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Ilva, arrestate sette persone: accuse di associazione a delinquere e corruzione. Indagato anche il presidente Ferrante

Sette arresti, tre in carcere e quattro ai domiciliari, sono stati eseguiti nell’ambito di un altro filone dell’inchiesta sull’Ilva di Taranto, portata avanti dalla Guardia di Finanza. Tra le persone raggiunte dall’ordinanza ci sono anche il patron dell’Ilva Emilio Riva e il figlio Fabio. Quest’ultimo è destinatario di un provvedimento di custodia cautelare in carcere. Fabio Riva è stato amministratore delegato di Ilva ed è attualmente vicepresidente della Riva Fire Group.
Custodia cautelare ai domiciliari per l’ex assessore provinciale Michele Conserva, per l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti e per Carmelo Delli Santi, rappresentante legale di una società.
Emilio Riva si trovava già agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sul presunto disastro ambientale.
Tra gli arrestati di oggi c’è anche Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento, anche lui agli arresti domiciliari per quella inchiesta. Capogrosso è stato colpito da una misura cautelare in carcere, così come Girolamo Archinà. Per Nicola Riva la richiesta di arresto presentata dalla procura è stata rigettata dal gip. Sono indagati anche l’attuale presidente Bruno Ferrante e l’attuale direttore tecnico dello stabilimento Adolfo Buffo.
Questo secondo filone di indagine riguarda le pressioni che sarebbero state esercitate dall’azienda relativamente ai controlli ambientali. Una delle misure avrebbe riguardato un componente della famiglia Riva, proprietaria del siderurgico. Le accuse sono di associazione per delinquere, disastro ambientale e per alcuni concussione.
La Guardia di Finanza ha emesso anche provvedimenti di sequestro preventivo che riguardano questa volta i beni che vengono prodotti dall’esercizio di questa attività mentre in precedenza, a luglio scorso, avevano riguardato gli impianti dell’area a caldo del siderurgico.
”Il diritto che non accetta contemperamenti o compressioni di sorta è il diritto alla vita e quindi alla salute perché, come dice il giudice mutuando quello che noi diciamo da sempre, di fronte a un fondamentale diritto tutti gli altri devono cedere il passo anche il diritto al lavoro”. Lo ha detto il procuratore capo della Repubblica del tribunale di Taranto, Franco Sebastio, nel corso della conferenza stampa sulle due inchieste che, seppur presentino dei collegamenti, viaggiano in modo autonomo tra di loro.
Riguardo le inchieste, spiega: ”Da queste intercettazioni si ricava un quadro locale complessivo che, lungi da noi da fare apprezzamenti o valutazioni, anche perché noi dobbiamo essere veramente asettici, non è allegro e confortante”.