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Cori razzisti, identificati e denunciati altri cinque tifosi. Lo sfogo di Boateng: Non so se ha senso ancora in Italia

Sono stati identificati e denunciati all’autorità giudiziaria altri cinque tifosi della Pro Patria per il reato di divulgazione, in concorso, di espressioni di razzismo. I cinque sono stati individuati dagli agenti della questura di Varese e dalla Digos locale attraverso le immagini delle telecamere che hanno ripreso l’amichevole Pro Patria – Milan. Il giocatore ghanese, oggetto di insulti razzisti, ha lasciato il campo due giorni fa nell’amichevole che il Milan stava disputando sul campo della Pro Patria.La questura di Varese d’intesa con l’autorità giudiziaria ha perquisito le case dei cinque tifosi. In questo modo, gli agenti sarebbero riusciti a trovare i riscontri che avrebbero confermato l’abituale frequentazione da parte dei cinque degli ambienti della tifoseria della squadra bustocca.
Nei loro confronti è in corso l’istruttoria per l’emanazione della Daspo. Il provvedimento impedirebbe ai deferiti l’accesso allo stadio e alle manifestazioni sportive.
I cinque erano in compagnia del giovane identificato immediatamente al termine della partita e già deferito ieri per i cori razzisti indirizzati a Kevin Prince Boateng. Hanno tutti un età compresa tra i ventidue e i trenta anni: quattro di loro sono residenti nella provincia di Varese e uno in quella di Milano e tutti privi di pregiudizi di polizia.
Kevin-Prince Boateng non esclude l’ipotesi di lasciare l’Italia. ”Bisogna vedere se ha ancora senso giocare in Italia”. Il ghanese, oggetto di insulti razzisti, ha lasciato il campo, seguito dai suoi compagni. ”Non farò finta di niente”, dice Boateng al quotidiano tedesco Bild. ”Ci dormirò su per tre notti, poi la prossima settimana incontrerò il mio agente Roger Wittmann. Bisogna vedere se ha ancora senso giocare in Italia”. ”Ho cominciato a sentire gli insulti dopo cinque minuti di gioco. All’inizio, non ci ho pensato troppo. Ma poi sono diventati piu’ frequenti”, racconta Boateng. ”Sono andato dall’arbitro e gli ho detto ‘se succede ancora, me ne vado’. Lui ha provato a calmarmi, ma quando ho ricominciato a sentire che dagli spalti imitavano i versi delle scimmie, al 26′ ho deciso che non era il caso di continuare: ‘Finisce qui, non andranno avanti con me”’, dice ancora.