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Arabia Saudita, italiana prigioniera del marito arabo lancia appello all’Europa e al governo

Chiara Invernizzi, 41 anni, è una piemontese che da quasi un anno è costretta a vivere a Gedda, in Arabia Saudita, pur volendo tornare in Italia: ad impedirglielo è il marito arabo che, dopo averla cacciata di casa, la sta privando della possibilità di ottenere un visto per rientrare insieme al padre 72enne, nel tentativo di ritardare l’iter per la separazione. E le leggi islamiche della Sharia glielo consentono.
“Mi aspetto che il Governo italiano si prenda cura dei suoi cittadini come ha sempre fatto”, afferma  Giovanna Lami, la madre di Chiara, che lancia un appello alle autorità affinché la aiutino. L’eurodeputato leghista Oreste Rossi, che tra i primi si è attivato a suo favore, usa parole più dure: “Quella di Chiara Invernizzi è una faccenda assurda, bisognerebbe aprire una crisi diplomatica e minacciare il ritiro degli ambasciatori italiani dall’Arabia Saudita”, sostiene.
“Catherine Ashton, interpellata sulla vicenda – riferisce Rossi – ha liquidato il caso con poche parole mentre dovrebbe intervenire d’urgenza prendendo contatto con le autorità locali dell’Arabia Saudita e obbligandoli a riportarla a casa”. Ciò che preoccupa la madre di Chiara è anche altro: “Oltre alla frustrazione per una situazione che si trascina da ormai un anno e non fa passi avanti, mi auguro – aggiunge – che al marito di mia figlia sia poi ritirato il visto Schengen, in modo tale che non possa più tornare in Italia: sono preoccupata all’idea che faccia del male a me e alla mia famiglia.”
L’appello che l’eurodeputato Rossi rivolge al Governo italiano e all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Ashton, è chiaro: “Non c’è tempo da perdere, perché Chiara rischia di essere accusata di qualche reato dal marito e per questo finire in carcere. Una volta lì, noi non potremmo più fare niente”. Secondo l’eurodeputato, la diplomazia dovrebbe agire “minacciando oppure ritirando sul serio i nostri ambasciatori o, ancora, rispedendo in Arabia Saudita quelli che sono ora in Italia. Più semplice ancora per il Governo sarebbe dare a Chiara e al padre un mandato da consoli onorari per pochi mesi, in modo tale che possano rientrare in Italia senza visto”. “L’Europa – prosegue – non sta facendo una bella figura. Come con il caso dei maro’ in India, il problema riguarda sempre chi prende le decisioni e il caso di Chiara è ancora più eclatante”. Per Rossi, infatti, la donna non ha commesso alcun reato e avrebbe tutto il diritto di tornare in patria. “Sappiamo – conclude – che la famiglia del marito è molto ricca e potente, oltre ad avere affari importanti sul territorio europeo, ma speriamo che questo non impedisca che si attivino tutti i canali possibili”.
Anche per la madre di Chiara – che ora si trova nella loro casa di Valenza Po, in provincia di Alessandria – il problema potrebbe essere la ricchezza dei genitori di lui che potrebbe rappresentare un condizionamento nelle decisioni”. Il marito avrebbe, tra l’altro, accusato Chiara di avergli estorto dei soldi e, addirittura, di averlo tradito. “Sono solo frottole – precisa la madre – a carico di mia figlia non c’è nessuna denuncia. Invece, a carico suo ce ne sono ben due: l’aggressione, visto che ha tentato di strangolarla, e la causa di divorzio”. Oggi, la signora Lami ha chiamato sua figlia e dice di averla sentita “sollevata. Anche se è un’altalena continua”. “Alla questione – prosegue – dovrebbero interessarsi, oltre al Governo, anche i giornali nazionali e internazionali, perché le autorità locali non amano farsi cattiva pubblicità agli occhi del mondo. Forse solo così – conclude – mia figlia potrebbe tornare in Italia”.