• Home »
  • Politica »
  • Riforme, la Jobs Act approda in Senato. Renzi: “La gente è dalla nostra parte, non dalla parte dei sindacati”

Riforme, la Jobs Act approda in Senato. Renzi: “La gente è dalla nostra parte, non dalla parte dei sindacati”

Riforme, la Jobs Act approda in Senato. Renzi: “La gente è dalla nostra parte, non dalla parte dei sindacati”

E’ il Senato “l’arena” dello scontro decisivo sull’articolo 18. Dopo la Direzione del Pd che ha confermato una larga maggioranza alla linea di Matteo Renzi, il presidente del Consiglio si mostra ottimista sull’esito dell’iter della delega in Senato, che è ripreso oggi. “Credo che la gente stia dalla nostra parte, non dalla parte dei sindacati”, ha detto il premier. Ma intanto la minoranza Pd ha confermato gli emendamenti presentati per modificare la proposta del governo. Governo che si appresta a presentare a sua volta una proposta di modifica che traduca in norme la posizione della Direzione. L’emendamento potrebbe essere presentato già nei prossimi giorni e comunque le votazioni sulla riforma non inizieranno prima di martedì prossimo. Su un altro punto il presidente del Consiglio è stato perentorio: l’approvazione per l’8 ottobre, quando si terrà a Milano il vertice Ue sul lavoro al quale Renzi vuole portare ’in dote’ il primo passo verso il nuovo sistema del mercato del lavoro italiano. Ma il voto in Direzione ha soprattutto segnato una spaccatura dell’opposizione interna che rende più forte il segretario. A votare contro sono rimasti in 20, i civatiani e le ’vecchie guardie’, Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, con Stefano Fassina e Francesco Boccia.

Mentre si sono astenuti gli esponenti della nuova classe dirigente di area riformista guidata da Roberto Speranza. “Ogni volta che D’Alema parla guadagno un punto percentuale nei sondaggi… Se non ci fosse andrebbe inventato”, è stato infatti il caustico commento di Renzi a “Ballaro’”, dopo un duro dibattito. La spaccatura della minoranza infatti rende meno preoccupanti i numeri al Senato, dove la maggioranza di governo ha solo 7 voti di vantaggio e quindi è fondamentale che il dissenso dem sia contenuto. “Ora mi aspetto che i gruppi seguano le indicazioni della Direzione come è già avvenuto in passato”, ha avvertito il vicesegretario Lorenzo Guerini.

L’assemblea dei senatori Pd ha registrato delle prime aperture da parte dei dissidenti come Vannino Chiti e alcuni bersaniani. Fonti Pd ritengono infatti che sul voto finale anche chi è critico possa rientrare nei ranghi e che alla fine i voti che potranno mancare si conteranno sulle dita di una mano e dunque non sarà indispensabile quel temuto ’soccorso azzurro’ che per Renzi aprirebbe evidentemente “un problema politico”. Peraltro le modifiche decise ieri in Direzione, in particolare il reintegro per motivi disciplinari ha sollevato parecchie critiche proprio da destra, sia da Fi che dagli alleati di Ncd. E’ proprio questo il punto che fa cantare vittoria all’ala sinistra dialogante del Pd dei Giovani turchi. In ogni caso, “per il momento” gli emendamenti al ddl lavoro sul jobs act “restano, non li ritiriamo. Aspettiamo di conoscere e vedere quella che ci sarà scritto sull’emendamento annunciato dall’esecutivo”, hanno spiegato Federico Fornaro e Maria Cecilia Guerra, firmatari degli emendamenti della minoranza dem al Jobs act.