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Economia, la Legge di Stabilità arriva a 36 miliardi. Ci saranno tagli all’Irap e alla spesa pubblica, aumenteranno le tasse sulle rendite finanziarie

Economia, la Legge di Stabilità arriva a 36 miliardi. Ci saranno tagli all’Irap e alla spesa pubblica, aumenteranno le tasse sulle rendite finanziarie

Trentasei miliardi. L’importo della legge di Stabilità cresce ancora, inglobando però anche alcune voci del decreto Irpef dello scorso aprile. Ma soprattutto il governo tenta di allargare la propria strategia affiancando ad una robustissima revisione della spesa pubblica una serie di operazioni in chiave anti-evasione fiscale. Il tutto al servizio di quella che il presidente Renzi ha nuovamente definito la più grande operazione di riduzione fiscale della storia della Repubblica. Uno sforzo quantificato in 18 miliardi (numero simbolico perché coincide con il contestato articolo dello Statuto dei lavoratori) e basato essenzialmente su cinque misure. La prima è la conferma del bonus da 80 euro al mese per i lavoratori dipendenti, che però potrebbe cambiare veste sul piano tecnico trasformandosi da credito d’imposta a detrazione. In ogni caso sarà una misura strutturale, permanente, il cui valore complessivo scende leggermente da 10 a 9,5 miliardi l’anno. A questo intervento viene aggiunto un piccolo impegno supplementare a beneficio delle famiglie, con uno stanziamento di 500 milioni che con tutta probabilità sarà usato per incrementare gli sgravi per i nuclei con figli fino a tre anni. Per le imprese il piatto forte è senza dubbio la cancellazione dalla base imponibile dell’Irap della voce costo del lavoro. La novità, che premia sostanzialmente tutte le imprese salvo quelli senza dipendenti, vale circa 5 miliardi in termini di cassa il primo anno (per il gioco di acconti e saldi), e poi 6,5 l’anno a regime. A fronte di questo alleggerimento tornerà però al 3,9 per cento l’aliquota, che era stata portata ad aprile al 3,5.

I NUOVI CONTRATTI

Si presenta consistente anche la decontribuzione dei nuovi contratti a tutele crescenti e a tempo indeterminato. Nella presentazione seguita al consiglio dei ministri è stata “cifrata” in 1,9 miliardi, più di quanto fosse stato ipotizzato nelle scorse ore. Infine vale 800 milioni a favore delle partite Iva il potenziamento dell’attuale regime fiscale dei minimi.
Non sono queste però le uniche novità di carattere fiscale. Oltre alle misure contro l’evasione fiscale, da cui l’esecutivo si attende nell’insieme 3,8 miliardi, ci sono alcuni inasprimenti a carico in particolare delle fondazioni bancarie e dei fondi pensione (con l’aumento dell’imposta sui rendimenti): in tutto 1,2 miliardi che si aggiungono ai 2,4 di maggiore tassazione sulle rendite inclusi nel decreto Irpef. Infine l’operazione Tfr in busta paga, di cui restano da chiarire gli aspetti fiscali: per chi lo vorrà i versamenti della liquidazione inizieranno ad affluire nello stipendio a partire dalla metà del prossimo anno, con una tassazione che però potrebbe risultare non favorevole.

Quanto ai possibile effetti sulla crescita, il ministro Padoan non si è sbilanciato, confermando la stima di un Pil a +0,6 per cento il prossimo anno; l’impatto dovrebbe risultare poi più significativo dal 2013. Intanto di sicuro la manovra viene accolta con soddisfazione dal mondo imprenditoriale, come ha detto il presidente di Confindustria Squinzi; nella serata di ieri poi c’è stata anche una telefonata di disgelo tra Renzi e Diego Della Valle.