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Riforma Statali, via dalla Pa i pensionati ancora a lavoro. Divieto di incarichi e consulenze

Riforma Statali, via dalla Pa i pensionati ancora a lavoro. Divieto di incarichi e consulenze

I tornelli dei ministeri, quelli delle società pubbliche ed anche quelli degli organi costituzionali, come la Presidenza della Repubblica o le Camere, saranno sbarrati per i pensionati. Diventa più stringente i divieto «per i soggetti in quiescenza», previsto dalla Riforma della pubblica amministrazione, di ottenere incarichi che pesano sulle finanze pubbliche. In commissione Affari costituzionali della Camera, dove il decreto Madia è in discussione, sono stati approvati ben quattro emendamenti all’articolo con il quale il governo aveva deciso una prima stretta alle consulenze e agli incarichi affidati dalla pubblica amministrazione ai pensionati. Il divieto, innanzitutto, viene esteso anche agli enti e alle società controllate dallo Stato e dagli enti locali.

Con una sola, vistosa, eccezione: quella dei componenti delle giunte degli enti territoriali. Insomma, i sindaci o i presidenti delle Regioni potranno continuare a scegliere i loro assessori tra pensionati. La scure invece calerà pesantemente sulle partecipate dello Stato, da Eni a Enel, da Poste alla Cassa Depositi e Prestiti fino alle Ferrovie, dove non potranno più essere assegnate consulenze, ma anche incarichi dirigenziali o direttivi, a persone che percepiscono una pensione pubblica o privata che sia. Non solo. Con le modifiche approvate in commissione, anche quelli a titolo gratuito, che le norme iniziali del governo consentivano, non potranno avere una durata superiore ad un anno e non saranno rinnovabili.

NUOVI TAGLI

Altra novità, decisamente rilevante, è che il divieto di far lavorare i pensionati sarà esteso anche agli organi costituzionali, dalla Camera, al Senato, fino alla Presidenza della Repubblica passando per la Corte Costituzionale. Secondo l’emendamento approvato in Commissione saranno gli stessi organi costituzionali a doversi adeguare alle disposizioni. Inoltre, dopo il taglio dei compensi agli avvocati dello Stato e ai segretari comunali, arriva una sforbiciata ai compensi anche dei dipendenti dello Stato che contribuiscono alla progettazione delle opere. Fino ad ora a loro era garantito un premio pari il 2 per cento del valore del progetto. La commissione, con il parere positivo del governo, ha cancellato questa voce. Non senza qualche strascico, però. Molti deputati del Partito democratico si sono lamentati con il ministro Madia e con il relatore, Emanuele Fiano, di non aver ben compreso cosa stavano votando.

La votazione degli emendamenti, oltre 1.800, riprenderà lunedì e non è detto che non ci siano altre sorprese. Intanto nel testo finale del disegno di legge delega che affianca il decreto, è rispuntata la norma per sopprimere la Guardia Forestale. Circostanza che ieri ha subito fatto scendere sul piede di guerra l’Anaf, l’associazione nazionale dei funzionari forestali. L’associazione ha spiegato che «avverserà in modo duro e deciso ogni tentativo di smembramento o accorpamento del Corpo forestale dello Stato». Un’altra voce che si aggiunge al coro delle proteste.