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Processo Ruby bis, la Corte d’Appello conferma le condanne ma riduce le pene: 6 anni a Mora, 4 a Fede e 3 a Nicole Minetti

Processo Ruby bis, la Corte d’Appello conferma le condanne ma riduce le pene: 6 anni a Mora, 4 a Fede e 3 a Nicole Minetti

Condanne ridotte per tutti gli Imputati al processo d’appello a Milano per il caso Ruby bis. La condanna più alta è stata inflitta a Lele Mora, che dovrà scontare sei anni e un mese per una pena che però comprende anche il fallimento della LM Management (in primo grado era stato condannato a sette anni per la sola vicenda Ruby). I giudici della terza Corte d’appello hanno inoltre fissato in quattro anni e dieci mesi la condanna per Emilio Fede (contro i sette anni del primo grado) e hanno condannato a tre anni Nicole Minetti (in primo grado erano stati cinque).

Da quanto si evince dal dispositivo – le cui motivazioni saranno depositate entro 90 giorni – i giudici hanno rideterminato la pena per Mora perché hanno applicato la continuazione tra i reati di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile con la condanna per bancarotta che gli era stata inflitta il 7 novembre 2011 con sentenza irrevocabile. Ha poi assolto Fede dall’accusa di induzione alla prostituzione delle ragazze maggiorenni con la formula per non aver commesso il fatto, ma ne ha confermato la colpevolezza in ordine al favoreggiamento. E ha riqualificato nei suoi confronti l’imputazione di favoreggiamento della prostituzione minorile di Ruby in un tentativo di induzione alla prostituzione, così come diventano dei tentativi di induzione i casi di Ambra Battilana, Chiara Danese e Imam Fadil. Infine i giudici hanno riconosciuto a Minetti, che in primo grado era stata condannata solo per il favoreggiamento della prostituzione delle maggiorenni ma non per induzione, le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate.

“Sono soddisfatto della sentenza. Sono emozionato, perché se fossi finito carcere di nuovo il mio fisico non avrebbe potuto reggere”, è stato il primo commento di Mora dopo la lettura della sentenza. E ancora: “Ho già pagato perché sono finito in carcere in isolamento per 14 mesi, trattato peggio di un terrorista. Non mi pento di quello che ho fatto: se uno si pente non è uomo”. I giudici hanno ridotto la pena a Minetti, come si è detto, perché le hanno riconosciuto le attenuanti generiche. In questo modo, spiega il suo avvocato Pasquale Pantano, l’ex consigliere regionale “eviterà il carcere”, sempre che la sentenza venga confermata dalla Cassazione. Pantano ha comunque detto di non condividere il verdetto perché “non ha affrontato i temi della competenza territoriale, che per noi è a Monza, e dell’incostituzionalità della norma sul favoreggiamento della prostituzione”. Argomenti che, annuncia l’avvocato, “verranno riproposti in Cassazione”.

L’avvocato ed ex parlamentare pdl Maurizio Paniz, che difende Emilio Fede assieme alla collega Alessandra Guerini, ha preannunciato che farà ricorso in Cassazione. Il legale ha rimarcato comunque che in secondo grado, è stato “tolto il reato di istigazione alla prostituzione” e sono stati riqualificati
altri capi di imputazione, tanto che la pena è stata ridotta. “Le sentenze vanno rispettate e la Corte d’appello ha dimostrato di essersi impegnata molto”, ha spiegato Paniz, chiarendo anche che Fede, qualora dovesse essere condannato anche in Cassazione, “non finirà in carcere”, ma data la sua età ci sarà la possibilità di chiedere i domiciliari. Fede si è detto invece “amaramente sorpreso” per la decisione dei giudici.