si è impegnato a codificare le unioni gay e sento dire: vado via dal Pd. Ma non l’ho sentito dire quanto così non era. Il sistema dei diritti evolve e non può essere affrontato se non si tiene conto dei passi fatti”.