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Fra tradizione e futuro, anniversari e compleanni Doc. Le Vigne di Alice, il vino al femminile

Fra tradizione e futuro, anniversari e compleanni Doc. Le Vigne di Alice, il vino al femminile
Di Antonio Paolini

Cinquant’anni di lavoro in vigna e in cantina. Non sono uno scherzo. Sono…una vita; e l’occasione per una grande festa. Doppia, se si decide di farne un pezzo al Vinitaly, sede appropriata, ovviamente, e un pezzo prossimamente, con un mega tasting a New York, nell’altro pezzo di mondo dove il tuo straordinario lavoro ti ha reso celebre e amato, quasi un piccolo mito. La festa è quella di Emidio Pepe, straordinario vignaiuolo di Torano (Teramo, Abruzzo), i cui vini sono un simbolo di qualità raggiunta senza strappi o scorciatoie, con un feeling di autentica naturalità avviato con il proprio habitat e la propria “creatura” quando nulla di tutto ciò che oggi è trendy e smart era di moda, e con risultati assoluti: Trebbiano e Montepulcianocioè capaci di attraversare il tempo come il loro creatore: tanto che oggi il Vinitaly festeggia Pepe (che nel frattempo è stato affiancato in famiglia da una straordinaria squadra fatta di donne: Sofia e Chiara) con una “verticale” del suo rosso bandiera che arriverà fino agli anni Sessanta. A condurla Sandro Sangiorgi, uno dei palati più sensibili (e delle lingue più schiette) nel panorama della eno-critica italiana.

Emilio Pepe

Se 50 anni son tanti, 100 sono… il doppio. Altro solenne compleanno, con festa al Vinitaly: è quello di Casale del Giglio, azienda laziale stavolta, pontina per la precisione, con anima a Le Ferriere, in provincia di Latina. Azienda nata il 5 marzo del 1914 con un atto notarile (il notaio era dell’Aquila, la sede della scrittura la cittadina allora ancora abruzzese di Amatrice, con cui nasceva la ditta “Berardino Santarelli”, specializzata nel trading di vino. A passare in vigna e a etichettare, raggiungendo successi di dimensione “al lover the world) (oggi Casale del Giglio esporta in 35 paesi) è stato Antonio, discendente di quel “Berardino“ e tycoon odierno della “ditta”. La formuala, pensata insieme a un enologo trentino, Paolo Tiefenthaler, è stata quella di sperimentare con avvedutezza e coraggio insieme il trapianto nel territorio pontino di vitigni di spessore e “mercato” internazionali, e di ricavarne vini di alto livello (per tutti il rosso Mater Matuta) e dal prezzo ragionevolissimo. Ultime creature nate per festeggiare il secolo di vita: il Biancolella, da uva indigena ischi tana riportata nella “vicina” meravigliosa isola laziale di Ponza, ridando vita a una storia di viticoltura eroica quasi smarrita nel tempo, e il lavoro sul Trempanillo, vitigno a bacca rossa “rey” in Spagna, dove è il signore della Ribera del Duero e della Rioja.
Avanti e indietro nel tempo: è l’elastico di chi fa vino. Nutrirsi di tradizione, di fattori e pratiche ancestrali (pioggia, sole, luna, il processo “magico” delle fermentazioni sono sempre quelli dell’alba dell’uomo e dell’agricoltura consapevole) e innestare poi la marcia dell’innovazione per proiettarsi sempre avanti, verso il meglio. Sfornando nuovi vini. Nuovi progetti in bottiglia.
È dedicato – per esempio – al nonno, nonno Angelo (si chiama proprio così: Angelo), il nuovo vino (presentato al Vinitaly, ovviamente) di Le Vigne di Alice, azienda giovane, super smart, frizzante (produce tutti vini con le bolle) e tutta al femminile condotta da Cinzia Canzian e Pier Francesca Bonicelli in piena area Prosecco: e mette insieme il progetto fresco e di tendenza di un Metodo Classico non dosato, dunque fresco e teso, e con fermentazione pilotata da lieviti indigeni, dunque il più possibile “nature”, e il recupero, insieme al Pinot Nero, che ne è la classica sostanza, due antiche varietà locali da troppo trascurate: la Marzemina Bianca e la Boschera. Teso, netto, elegante, Angelo ha sorprendenti sentori di spezia (zafferano!, cannella) e di frutti esotici, ma anche la classica nota agrumata, qui appena smussata e “candita” dal lavoro della permanenza (42 mesi) sui lieviti.

