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Cagliari, Francesco tra giovani disoccupati e operai cassaintegrati: “Dobbiamo affrontare insieme questa sfida storica del lavoro”

 ”Io vi dico coraggio, ma non voglio che questa sia una parola vuota detta con un sorriso. Non voglio fare l’impiegato della chiesa che dice parole vuote. Voglio che questo venga da dentro, ve lo dico come pastore e come uomo!”. Così Papa Francesco si è rivolto questa mattina ai lavoratori della Sardegna che lo hanno accolto a Cagliari, nel suo secondo viaggio in Italia dopo quello di Lampedusa. Ad attenderlo migliaia di persone, non solo lavoratori e pensionati, ma anche tanti giovani. “Questa visita – ha detto il papa – inizia con voi che formate il mondo del lavoro e desidero esprimervi la mia vicinanza soprattutto ai tanti giovani disoccupati, in cassa integrazione, precari, agli imprenditori che fanno fatica ad andare avanti”.

Sul palco allestito davanti a Largo Carlo Felice il Pontefice ha ascoltato la testimonianza di un cassintegrato della ‘Sardinia Green Island’, di un pastore e di una imprenditrice. Da tutti un grido di sofferenza, una richiesta, il lavoro a cui ha risposto tenendo in tasca il suo discorso. ”E’ una realtà che conosco bene per averla vissuta in Argentina. Non l’ho conosciuta, ma la mia famiglia sì. Mio papà andò giovane in Argentina a cercare l’America, e soffrì la terribile crisi, persero tutto. Vi dico coraggio – ha detto papa Francesco – anche se sono cosciente che devo fare di più perché questa parola, coraggio, non sia una parola di passaggio, un senso cordiale di un impiegato della Chiesa, che vi dice coraggio. No. Non lo voglio. Voglio che vi spinga, come pastore e come uomo. Dobbiamo affrontare tutti, con solidarietà e con intelligenza questa sfida storica”.

La crisi e le sue sofferenze, continua Francesco, “sono la conseguenza di un sistema economico mondiale che ha un solo idolo al centro che si chiama ‘deo’ denaro. Dio ha voluto che al centro non ci sia un idolo, ma un uomo e una donna. Il mondo è diventato idolatra, comanda il denaro”. E aggiunge: “Qui succede che cadono gli estremi: cadono i deboli, i giovani e gli anziani, perché in questo mondo non c’è posto per loro”. E “un mondo dove le giovani generazioni non hanno lavoro, non ha futuro perché non ha dignità”.

”Questa è la seconda città che visito in Italia. Tutt’e due – ha spiegato il Papa – sono isole. Nella prima ho visto sofferenza e tanta gente che cerca, rischiando la vita, dignità, pane e salute. Li’ ho visto la risposta di quella città, che da isola non ha voluto isolarsi e ci da un esempio di accoglienza. Sofferenza e risposta di solidarietà. Anche qui trovo tanta sofferenza. Avete detto – rivolto ai lavoratori – che indebolisce, ma coltiva la speranza. Sofferenza che porta a sentirsi senza dignità. Dove non c’è lavoro manca la dignità”.

Da qui l’appello. “Non lasciatevi rubare la speranza. Dobbiamo fare come la brace sotto la cenere: soffiare perché venga il fuoco, perché la speranza è di tutti. Lavoro – ha detto papa Francesco – vuol dire dignità, portare pane a casa, amore. Per difendere questo sistema economico idolatrico si scartano i nonni e i giovani. Dobbiamo dire no alla cultura dello ‘scarto’, dobbiamo dire no a questo sistema. Al centro della società dev’esserci l’uomo, la donna e la famiglia.

Il Papa innalza poi la sua preghiera di fronte alle migliaia di fedeli: “Signore Dio guardaci, guarda questa città e questa isola, guarda le nostre famiglie. Signore a te non è mancato il lavoro, hai fatto il falegname, eri felice. Signore ci manca il lavoro. Gli idoli vogliono rubarci la dignità. I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza. Signore aiutati ad aiutarci tra noi, a dimenticare l’egoismo e a sentire il ‘noi’, il ‘noi popolo’ che vuole andare avanti. Insegnaci a lottare per il lavoro”. “Consegnerò al vescovo – conclude papa Francesco – queste parole dette, come se fossero state scritte, ma ho preferito dirvele dal cuore”.

Il Papa si è quindi recato al santuario di Nostra Signora Bonaria di Cagliari per celebrare la messa. Un’melia iniziata con un’invocazione al Signore in sardo (“Sa paghe ‘e Nostru Segnore siat sempre chin bois, cioè “La pace di Nostro Signore sia sempre con voi”) e conclusa con una preghiera alla Madonna sempre in sardo: “Nostra Segnora ‘e Bonaria bos acumpanzet sempre in sa vida, vale a dire, “Nostra Signora di Bonaria, accompagnaci sempre nella nostra vita”.