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Crisi, la marcia dei 60 mila: artigiani e commercianti in piazza a Roma tra rabbia e disperazione

Crisi, la marcia dei 60 mila: artigiani e commercianti in piazza a Roma tra rabbia e disperazione


“Senza impresa non c’è l’Italia. Riprendiamoci il futuro”

, è questo lo slogan scelto dagli artigiani e commercianti scesi in piazza a Roma per protestare contro la crisi economica che a molti di loro non da scampo. “Siamo 60mila, arrivati da tutt’Italia”, tuona l’organizzazione. “Vogliamo che il 2014 diventi l’anno di svolta”.

Al nuovo presidente del Consiglio chiediamo di convocarci subito” chiede il presidente e portavoce di Rete Imprese Italia, Marco Venturi, dal palco della manifestazione. “Noi non molleremo“, dice: “Saremo propositivi ma incalzanti. Saremo dialoganti ma pronti a tornare in piazza, se non avremo concrete e rapide risposte“. Venturi vuole un cambiamento rapido dal governo che sarà guidato da Matteo Renzi. “Il prossimo governo ed il Parlamento devono prendere atto di questa grande forza, dell’enorme malessere, delle difficoltà che vivono le nostre imprese e devono cambiare registro“. Una delle urgenze prioritarie per le imprese è abbassare la pressione fiscale: “Basta usarci come una cassa continua da cui prelevare ogni volta che c’è bisogno, il sistema fiscale ci soffoca“. La crisi è un’emergenza che ha fatto chiudere più di 372mila aziende solo nel 2013, “tanti, troppi
nostri colleghi hanno perso tutto” dichiara Venturi.

I numeri sono da brivido:

negli ultimi cinque anni hanno chiuso circa 1.000 aziende ogni giorno, la ricchezza prodotta dall’Italia e’ diminuita del 9%, la disoccupazione e’ raddoppiata, passando dal 6,4% al 12,7% per un totale di 1,2 milioni di disoccupati in piu’. Nel frattempo la pressione fiscale ha raggiunto il 44,3% del Pil (e restera’ sopra il 44% per molto tempo) mentre quella “legale” (su ogni euro di Pil dichiarato) si aggira intorno al 54%. La burocrazia costa alle Pmi 30 miliardi di euro l’anno e il credito e’ in calo dal 2011. La piccola impresa, che rappresenta il 94% del tessuto produttivo dell’Italia e ne e’ il principale motore contribuendo per il 62% al valore aggiunto, chiede al governo ”subito un cambio di rotta e risposte concrete per uscire da una crisi che ha colpito duramente. Stavolta davvero la pazienza e’ finita”.