Casale Cento Corvi

Il recupero di un vitigno smarrito, caro però ai vecchi del paese perché capace di dare vini neri, ricchi, intensi (e dunque utili per “tagliare” quelli più magri e diluiti da uso, allora, alimentare più che edonistico,e quotidiano) ha guidato anche il lavoro (e il successo) dell’animoso, giovane conduttore di un’altra azienda laziale (di Cerveteri), Casale Cento Corvi: il vitigno si chiama Giacchè (nome dialettale, origini difficili da decifrare, pedigree e vinaccioli millenari ritrovati in anfore d’epoca le farebbero supporre etrusche) come il vino ricavato. Denso, scuro, “impressive” come quello dei nonni. Ma pieno di frutto, profumi, intensità e pulizia assolutamente contemporanee. Giacchè è oggi il gioiello di casa: e strappa quotazioni (meritate) prossime ai 30 euro a bottiglia.
Lavoro su un vitigno “contadino” riportato a motivati ambiti di nobiltà è anche quello condotto nella zona di Olevano (sud stavolta della regione che ha al centro Roma, capitale indiscussa del vino italiano e del suo mercato, ma insieme ancora non ha centrato uno skill di primo rango come area produttrice: anche se alcune eccellenze, e in generale il progresso medio della truppa, fanno ben sperare) dai Proietti: il loro Cesanese (è il nome dell’uva) Riserva Brecciara ha la forza e la tessitura scheletrica del vitigno, ma il velluto e la polpa che lo rendono insieme longevo e già invogliante a bere.
Penultimo compleanno di giornata (e di Vinitaly): è stavolta un decennale. È quello di Grandi Marchi, associazione di produttori mirata alla promozione e al marketing sull’estero che mette insieme marchi “crema” del nostro vino ( Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Tenuta San Guido, Umani Ronchi) ed è presieduta da Piero Antinori. Brindando al decennale e solennizzandolo con un incontro con la stampa di settore, Grandi Marchi ha sciorinato i propri numeri: in dieci anni la troupe dei grandi vini ha percorso nel mondo 800 mila chilometri per promuovere il made in Italy in bottiglia e messo insieme e gestito 65 milioni di euro di investimenti.

 Ultimo anniversario: i trent’anni (la metà degli Ottanta è il momento in cui si è abbassata la bandierina dello start della nuova era) di “rinascenza” dle grande vino italiano, appunto da allora riproriettato dal lavoro di accori e coraggiosi pionieri verso l’eccellenza e verso il mondo, fino a diventare la voce più attiva del made in Italy. Li riassume e li racconta con tocco insieme leggero e incisivo, e la stessa classe che ha quando degusta, in un libro (“I racconti e i consigli di Doctor Wine”, Einaudi Stile Libero) uno dei protagonisti dell’epopea, l’enocritico per antonomasia dell’era post veronelliana: Daniele Cernilli, primo curatore (tra l’altro) all’epoca della Guida del Gambero Rosso (e Slow Food, allora partner) che ha in qualche modo tracciato la strada per tutte quelle a venire. Ritratti di primattori presenti e scomparsi, intriganti dietro le quinte, e alla fine un repertorio dei nostri vini “assoluti”, quelli che hanno fatto la storia e continueranno a farla, ne fanno un “buy” immancabile per tutti i lovers del mondo nel calice.

Gli appuntamenti di martedì 8 aprile:
Ore 11,00. Pad 5 – Soave-show (talk show sul nuovo corso del Soave: con Fede & Tinto di Decanter Radio2Rai)
Ore 12,00. Agrifood Sol (spazio Confagricoltura) – “Bianchi, rossi e… Verdi” – degustazione vini di aziende in eco sostenibilità
Ore 14,00. Fuosisalone – Ristorante ConFusion (Via Ponte Nuovo 9 – Verona) – press lunch associazione Noi di Sala (team dei migliori professionisti del settore maitre e sommelier operanti nei migliori ristoranti nazionali)
Ore 14,45. Pad 12 (Abruzzo) – verticale straordinaria per i 50 anni di attività di Emifdio Pepe (degustazione)
Ore 15,00. Pad 9 B6 – presentazione premio Giulio Gambelli per giovane enologo emergente italiano
Ore 15,45. Agrifood Sol (spazio Confagricoltura) – Bianchi Rossi e… Verdi: la strada verso la ecosostenibilità (talk show con assaggi: conduce Antonio Paolini)