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Recessione a livelli record. Salari al minimo dal 1983. Ma da qui potrebbe iniziare la ripresa

Recessione a livelli record. Salari al minimo dal 1983. Ma da qui potrebbe iniziare la ripresa

”Alla fine di dicembre 2012 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica corrispondono al 71,6% degli occupati dipendenti e al 68,1% del monte retributivo osservato. Nel mese di dicembre l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie registra un incremento dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell’1,7% rispetto a dicembre 2011. Nella media del 2012 la retribuzione oraria è cresciuta dell’1,5% rispetto all’anno precedente”. E’ quanto rileva l’Istat. E’ la crescita media annua più bassa dal 1983.
”Con riferimento ai principali macrosettori, a dicembre le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale del 2,2% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione”, prosegue la nota.
”I settori che a dicembre presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: alimentari bevande e tabacco (3,6%); chimiche (3,3%), legno, carta e stampa, acqua e servizi di smaltimento rifiuti (per entrambi gli aggregati 3,0%). Si registrano, invece, variazioni nulle per telecomunicazioni e per tutti i comparti della pubblica amministrazione”, continua l’Istat
”A dicembre, tra i contratti monitorati dall’indagine, si registra il recepimento degli accordi per gli impiegati dell’agricoltura, mentre non si registrano nuovi contratti scaduti”, continua l’Istat.
”Alla fine di dicembre la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 28,4% nel totale dell’economia, e del 6,8% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di 36,7 mesi per l’insieme degli occupati e di 39,8 mesi per quelli del settore privato”, conclude la nota.
Federconsumatori, commentando i dati Istat, nota come la situazione in cui versano le famiglie italiane sia “disastrosa”. I prezzi, infatti, aumentano in maniera incontrollata mentre le retribuzioni, calcolano ancora i consumatori, aumentano appena dell’1,5% a fronte di un tasso di inflazione che ha raggiunto il 3%: “un nuovo record della forbice tra l’aumento delle retribuzioni ed il livello di inflazione”, denunciano.
Per il Codacons, “stipendi e pensioni non sono più indicizzati all’inflazione, mentre il costo della vita dal 2002 ad oggi è raddoppiato e le tariffe pubbliche, dall’acqua ai rifiuti, sono cresciute addirittura più della media dei prezzi”. Un divario, spiega l’associazione, “dell’1,5% tra retribuzione ed inflazione significa, tradotto in cifre, che una famiglia di 3 persone ha avuto nel 2012 una perdita del potere d’acquisto equivalente a 524 euro”.
”L’economia italiana sta toccando il fondo della dura recessione, la seconda in cinque anni. Si delineano i presupposti di un rimbalzo che può dare avvio alla ripresa”. Ad affermarlo è il Centro Studi di Confindustria sottolineando che ”la sfiducia ha infatti compresso la domanda interna ben oltre quanto giustificato dalla situazione oggettiva dei bilanci familiari e aziendali: gli acquisti di beni durevoli sono scesi molto piu’ del reddito reale disponibile, gli investimenti sono ai minimi storici in rapporto al pil e le scorte sono bassissime”.
Per questo ”è cruciale che l’esito delle imminenti elezioni dia al Paese una maggioranza solida, che abbia come priorità le riforme e la crescita, fornendo così un quadro chiaro che infonda fiducia nel futuro e orienti favorevolmente verso la spesa le decisioni di consumatori e imprenditori” afferma nella congiuntura flash di gennaio il CSC.