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Riforme, nella notte approvati tutti gli emendamenti. Le opposizioni restano fuori dall’Aula. Renzi: “Bene così, un abbraccio ai gufi”

Riforme, nella notte approvati tutti gli emendamenti. Le opposizioni restano fuori dall’Aula. Renzi: “Bene così, un abbraccio ai gufi”

Maratona notturna alla Camera sul ddl riforme. L’esame degli emendamenti e l’approvazione quindi dei 40 articoli che riscrivono la Costituzione avviene però in un’Aula semivuota: le opposizioni infatti, come annunciato, non sono rimaste sedute ai loro banchi, con l’eccezione di una manciata di deputati del M5S e di FI a presidio – secondo quanto spiegano loro stessi – del regolare andamento dei lavori. “Credo che a rammaricarsi debbano essere il centrodestra, le opposizioni – commenta il premier Matteo Renzi parlando in Transatlantico – noi bene così, andiamo avanti”. E poi su Twitter: “Grazie alla tenacia dei deputati terminati i voti sulla seconda lettura della riforma costituzionale. Un abbraccio a #gufi e #sorciverdi”. Un chiaro riferimento alle parole pronunciate qualche ora prima dal capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta durante una conferenza stampa congiunta delle opposizioni.

Le assenze rappresentano “una ferita istituzionale”, ammette però il deputato Pd Ettore Rosato chiudendo i lavori dell’Assemblea che vengono accolti da un applauso. Anche se, aggiunge, “il percorso è ancora lungo e riusciremo a fare in modo che tutti sentano propria” questa riforma. A sottolineare poi l’importanza del passaggio conclusosi nella notte la presenza del premier Matteo Renzi, che fa il suo ingresso nell’emiciclo poco prima della chiusura dei lavori.

Duri i commenti da parte del M5S: “2.53 I ‘pdittatori’ si sono fatti la Costituzione da soli. A questo punto paga le tasse solo chi vota pd. Qui aula, passo e chiudo. Notte”, ha scritto su twitter Carlo Sibilia, deputato e membro del direttorio 5 stelle. Lo stesso Sibilia ha rincarato la dose su Facebook: “Alla fine una delle pagine più buia per la democrazia italiana è stata scritta. Le dittature non vengono subito in camicia nera o con i carri armati. Le dittature arrivano e non ti avvisano. Le dittature arrivano di notte”.

Ironico il tweet di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio: “Matteo Renzi buuuuuuu…Ride bene chi ride ultimo, in Etruria e dintorni”.

Il secondo atto della partita sulle riforme non si è però ancora consumato: per il via libera finale al provvedimento occorrerà aspettare i primi giorni di marzo. Intanto la maggioranza supera la prova delle centinaia di proposte di modifica su cui in questi giorni si sono scontrati i partiti. E ovviamente, a causa della scelta delle opposizioni, al contrario delle scorse sedute notturne, questa volta i lavori procedono spediti e senza incidenti. A segnalare simbolicamente la disponibilità al confronto il Pd sceglie di lasciare in coda l’esame dell’articolo 15 sul referendum, oggetto di un aspro braccio di ferro con il M5S che chiedeva l’eliminazione del quorum. La mossa di accantonare le misure in questione quasi fino alla fine non sortisce però alcun effetto.

Referendum a parte, tra le novità approvate dalla Camera spunta una modifica alla maggioranza parlamentare necessaria a deliberare lo stato di guerra: d’ora in poi per l’ok, che però con la riforma spetterà alla sola Camera dei deputati, servirà la maggioranza assoluta dei voti e non più solo quella semplice. Un passo che rappresenta un ragionevole punto di “mediazione” secondo il ministro Maria Elena Boschi. Opinione non condivisa da tutti: “Con una legge elettorale maggioritaria – osserva Rosy Bindi – che darà il 54-55% a chi vince, questo emendamento non è sufficiente a garantire che in futuro vi sia il rispetto della Costituzione”.