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Produttività, il governo convoca le parti sociali: sì della Uil all’accordo ma la Cgil è ancora critica

E arriva anche la firma della Uil sulla produttività, mentre la Cgil considera ancora “non esaurito il confronto”. Il nodo dell’accordo sarà in discussione a Palazzo Chigi mercoledì prossimo: il governo ha convocato i sindacati per le 18,30.
Dopo la Cisl, così, anche il sindacato di Luigi Angeletti decide di firmare l’intesa con Confindustria e le altri associazioni datoriali ma chiede al Governo di rendere strutturale la detassazione dei premi di produttività “applicando un’imposta, sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali, al 10% sui redditi da lavoro dipendente fino a 40 mila euro lordi annui”, si legge in un comunicato al termine della segreteria.
“Solo a questa condizione – scrive la Uil- l’accordo avrà un senso e sarà in grado di contribuire all’avvio della crescita della produttività e della competitività in Italia. Si sollecita, pertanto, il Governo a procedere coerentemente e ad attuare i provvedimenti conseguenti”. Provvedimenti che sono considerati dalla segreteria Uil “indispensabili a rendere esigibile l’accordo stesso”.
L’auspicio di Corrado Passera è che sia un “accordo totale”. Comunque “siamo già abbastanza allargati per andare avanti”, sottolinea il ministro dello Sviluppo economico dopo il consenso Uil sul testo proposto.
La Cgil, al momento resta divisa. Il testo alla firma delle parti sociali “contiene elementi non condivisibili” secondo il sindacato di Susanna Camusso che considera ancora “non esaurito il confronto”. L’esortazione è quella di “andare avanti” perché il negoziato “merita la prosecuzione”.
Un confronto che deve andare avanti soprattutto su salario, democrazia e normative contrattuali; temi su cui si sono registrati, peraltro, “grazie alla determinazione della Cgil, anche elementi d’avanzamento nella difesa della condizione delle persone e, proprio per questo, il negoziato merita la prosecuzione”, scrive Camusso in una lettera inviata a tutte le strutture del sindacato.
Il proseguio del negoziato, inoltre, eviterebbe anche “di far precipitare la situazione in un accordo sindacale separato, che continuiamo anche oggi a ritenere non sia positivo per nessuno”, prosegue Camusso che ribadisce la “volontà di proseguire tenacemente la ricerca” di un accordo tornando però ad additare come “un errore” la decisione di “inviare un testo conclusivo del negoziato”.
Un giudizio negativo che viene confermato anche per quel che riguarda il ruolo del governo nella partita: “La scelta del Governo e delle controparti di considerare le condizioni di lavoro l’unica variabile della produttività su cui agire, ha fin dall’inizio segnato negativamente il negoziato, rendendo così la produttività da scelta strategica per lo sviluppo del Paese a riduzione del reddito dei lavoratori e delle lavoratrici”.