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Mattarella saluta la Corte Costituzionale: “Lascio il mio incarico a seguito della mia elezione a presidente della Repubblica”

Mattarella saluta la Corte Costituzionale: “Lascio il mio incarico a seguito della mia elezione a presidente della Repubblica”

Questa mattina l’addio alla toga da giudice costituzionale. Una riunione, già prevista della Consulta (non in udienza pubblica), in cui annuncerà le sue dimissioni. “Lascio il mio incarico a seguito della mia elezione a presidente della Repubblica”. E a questo punto a Sergio Mattarella non resterà che passare, letteralmente, dall’altra parte di via del Quirinale, per salire al Colle da dodicesimo capo dello Stato. Mancano solo 24 ore. Ieri pomeriggio, ancora nella foresteria della Corte Costituzionale, ha lavorato a lungo al discorso di insediamento che domani alle 10 pronuncia alla Camera.

Alla squadra di collaboratori che lavora con lui ha spiegato la scaletta che ha in mente

“Intanto, vorrei che non fosse un intervento lungo, tempo limite direi non più di una trentina di minuti. E poi vorrei subito mettere bene a fuoco un paio di temi”. Per cominciare, “lo scollamento fra politica e paese, l’urgenza di tornare ad una politica alta, che si occupi dei problemi veri del nostro paese”. Le tre parole chiave saranno quelle pronunciate in questi giorni: le difficoltà che vivono gli italiani, la speranza, e l’unità. Ricucire i contrasti e gli strappi.

Sarà il presidente di tutti, la garanzia che ogni capo di Stato pronuncia forte in aula, ma che in particolare per il nuovo inquilino del Colle vuol dire la volontà ferma di rappresentare non solo i valori cattolici, alla cui storia appartiene in pieno, ma allo stesso modo anche quelli laici. “Del resto la scelta come mio primo atto di rendere omaggio ai martiri delle Fosse Ardeatine ha inteso riassumere proprio questo significato simbolico”, ha detto Mattarella ai suoi. Lunga full immersione per preparare il testo.

Unica “concessione” per il presidente e i collaboratori una piccola sosta per un pranzo “a sacco”: con le arancine che gli ha portato il figlio Bernardo. Al gruppetto che in queste ore gli sta materialmente accanto nel mini appartamento della Consulta – ci sono i giornalisti Gianfranco Astori e Giovanni Grasso, il deputato pd Luciano Garofani – il presidente ha indicato così il cuore del discorso di investitura: dovrà pulsare sull’idea del rinnovamento. Delle istituzioni, con riforme forti e incisive anche della Costituzione. E del paese, per dare un segnale di riscossa di fronte alla crisi economica, soprattutto ai più deboli. Il cliché del Mattarella persona perbene ma conservatore, moderato, troppo Pri- ma Repubblica, ne dovrebbe uscire rovesciato. Né uomo in grigio né presidente taglianastri. Non ci saranno naturalmente indicazioni e ricette, il discorso del capo dello Stato non è un programma di governo.

Ma nell’agenda delle sue prime uscite potrebbe già esserci traccia dello scossa morale che Mattarella sogna di dare. Non sarà un caso se per preparare il discorso in queste ore ha chiesto vari contributi e documenti, sull’Italia che più è in sofferenza, sulle ferite sociali più profonde. Si è consultato anche con il gruppo che politicamente gli è sempre stato più vi- cino, dal sottosegretario Bressa all’attuale garante della privacy Soro. Dall’altra parte della strada, intanto, il cerimoniale del Quirinale è al lavoro per accogliere il nuovo inquilino. E non solo per organizzare l’investitura di domani mattina, quando verso le 11 dopo il giuramento a Montecitorio il presidente prenderà possesso del Palazzo.

Ci sono anche questioni pratiche da risolvere, in fondo come tutti i traslochi

Si lavora all’appartamento privato di Mattarella che, quasi certamente, si trasferirà a vivere sul Colle (la foresteria alla Consulta, dopo le dimissioni, del resto non sarà più a sua disposizione), anche se ancora col dubbio se il nuovo presidente vi abiterà da solo o magari con la figlia. Una volta messo piede nel Palazzo, tuttavia, dovrà già essere operativa la sua squadra di fiducia per cominciare l’attività. A cominciare dal ruolo centrale del segretario generale. Resta l’ipotesi Sandro Pajno, ma avanza anche quella di Ugo Zampetti, che ha appena lasciato l’incarico di segretario generale della Camera. Una sua nomina sarebbe in continuità con la tradizione, ai vertici della macchina del Colle sono sempre finiti i segretari di Camera o Senato. Il rapporto personale è strettissimo. e di antica data. Tanto che Mattarella, dopo anni di assenza da Montecitorio, si è fatto rivedere alla Camera lo scorso Natale proprio per assistere alla cerimonia di saluto per Zampetti, che lasciava l’incarico avendo compiuto i 65 anni.

C’è sempre la possibilità di qualche riconferma nell’attuale staff, ma alcune caselle sembrano necessariamente da rinnovare. Come il posto di consigliere diplomatico, visto che l’ambasciatore Zanardi Landi fra qualche mese andrà in pensione (e il ministero degli Esteri, a differenza di altre strutture, non prevede eccezioni per raggiunti limiti di età). Due nomi su tutti girano, per il delicato ruolo di “spalla” del presidente nei suoi rapporti internazionali. Quello di Franco Maria Greco, che è l’attuale ambasciatore italiano presso la Santa Sede. E quello di Alessandro Minuto-Rizzo, che ha scalato i vertici della Nato, fino a diventarne qualche anno fa segretario generale.