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Torino, diecimila lavoratori partecipano alla manifestazione indetta dalla Fiom. Landini: “Le Regioni si uniscano alla nostra protesta”

Torino, diecimila lavoratori partecipano alla manifestazione indetta dalla Fiom. Landini: “Le Regioni si uniscano alla nostra protesta”

Migliaia di lavoratori, secondo le stime almeno diecimila, partecipano alla manifestazione regionale organizzato dalla Fiom a Torino contro la riforma del lavoro. Il corteo, al quale partecipa il segretario generale Maurizio Landini (mentre in rappresentanza della Cgil è intervenuta la segretaria Enrica Valfrè), è partito dalla stazione di Porta Susa, aperto dai lavoratori della De Tomaso e da quelli della Fiat, e ha raggiunto piazza Castello. A circa metà del percorso si sono unite alcune centinaia di studenti scesi in piazza per protestare contro il vertice europeo dei ministri del Lavoro, in programma oggi e domani al Teatro Regio di Torino, e contro la precarietà. I dimostranti, con una mossa a sorpresa, hanno rimosso una parte delle transenne che sbarrano la strada verso il Teatro Regio, che oggi ospita il vertice europeo sul lavoro. Poi hanno scagliato pomodori contro le forze dell’ordine che hanno risposto con alcuni lacrimogeni. Immediata la replica della Fiom: “Non permetteremo a nessuno di rovinare la nostra manifestazione. Rivolgo un appello a tutta la piazza”. Questo l’appello di Federico Bellono, segretario generale dei metalmeccanici torinesi.

I tafferugli sono proseguiti con esplosioni di bombe carta, lanci di altri lacrimogeni e cariche della polizia. Nel frattempo nella limitrofa via Roma è stata fermata una persona.

“Il governo sta facendo una manovra sotto dettatura di Confindustria, che mi pare l’ultima che può dare lezioni in questo Paese – ha detto Landini alla partenza del corteo – Se c’è la crisi in questo Paese è anche colpa degli imprenditori, che non investono, che vanno all’estero e non mi pare che il modello Fiat sia un modello da estendere”. Landini ha ribadito che di fronte a una manovra come quella del governo, è necessario “andare allo sciopero generale e anche oltre”.

La legge di stabilità, ha aggiunto il leader della Fiom, “è una follia. Se lo Stato dà soldi pubblici alle imprese queste si devono impegnare a non licenziare. La legge di stabilità non affronta i problemi dei lavoratori. Il problema è creare nuovo lavoro, difendere quello che c’è e far ripartire gli investimenti. I provvedimenti messi in campo non vanno in quella direzione”, ha proseguito sottolineando: “Si dice meno tasse, ma sono meno per chi già ne paga poche”.

I provvedimenti messi in campo, ha detto ancora Landini, “rischiano di peggiorare la situazione attraverso i tagli alle Regioni. Bisognerebbe ricordarsi che il 40 per cento dell’Irap finanzia la sanità. Ci sono quindi tante contraddizioni e in più prevale l’idea inaccettabile e sbagliata che per far ripartire il lavoro basta far licenziare le persone e far pagare un po’ meno gli imprenditori che assumono. Non è quella la strada da seguire”.

“Bisogna che le Regioni e le forze politiche scendano in piazza con noi, a sostenere la battaglia che stiamo facendo” ha risposto Landini a chi gli domandava del conflitto tra Regioni e governo sulla legge di stabilità. E alla domanda se esprime solidarietà alle Regioni, ha ribattuto: “Di solidarietà, come diceva mio nonno sono pieni i solai, questo è il momento della responsabilità che ognuno deve assumersi”.