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Libia, l’Egitto bombarda obiettivi dell’Isis dopo l’uccisione di 21 copti egiziani. In Sicilia arrivano i primi italiani fuggiti da Tripoli

Libia, l’Egitto bombarda obiettivi dell’Isis dopo l’uccisione di 21 copti egiziani. In Sicilia arrivano i primi italiani fuggiti da Tripoli

L’Egitto ha annunciato di aver bombardato obiettivi dello Stato Islamico (Is) in Libia dopo che il gruppo jihadista aveva diffuso il video della decapitazione di 21 copti egiziani rapiti a Sirte tra dicembre e gennaio. A darne notizia è l’emittente di stato egiziana, spiegando che i raid compiuti all’alba dall’aviazione del Cairo hanno colpito campi di addestramento e siti di stoccaggio delle armi. In precedenza il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi aveva detto che l’Egitto aveva il ”diritto di rispondere” contro l’Is.

Il primo bilancio dell’attacco parla di almeno quaranta i jihadisti dello Stato Islamico (Is) uccisi tra i militanti del gruppo di Abu Bakr al-Baghdadi in Libia.

L’aviazione egiziana condurrà domani nuovi raid: ad al Arabiya, un comandante dell’aviazione libica, Saqer al-Joroushi, ha dichiarato che ”l’Egitto e la Libia stanno combattendo la stessa guerra”, confermando che gli attacchi sono fatti in coordinamento con le autorità di Tripoli. Il militare ha quindi aggiunto che ”altri raid verranno condotti oggi e domani in coordinamento con l’Egitto”.

In azione anche gli aerei libici

E’ di almeno sette morti, tra cui tre bambini, il bilancio dei raid condotti dall’aviazione militare libica sulla città di Derna, nell’est del Paese, controllata dallo Stato Islamico (Is).

Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha fatto visita oggi al Papa della Chiesa copto ortodossa Tawadros II per porgergli le sue condoglianze per l’uccisione dei 21 cittadini copti da parte dei jihadisti dello Stato Islamico (Is) in Libia. I jihadisti dello Stato Islamico (Is) ”vogliono una guerra contro il Cristianesimo”, ha dichiarato il portavoce della Chiesa cattolica egiziana, Rafiq Greish. In un’intervista ad Aki-Adnkronos International, Greish definisce l’esecuzione dei copti da parte dei terroristi islamici “un crimine efferato. Non ci sono parole – aggiunge – per descrivere la terribile scena di quei giovani meno che trentenni morti senza colpa”.

L’invito, da parte degli religioso, è che gli attacchi dell’esercito egiziano in Libia “servano a eliminare lo Stato islamico (Is) e non solo a placare l’opinione pubblica” dell’Egitto.

Washington

La Casa Bianca ha intanto condannato l’uccisione dei 21 copti, definendola “spregevole e vile” ed esortando i libici a respingere i gruppi islamisti ed ogni atto di terrorismo. “Questo massacro gratuito di innocenti è solo l’ultimo di molti atti brutali sferrati dai terroristi affiliati allo Stato islamico contro la popolazione della regione”, ha affermato Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca. Questo atto “efferato – ha aggiunto Earnest – sottolinea ancora una volta la necessità urgente di una soluzione politica del conflitto in Libia”.

È arrivato nel porto di Augusta, in Sicilia, il catamarano con a bordo un centinaio di italiani evacuati dalla Libia, in fuga dal caos e dalla minaccia dell’Isis.

Salvatore, un siracusano, è stato il primo a scendere dal catamarano

Arriva da Tripoli, trascina due trolley: «La situazione è critica…». E sull’Isis aggiunge: «È già da un pezzo che è a Tripoli, lo ha detto anche la televisione».

Tra gli italiani rientrati non solo tecnici d’azienda, marittimi, gente che ha lasciato temporaneamente l’Italia per un periodo più o meno lungo, ma anche famiglie che praticamente da sempre vivono a Tripoli, o in altre città, e che non hanno abbandonato il Paese neppure nei momenti più duri della guerra contro Gheddafi. «Stavolta è diverso», dicono.

L’imbarcazione con a bordo gli italiani è arrivata dopo la mezzanotte nel porto di Augusta. Completate le operazioni di sbarco, alle quali i giornalisti non possono assistere in quanto sono stati tenuti fuori dal porto per questioni di sicurezza, i nostri connazionali rimpatriati dalla Libia sono stati caricati su alcuni pullman e portati verso le loro destinazioni finali.

Le operazioni di imbarco si sono svolte con grande discrezione, sotto la vigilanza dei circa 30 carabinieri del reggimento Tuscania in servizio presso l’ambasciata italiana. «Non si tratta di un’evacuazione» dalla Libia, ma di una operazione «preannunciata» di «alleggerimento» della presenza italiana, ha fatto sapere la Farnesina, ricordando che già dal primo febbraio scorso aveva ribadito l’invito ai connazionali a non recarsi in Libia o a lasciare il Paese. Un avviso pubblicato dopo l’attacco terrorista del 27 gennaio all’Hotel Corinthia di Tripoli, in cui erano rimaste uccise numerose persone, inclusi sei stranieri.

Le antenne degli 007 italiani in Libia, particolarmente sensibili, hanno sollecitato il rimpatrio degli italiani, così come la sospensione dell’attività dell’ambasciata a Tripoli, proprio a causa degli effetti imprevedibili del peggioramento delle condizioni di sicurezza negli ultimi mesi, con l’avanzamento dell’Isis verso l’ovest del Paese e la presa di Sirte, a 400 chilometri dalla capitale, e il resto del territorio in mano a fazioni e milizie armate che si fronteggiano. «Il rimpatrio dei connazionali non era più rinviabile», dice una fonte d’intelligence.

E così domenica è scattata l’operazione alla quale hanno partecipato, oltre ai militari dell’Arma, anche la Marina e l’Aeronautica militare che hanno fornito la necessaria cornice di sicurezza. In particolare, una nave militare spintasi a ridosso delle coste libiche, ha subito preso in consegna il catamarano San Gwann, della compagnia Virtu Ferries, dove sono stati imbarcati gli italiani. Quindi l’ha scortato fino a Malta, per una sosta necessaria per il rifornimento di carburante. Quindi, rotta verso la Sicilia, con l’arrivo ad Augusta in nottata.

L’intera operazione, dalle fasi di imbarco all’arrivo a destinazione, è stata monitorata dall’alto da un Predator dell’Aeronautica militare, un velivolo «a pilotaggio remoto» decollato dalla base del 32/o Stormo dell’Aeronautica di Amendola, in Puglia, dove ha sede il Gruppo Velivoli Teleguidati. Si tratta di aerei dotati di una grande autonomia di volo e che hanno sostanzialmente compiti di sorveglianza e ricognizione: sono già stati impiegati, con risultati positivi, in quasi tutti i teatri operativi esteri in cui l’Italia schiera propri militari.