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Tatuaggi osceni o razzisti, stretta sul decoro: saranno proibiti per i militari

Divieto categorico a tatuaggi o piercing ”in parti visibili del corpo”, proibiti i disegni sulla pelle ”che abbiano contenuti osceni, con riferimenti sessuali, razzisti, di discriminazione religiosa o che comunque possano portare discredito alle istituzioni della Repubblica italiana e alle forze armate”. E’ l’Esercito a sottolineare ai reparti sul territorio in tutta Italia, la necessità di procedere a una ”regolamentazione”, allo scopo di ”prevenire e contenere situazioni che possano incidere sul decoro dell’uniforme e sull’immagine dell’Esercito”.
Fonti dello stato maggiore dell’Esercito sottolineano che la direttiva ”non è stata ancora diramata” e che ”i contenuti sono ancora oggetto di approfondimento e valutazione, fermo restando che tale iniziativa è stata presa in analogia a quanto già disciplinato da altre forze armate”.
Bisogna infatti considerare ”i riflessi negativi che il ricorso a tatuaggi o piercing possono avere sulla capacità del singolo di assolvere determinati incarichi operativi, nonché eventuali aspetti sanitari”. La direttiva dello stato maggiore, che dispone anche una serie di controlli in fase di selezione oltre che verifiche periodiche sul personale, ricorda che i militari dell’Esercito si trovano sempre più spesso ad agire ”in teatri operativi distanti dalla madrepatria”, zone operative contraddistinte ”dalla presenza della popolazione civile e contingenti multinazionali con usi, costumi, cultura e religione talvolta molto differenti da quelli che caratterizzano gli italiani ovvero le culture occidentali”. In questo contesto, si legge nel documento diffuso da ‘forzearmate.org’, ”l’eventuale presenza di segni esteriori dell’individuo appartenente alla forza militare potrebbe ingenerare un senso di diffidenza/discredito da parte di appartenenti ad altri Paesi che per motivazioni religiose o culturali disapprovino la pratica dei tatuaggi”. Oltre a contraddistinguere ”in maniera inequivocabile l’appartenenza alla forza armata” ed essere ”espressione e simbolo di valori fondamentali”, l’uniforme, rileva la circolare dell’Esercito, ”sta ad indicare ‘uguaglianza’ pertanto l’aspetto esteriore degli appartenenti all’Esercito italiano richiede particolare cura e non può essere trascurato ovvero snaturato da forme di evidenza estetica quali possono essere i tatuaggi o i piercing”.
La direttiva del 26 luglio scorso vieta i tatuaggi ”osceni”, ”con riferimenti sessuali”, ”razzisti o di discriminazione religiosa”, quelli ”che possono portare discredito alle istituzioni dello Stato ed alle forze armate”. Quest’ultima categoria comprende ”quelli palesemente in opposizione alla Costituzione o alle leggi dello Stato italiano” e anche ”i tatuaggi che fanno riferimento ovvero identificano l’appartenenza a gruppi politici, a associazioni criminali o a delinquere, incitano alla violenza e all’odio ovvero alla negazione dei diritti individuali o ancora sono in opposizione ai principi cui si ispira la Repubblica italiana”.
Il giudizio sulla liceità dei tatuaggi ”è competenza del Comandante di corpo per il personale in servizio e della Commissione concorsuale in sede di selezione”. Per ”definire la gestione della situazione pregressa” ed ”evitare la successiva contestazione di tatuaggi già presenti” all’atto dell’entrata in vigore della circolare, tutto il personale dell’Esercito ”dovrà provvedere a sottoscrivere obbligatoriamente una dichiarazione sulla presenza o meno di tatuaggi, che viene conservata nella documentazione personale”. In sede di selezione, la presenza di tatuaggi può comportare ”un giudizio di esclusione dal concorso”. All’atto del cosiddetto ‘incorporamento’, il riscontro di un tatuaggio non consentito ”può essere rilevato direttamente dal relativo comandante (nelle sedi non coperte da uniforme)” o dal personale medico ”nelle sedi coperte”. Il personale militare arruolato prima dell’entrata in vigore della direttiva e partecipante ai concorsi interni della forza armata ”non sarà escluso per la presenza di tatuaggi poiché arruolato con la normativa previgente”.