Roma in fiamme, ma Nerone è tra i vigili del fuoco

Oggi 24 Luglio del 64 d.C. si è finalmente spento il grande incendio di Roma.
Impressionante la stima dei danni: interi quartieri (Colle Oppio, Circo
Massimo, Palatino) sono letteralmente andati in fumo, i morti sono migliaia e
circa duecentomila i senzatetto. Numerosissimi gli edifici pubblici e i templi
distrutti, insieme a 4000 “insulae” (condomini) e 130 “domus” (residenze
private). A nulla è valsa l’opera infaticabile dei “vigiles” che da sei giorni
hanno cercato di domare il grande incendio con tutti i mezzi a disposizione.
Propagatosi dall’area del Circo Massimo, il fuoco è andato alimentandosi
velocemente grazie alla grande quantità di legno presente nei nostri edifici e
alla vicinanza tra un insula e l’altra. L’imperatore Nerone, giunto in tutta
fretta dalla sua villa di Anzio, ha visto incenerirsi anche la “Domus
Transitoria”, la sua nuova bellissima reggia in costruzione sul Palatino, e ha
subito prestato soccorso ai senzatetto aprendo i monumenti del Campo Marzio e
allestendovi delle baracche. In questo momento Nerone è riunito con la sua
“task force” di tecnici per preparare un editto che imporrà, finalmente,
criteri urbanistici ed edilizi più severi, al fine di evitare il ripetersi di
un incendio. Le misure allo studio vanno dalla creazione di vie dritte e larghe
alla costruzione di edifici di altezza limitata, tutti dotati di ampi cortili
interni e di portici. Le case saranno costruite in pietra nera di Albano
refrattaria al fuoco e non dovranno più avere muri in comune. I proprietari
saranno obbligati ad assicurare, per ciascun edificio, la presenza di un “kit”
antincendio completo e si potenzierà la portata degli acquedotti anche
imponendo pene più severe ai privati che si allacciano abusivamente. Sul fronte
delle indagini giudiziarie si registra l’arresto di alcuni fanatici religiosi,
appartenenti alla setta dei “Cristiani”, che si sono autoaccusati di aver
appiccato il fuoco. Ma tra il popolo di Roma comincia anche a girare la voce
che sia stato lo stesso Nerone a incendiare la città per potere rivire, al
suono di una cetra, l’incendio di Troia.