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Bce: le aziende italiane a rischio insolvenza. Draghi, pronti a interventi non convenzionali

Bce: le aziende italiane a rischio insolvenza. Draghi, pronti a interventi non convenzionali
”Netto deterioramento” della valutazione del rischio di credito delle imprese da parte degli operatori misurato, ad esempio, dai tassi attesi di insolvenza, che sono cresciuti sostanzialmente nel periodo. Tra i paesi più grandi dell’area dell’euro, ”l’incremento è stato particolarmente pronunciato per le imprese italiane e piuttosto moderato per quelle olandesi e tedesche”. E’ quanto si legge nel bollettino economico della Bce.

FONDO SALVA-STATI - Dopo l’attivazione dell’Efsf-Esm da parte dei governi dell’area dell’euro, il Consiglio direttivo della Bce ”puo’ considerare di attuare ulteriori misure di politica monetaria non convenzionali secondo quanto necessario a ripristinare il meccanismo di trasmissione di tale politica. Nelle prossime settimane l’Eurosistema definira’ le modalita’ adeguate per queste misure”. A ribadirlo e’ la Bce nel bollettino mensile di agosto.

Il Consiglio direttivo, nell’ambito del proprio mandato di mantenere la stabilita’ dei prezzi a medio termine e nel rispetto della propria indipendenza nel determinare la politica monetaria, si legge nella nota, ”puo’ condurre operazioni di mercato aperto definitive di entita’ adeguata a conseguire il proprio obiettivo”.
CRISI - La Banca centrale europea, prosegue il bollettino, prevede che nell’area dell’euro si dovrebbe registrare ”una ripresa solo molto graduale”, il cui vigore dovrebbe però essere ulteriormente smorzato da una serie di fattori quali il rallentamento in atto a livello mondiale, le tensioni in alcuni mercati del debito sovrano dell’area e del loro impatto sulle condizioni di finanziamento, nonché il processo di aggiustamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario e l’elevata disoccupazione.
RISPARMIO - Il tasso di risparmio delle famiglie ”si è stabilizzato su livelli prossimi ai minimi storici”. La crescita annuale del reddito disponibile in termini nominali nell’area dell’euro ”è diminuita ulteriormente nel primo trimestre, all’1,7%, dopo il calo considerevole di 1 punto percentuale, all’1,8%, nel trimestre precedente”.
EURO - ”L’euro è irreversibile”, ribadisce la Banca centrale europea. ”I premi per il rischio connessi ai timori sulla reversibilità dell’euro sono inaccettabili e vanno affrontati in modo sostanziale”.
DISOCCUPAZIONE - Ulteriore aumento del tasso di disoccupazione in vista per il 2012 e il 2013: quest’anno si dovrebbe attestare all’11,2% (+0,2 punti) e l’anno prossimo all’11,4% (+0,5 punti). Secondo gli intervistati queste ulteriori revisioni ”sono dovute principalmente al continuo peggioramento delle prospettive economiche e all’impatto di ulteriori misure di austerita’ in alcuni paesi dell’area dell’euro”.
Gli intervistati prevedono che il tasso di disoccupazione raggiungera’ il livello massimo nel 2013 e che il successivo calo probabilmente sara’ lento, in quanto la prevista ripresa dell’attivita’ economica e’ ritenuta troppo debole per avere un sensibile impatto al ribasso sul tasso di disoccupazione.
Le aspettative sul tasso di disoccupazione a piu’ lungo termine (per il 2017) si collocano al 9,2%, 0,3 punti percentuali in piu’ rispetto alla precedente rilevazione.
PIL - Il pil nell’area dell’euro dovrebbe registrare un calo dello 0,3% nel 2012 e una crescita dello 0,6% nel 2013. Riviste al ribasso di 0,1 punti percentuali per il 2012 e di ben 0,4 punti percentuali per il 2013 le stime di crescita.
Nel 2014, invece, il pil dovrebbe crescere dell’1,4%.Secondo gli interpellati nell’ambito dell’indagine Spf i principali fattori all’origine delle revisioni al ribasso delle stime di crescita del pil nell’area dell’euro sono dovuti all’intensificarsi delle misure di risanamento dei conti pubblici in alcuni paesi dell’area dell’euro e le accresciute incertezze circa la risoluzione della crisi del debito sovrano.
Le aspettative di crescita a più lungo termine (per il 2017) si collocano all’1,8%. Contestualmente, la distribuzione della probabilità aggregata si è spostata verso il basso rispetto alla precedente inchiesta. Gli interpellati assegnano ora una probabilità attorno al 29 per cento (dal 28%) a una crescita del pil in termini reali a più lungo termine compresa nell’intervallo tra l’1,5 e l’1,9%, mentre la probabilita’ totale che la crescita del pil sia superiore all’1,9% è diminuita di 2 punti percentuali, al 38%.
BANCHE - ”E’ essenziale che le banche seguitino a rafforzare, ove necessario, la propria capacità di tenuta. La solidità dei bilanci bancari sarà un fattore chiave per agevolare sia un’adeguata offerta di credito all’economia, sia la normalizzazione di tutti i canali di finanziamento”.