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Legge di Stabilità, arriva a Roma la lettera della Commissione Ue: “Servono chiarimenti sulle leggi di bilancio”

Legge di Stabilità, arriva a Roma la lettera della Commissione Ue: “Servono chiarimenti sulle leggi di bilancio”

“E’ partita, dunque è anche arrivata”, dice di buon’ora una fonte europea. Da questa mattina sul tavolo del governo italiano ci sono i rilievi tecnici che la Commissione Ue ha sollevato sulla Legge di Stabilità varata dal governo Renzi il 15 ottobre. In sostanza, hanno circoscritto tre gruppi di questioni da modificare o approfondire: il mancato rispetto dell’obbligo di ridurre di mezzo punto il deficit strutturale (al netto di ciclo e una tantum); la solidità delle coperture e delle entrate; gli effetti e il calendario delle riforme. «Non una è minaccia, ma l’avvio di una collaborazione», si assicura a Bruxelles. Vero a metà. Perché se il dialogo non avrà uno sbocco positivo, il 29 l’esecutivo potrebbe calare il suo asso di picche e chiedere la riscrittura degli impianti non in linea con le regole a dodici stelle.

La decisione era attesa

Racconta una fonte diplomatica che, poco dopo il voto di fiducia incassato finalmente dalla nuova Commissione Ue di Jean-Claude Juncker all’Europarlamento, il plenipotenziario economico Jyrki Katainen ha confidato l’intenzione di inviare 5 lettere ad altrettanti Paesi entro ieri sera per «chiedere chiarimenti sulle leggi di bilancio». C’era un margine di incertezza e possibile ritardo legato alle trattative serrate in corso con le capitali, ma la decisione risultava essere presa. Austria, Italia, Francia, Malta e Slovenia dovrebbero pertanto ritrovarsi oggi un invito a spiegarsi meglio.
Per tutta la giornata la manovra da 36 miliardi del governo Renzi è rimbalzata al ritmo di «lettera sì, lettera no». Martedì l’invio era certo, poi i portavoce della Commissione hanno smorzato la tensione, hanno parlato di contatti in corso e di comunicazioni imminenti, senza specificarne la forma. La quale, alla fine, ha un valore limitato. Conta maggiormente la sostanza, le cose su cui la Commissione vuole vedere più chiaro.

I tecnici del Tesoro tutto questo lo sapevano benissimo, ancora nel pomeriggio sono stati in videoconferenza con la controparte comunitaria, in un contesto piuttosto fluido. Si sente riferire il desiderio della Francia di evitare testi scritti, considerati potenziali pagelle e pericolosi mediaticamente. Il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, avrebbe inoltre suggerito al numero uno uscente Barroso, e al confermato Katainen, di non alimentare polemiche che potrebbero inquinare l’eurosummit in programma nella capitale belga (inevitabile). Infine peserebbe la mancanza di piena sintonia fra il vecchio e il nuovo, fra il portoghese dalla linea dura (dall’Italia vorrebbe tutto lo 0,5%) e gli uomini di Juncker, già generosi nel ripetere che «le regole cambiano, ma possono essere applicate con maggiore flessibilità».

Con un pezzo di carta o con un piccione viaggiatore che sia, il senso non cambia. Bisogna mettere le mani nel motore nel giro di una settimana. «Il clima nei confronti dell’Italia si è ammorbidito», riferisce una fonte. Potrebbe bastare una «lettera di intenti» come base per risolvere la contesa. Ci si aspetta «uno sforzo verso lo 0,25 di correzione strutturale». Il dato di riferimento è quello. Potrebbe essere accettato alla luce della difficile congiuntura e scontando l’efficacia delle riforme. Roma, con attenzione, diplomazia e 2-3 miliardi, ha ancora la possibilità di non sentirsi chiedere di riscrivere il bilancio.

E’ importante per sedersi a pieno titolo al tavolo della fase due, quella «politica» su flessibilità e investimenti. Juncker ha fretta. «Presenteremo il piano investimenti da 300 miliardi entro Natale e non a metà febbraio», ha annunciato all’Europarlamento. L’obiettivo è andare oltre il guado, «senza accumulare nuovo debito», ricordando «non si crea lavoro con la sola austerità, perché se così fosse la crescita sarebbe massiccia e invece no».
Una task force Bei-Commissione presenterà l’elenco dei progetti possibili nazionali il 25 novembre. C’è l’ipotesi di un utilizzo di parte della dote del fondo salva-Stati (che non piace a Berlino) e la ricapitalizzazione della stessa Banca per gli investimenti. Si conta su un’approvazione al summit del 18-19 dicembre. Juncker vuole sia la priorità, per il lavoro, l’occupazione e oltre. «Questa commissione – dice – è l’ultima chance per l’Ue». Forse esagera. Ma forse no.