Renzi pubblica la sua agenda. Sul web il programma per i prossimi 1000 giorni di governo
Tutto si tiene. Nella testa del premier, almeno: «Bisogna cambiare l’Italia cambiando l’Europa». La Ue, per quel che gli è consentito, sta cominciando a cambiarla almeno un po’, se non altro perché ha ottenuto che Federica Mogherini abbia il posto di Lady Pesc. Un passetto in più lo potrebbe fare se il ministro degli Esteri, al contrario di chi l’ha preceduta, ossia Catherine Ashton, decidesse di stabilire la sua sede nel palazzone della Commissione europea. Significherebbe che la titolare della Farnesina intende fare sul serio e che punta a giocare un ruolo occupando, anche fisicamente, il posto, che automaticamente le è stato assegnato, insieme a quello di Alto Rappresentante, di vice di Juncker. «Un’ulteriore conferma, se mai ve ne fosse il bisogno, che, nonostante ciò che dice qualcuno, quel ruolo sarà fondamentale per l’Italia», chiosa Matteo Renzi con i suoi.
Ma la Ue, come si diceva, è solo un pezzo del puzzle che il presidente del Consiglio sta componendo. Non il più difficile però nemmeno il più facile, visto che Angela Merkel ieri si è fatta risentire sul tema della flessibilità, tema su cui il premier punta, tant’è vero che ha chiesto e ottenuto un vertice il 7 ottobre prossimo sulla crescita. Per completare il puzzle manca l’Italia. E qui il discorso è altrettanto complesso. Anzi, segue un percorso irto di insidie nascoste, mentre le difficoltà che si possono incontrare in Europa sono tutte alla luce del sole. Dunque, il cambiamento dell’Italia. Tema non nuovo per Renzi, che oggi presenterà la sua «agenda dei mille giorni». Un lasso di tempo ben preciso: dal primo settembre al 28 maggio 2017. Tanto serve a Renzi (secondo Renzi) per dimostrare che il nostro Paese può «cambiare verso». E secondo lui le due cose – mutare l’Europa e mutare l’Italia – devono andare «inevitabilmente» insieme.
L’Italia, allora. Oggi il presidente del Consiglio presenterà ai giornalisti un sito ad hoc, dedicato al programma dei mille giorni. Un sito che ha una doppia funzione. Da una parte dimostrare, mese per mese, giorno per giorno, i progressi che sta facendo quel programma, così «la si finirà di dire che il governo fa solo annunci», dall’altra coinvolgere i cittadini, che, via Internet, potranno controllare quello che sta facendo l’esecutivo. Particolare importante, quest’ultimo. Soprattutto per il premier che, nonostante le critiche di molti, continua a mietere consensi presso l’opinione pubblica. Come confermava il sondaggio Ixè di venerdì scorso, ad Agorà su Rai 3. Secondo quelle rilevazioni la fiducia in Renzi, dal 22 al 29 agosto è passata dal 51 al 52%. La conferma, per Palazzo Chigi, che il presidente del Consiglio ha ancora i favori degli italiani.
I temi dei mille giorni sono tanti. Per alcuni il governo ha già varato dei provvedimenti, per altri (come il Jobs act) ha intenzione di farlo in tempi abbastanza brevi. Si spazia quindi dalla Pubblica amministrazione al lavoro, dalla scuola alla sanità, dalla giustizia alla riforma del fisco, al taglio della spesa pubblica. Senza dimenticare le riforme, come quella elettorale, o quella del Senato e del Titolo V della Costituzione. Ma, soprattutto, ricordando che al Jobs act e al taglio della spesa pubblica sono affidate le nostre fortune in Europa.
Tutto ciò è nel pacchetto dei mille giorni. Ed è secondo Renzi la riprova del fatto che «il governo intende andare avanti sino alla fine della legislatura» e che le «ipotesi di elezioni anticipate lasciano il tempo che trovano perché credo che nessuno, di fronte a queste sfide, e nella situazione in cui siamo, voglia tirarsi indietro».
«Un cambiamento è necessario»: Renzi ne è più che mai convinto e, sapendo che ogni suo disegno di legge o decreto dovrà passare alla Camera e al Senato, è pronto a «lanciare la sua sfida in positivo al Parlamento». Il presidente del Consiglio ritiene che con l’attuale classe politica si possa attuare «quel cambio di passo che è più che mai necessario», tanto più in un momento in cui «i dati della crescita sono quelli che sono». Ed è pronto a «discutere di tutto e su tutto». A patto che si sappia che «poi occorre decidere e che quindi non si può sottostare a nessun veto». Da qualsiasi parte esso provenga.
Social