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Pressione fiscale e sommerso, la denuncia della Confcommercio: L’Italia detiene il recordo mondiale

In Italia la pressione fiscale apparente (ovvero quella che si ottiene dividendo gettito e Pil) è al 45,2% (quinto posto tra i 35 Paesi Ocse) e negli ultimi dodici anni è aumentata del 3,4%, la percentuale di gran lunga più alta. Ma se si considera la pressione fiscale sui contribuenti in regola il dato sale addirittura al 54,8%. Lo indica l’Ufficio studi di Confcommercio nella ricerca ‘Sulle determinanti dell’economia sommersa’, precisando che si tratta del record mondiale assoluto, davanti a Danimarca (48,6%), Francia (48,2%) e Svezia (48%).
Italia al primo posto in classifica anche per quanto riguarda il sommerso economico che ammonta al 17,5% del Pil, anche se con leggera tendenza al calo, visto che nel 1998 era addirittura a un 20% tondo.
L’Italia è invece in ultima posizione per quanto concerne le infrastrutture e i tempi di pagamento della P.A e agli ultimissimi posti nelle classifiche dell’efficienza del quadro giuridico, del numero di giorni necessari per ottenere una sentenza definitiva in materia contrattuale, del numero di procedure giudiziarie per far rispettare un contratto, delle istituzioni e del tempo per gli adempimenti fiscali.
Secondo l’indagine di Confcommercio “ci sono quattro grandi fattori che possono essere rapportati a questo 55%”, afferma il direttore dell’Ufficio studi Confcommercio Mariano Bella. La prima determinante “è una pretesa fiscale troppo alta determinata da un sistema di spend and tax” ovvero un sistema economico che prima decide la spesa e poi fissa le tasse. Il secondo fattore, che determinerebbe l’aumento del tasso di evasione, “è il valore della sanzione rapportato alla scarsa efficienza generale del sistema giudiziario, quindi la bassa probabilità di essere “pizzicati” ad evadere”. La terza determinante è “il rapporto diretto tra senso civico e la percezione di un output pubblico: nel momento in cui i servizi pubblici sono considerati non soddisfacenti rispetto alla richiesta fiscale si tenderebbe ad evadere”. L’ultimo punto che, secondo Confcommercio, occorrerebbe considerare per limitare la percentuale di sommerso economico è “la facilità dell’adempimento delle obbligazioni fiscali: quanto è più semplice pagare le tasse tanto minore sarà la propensione a non farlo”.
“Quello che rileviamo – continua Bella – è che c’è una contestualità tra miglioramento dei servizi pubblici e del sistema giudiziario e disponibilità a pagare le tasse. L’idea è che si debba associare alla meritoria azione di contrasto dell’evasione fiscale strategie pervasive che permettano una emersione massiva del sommerso”. Da Confcommercio concludono quindi sottolineando “l’esigenza di avviare una nuova stagione di analisi del problema dell’evasione sganciata dai luoghi comuni” e basata, invece, su indagini più propriamente economiche.