Ladispoli, bambino di 4 anni espulso dalla scuola. La mamma: “La vera vittima è mio figlio”
Violento a 4 anni. Troppo per restare nella sua classe della materna e, dunque, cacciato dalla scuola. Accade a Ladispoli.
«Sì, mio figlio dovrà stare a casa per un mese perché alla materna, lo ritengono non idoneo ed ingestibile. Ma lì non lo vedranno più» si sfoga Giuliana, la madre. Dopo quel che è accaduto, ha deciso di non mandare più il suo bimbo nell’istituto comprensivo Corrado Melone, in piazza Falcone.
Del resto l’invito del preside, Riccardo Agresti, durante la riunione del consiglio di classe a cui hanno partecipato anche due insegnanti, il rappresentante della sezione ed una psicologa, non le lasciava altra scelta. Come è riportato nel verbale del consiglio di classe del 4 marzo 2014, «il suo bambino dice parolacce, corre in classe, non ascolta gli insegnanti, colpisce con violenza gli altri piccoli, si rifiuta di stare seduto, sale su tavoli e sedie, si sdraia a terra e stacca l’estintore del corridoio».
Infine, il suggerimento: «Non le sembra quindi una buona idea – si legge – quella di mantenere, per un periodo limitato, suo figlio lontano dalla classe in modo che gli altri bambini dimentichino il male che ciascuno di loro ha ricevuto ed in modo che i medici della Asl ci aiutino a farlo reinserire nella comunità nella quale non vuole più stare a causa del disagio che soffre?».
LA PAURA
La madre del piccolo non la pensa così. «La vera vittima è mio figlio, ha subito un trauma da questa vicenda perché è piccolo e non può comprenderla. E più i giorni passano e più lui non vuole tornare in classe. Ha paura. Come si può allontanare dalla scuola un bambino solo perché è vivace?». Certa di aver ragione la donna ha chiesto aiuto al Comune e ospitalità ad altri istituti scolastici di centri vicini. «A tutt’oggi non ho ottenuto alcuna risposta». Si è rivolta anche alla Asl locale. «Lo psicologo della Asl, dopo aver visionato la relazione non ha ritenuto opportuno visitare mio figlio in quanto, a soli 3 anni e mezzo, era troppo piccolo per maturare disturbi del comportamento. L’ho riferito alle maestre e pensavo mi dessero un sostegno. Mi hanno invece consigliato di farlo valutare privatamente da un altro psicologo di riferimento della scuola».
E così ha fatto. «Il secondo professionista, con una osservazione del bambino durata circa 2 ore – conclude la mamma – a differenza del primo medico, ha ritenuto mio figlio pericoloso per se e per gli altri. Solo che insegnanti, bidelle e supplenti non lo hanno dichiarato per iscritto. Secondo loro mio figlio sarebbe vivace ma non pericoloso. Credo sia giusto, a questo punto, che si faccia chiarezza». La scuola Corrado Melone, lo scorso anno, era balzata agli onori della cronaca per un altro caso singolare: un corso di cultura e storia romena obbligatorio anche per gli alunni italiani e non solo nelle ore extrascolastiche. Il progetto, finanziato dal governo della Romania, non era stato digerito inizialmente dalle famiglie. Poi le polemiche sono andate via via spegnendosi e – giurano dalla dirigenza scolastica – l’idea è stata apprezzata da tutti quanti.
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