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Barcellona, oltre due milioni di spagnoli hanno votato al referendum ‘illegale’ sull’indipendenza della Catalogna: “L’80,72 per cento ha votato sì”

Barcellona, oltre due milioni di spagnoli hanno votato al referendum ‘illegale’ sull’indipendenza della Catalogna: “L’80,72 per cento ha votato sì”

Lunghe file ai seggi in Catalogna per il voto informale sull’indipendenza dalla Spagna. Le autorità catalane hanno portato avanti questo voto ‘simbolico’, ritenuto illegale dal governo e nonostante la Corte Costituzionale ne abbia ordinato la sospensione, giudicando incostituzionale il referendum. E la scelta del governo locale è stata appoggiata in pieno dai catalani: oltre due milioni (su 4,5 milioni di aventi diritto) si sono recati alle urne, molti per un voto senza valore legale. L’80,72 per cento milioni di catalani che hanno partecipato al referendum simbolico sull’indipendenza della Catalogna ha votato sì. Lo rende noto la vicepresidente della Generalitat, Joana Ortega parlando di quasi il 90% dei voti scrutinati.

Le domande poste erano due: la prima riguardava l’ipotesi di dare alla Catalogna lo statuto di nazione, la seconda se concederle l’indipendenza. In una conferenza stampa a Barcellona Ortega ha detto che il sì alla prima seguito dal no alla seconda domanda ha ottenuto il 10,11% dei voti, il doppio no il 4,55% e le schede bianche sono state il 9,56%. L’alta percentuale di sì si spiega con il fatto che a mobilitarsi sono stati quasi esclusivamente gli indipendentisti.

Le prime parole ufficiali di commento sono affidate ad Artur Mas, presidente catalano, che hanno definito il voto un “successo completo”, con la Catalogna che “ha dimostrato di sapersi governare da sola” ed esce “rafforzata come Stato”, dando “una lezione di democrazia”.

Dal governo di Madrid l’unico commento è arrivato dal ministro della Giustizia, Rafael Català: il voto è stato “un atto di propaganda politica, senza validità democratica, sterile e inutile”. E ancora: Mas ha “tentato di occultare con la votazione il suo fallimento personale” e l’esecutivo della Generalitat “ha rinunciato a qualunque forma di immagine di neutralità”.

Le operazioni di voto sono state assicurate da oltre 40mila volontari che hanno lavorato dalle 8 ai 6.695 seggi elettorali allestiti in 1.317 punti abilitati al voto. Con i suoi 7,5 milioni di abitanti e la capitale Barcellona, la Catalogna è una delle regioni più benestanti della Spagna.

Ieri Mas aveva ricordato che qualsiasi azione per bloccare l’afflusso dei catalani alle urne organizzate, malgrado il divieto del governo centrale, costituirebbe “un attacco diretto alla democrazia”, aveva ammonito, alludendo alla possibilità, in realtà considerata remota dalla maggior parte degli analisti, di un intervento per bloccare il voto.

“Non è la consultazione definitiva, ma è molto importante”, ha aggiunto Mas, poco dopo aver votato alla Escola Pia di Barcellona, dove è stato accolto da una selva di applausi e grida di “indipendenza”. Il presidente ha votato un doppio sì ai due quesiti. Mas ha sottolineato la sua “felicità” e ha fatto appello al governo centrale ad “ascoltare il clamore della Catalogna”: “La regione merita un referendum definitivo, se è possibile concordato con lo Stato spagnolo. La nostra volontà è andare avanti, continuare alla guida di questo processo politico per ascoltare la voce dei catalani e rispettare il loro diritto a decidere sul loro futuro”.

“Qualunque cosa accada, oggi abbiamo già vinto”, ha detto invece Carme Forcadell, presidente dell’Assemblea nazionale catalana (Acn), che raggruppa associazioni ed enti a favore dell’indipendenza, dopo aver votato poco dopo le 9 in un seggio a Valles de Sabadell, in provincia di Barcellona. Forcadell ha ringraziato le migliaia di volontari mobilitati per le operazioni di voto e la gente che si sta recando a votare “sfidando lo Stato” centrale. “Non votiamo per l’indipendenza, che verrà più avanti, votiamo per difendere le nostre libertà”, ha detto parlando ai media. Secondo la ‘pasionaria’ dell’Acn, “non si può parlare di partecipazione perché questa non è una consultazione normale, non è quella che avremmo voluto”.