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Economia, le Borse seguono attentamente le mosse del governo greco. Il mercato manufatturiero italiano cresce dopo 4 mesi

Economia, le Borse seguono attentamente le mosse del governo greco. Il mercato manufatturiero italiano cresce dopo 4 mesi

La debolezza economica cinese, dove il settore manifatturiero ha segnato la prima battuta d’arresto in due anni, trascina al ribasso le Borse asiatiche. L’Europa avanza cauta mentre digerisce gli indici Pmi, sempre sul manifatturiero, anche per il Vecchio Continente, con un dato in ripresa per l’Italia. Intanto, si continua a guarda al tour di Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis, premier e ministro delle Finanze della Grecia, nelle principali cancellerie Ue. Nell’incontro di domenica a Parigi, Varoufakis ha chiesto nuovi accordi su aiuti internazionali all’economia ellenica e programma di riforme interno, domandando di legare il pagamento del debito all’effettiva crescita economica. Alla Bce ha però chiesto di continuare a sostenere la liquidità delle banche elleniche, almeno finché non ci sarà un nuovo programma congiunto con Ue, Fmi e la stessa Bce in sostituzione dell’attuale memorandum con la Troika.

La giornata dei mercati Ue procede sotto il segno della cautela: Piazza Affari a Milano riesce a segnare un guadagno dello 0,15%. Segno positivo anche nel resto della Ue: Londra sale dello 0,15%, in linea con Parigi, Francoforte si rafforza al +0,4%. Bene Atene, che tratta in recupero di circa cinque punti percentuali dopo una settimana da -8%. Tra i singoli titoli del Ftse Mib si continua a guardare con preoccupazione al Monte dei Paschi, sulla quale BofA Merrill Lynch abbassa il rating a “underperform”.

L’agenda settimanale è ricca di dati importanti a cominciare dagli indici Pmi del manifatturiero, che anticipano il ciclo economico raccogliendo le impressioni dei manager d’azienda, delle principali economie dell’Eurozona e degli Usa: in Italia si vede il primo aumento in quattro mesi a 49,9 punti dai 48,4 di dicembre. Sotto la soglia di 50 punti significa ancora che siamo in una fase di contrazione economica, ma la svolta pare vicina. Sensibile rialzo in Spagna, con l’indice a 54,7 punti. Male la Germania, che mostra un livello in calo a 50,9 punti, nel complesso dell’Eurozona si registrano 51 punti al top da sei mesi.

Un tema centrale sui mercati resta il petrolio, che sta vivendo un nuovo calo in avvio di settimana, con i contratti sul greggio Wti con scadenza a marzo che cedono oltre 1,5 dollari e vengono scambiati a 46,9 dollari al barile. Il Brent scende del 3% a 51,45 dollari. Negli Usa si agita per altro lo spettro di uno sciopero monstre nel settore della raffinazione, che avrebbe l’effetto di accrescere ancor più le scorte di greggio: la produzione Usa non avrebbe praticamente sbocchi di mercati, senza la rete interna pronta a lavorarlo e vista la sovra-produzione dei Paesi Opec di questo momento. Segno meno anche per l’oro in Asia, dopo la lunga corsa di gennaio che ha portato un incremento dell’8,4%. Il lingotto con consegna immediata cede lo 0,3% e viene scambiato sui mercati asiatici a 1.280 dollari l’oncia.

Si stabilizza l’euro verso il dollaro: la divisa europea si assesta a 1,13. Lo spread Btp-Bund segna un ribasso. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi si attesta in area 125 punti base dai 128 registrati venerdì in chiusura. Il rendimento del Btp decennale è all’1,57%.

Come accennato, in mattinata i listini asiatici hanno mostrato andamento molto deboli: la Borsa di Tokyo ha archiviato in calo la prima seduta della settimana penalizzata dalla crescita dello yen. Al termine degli scambi l’indice Nikkei dei titoli guida ha chiuso in calo dello 0,66% a 17.558,04 punti, limitando leggermente le perdite dell’apertura. Chiusure in calo per le Borse cinesi: a Shanghai il Composite Index ha ceduto il 2,56%, a Shenzhen il Component Index ha perso l’1,68%.

Venerdì la seduta a Wall Street è finita in forte calo con gli indici in ribasso per il secondo mese di fila. A pesare è stata anche la deludente prima lettura del Pil del quarto trimestre 2014, che ha mostrato un progresso del 2,6% contro attese per un +3,2%. A nulla è valso neppure il rally del petrolio, che con un +8% ha archiviato la migliore giornata dal giugno 2012. Resta sullo sfondo una stagione di trimestrali deludente, che ha portato il Dow Jones a cedere l’1,45%, mentre l’S&P 500 e il Nasdaq hanno limato rispettivamente l’1,3% e l’1,03%.