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Riforma del Senato, arriva il Sì alla Camera. I deputati M5s non hanno partecipato al voto. FI vota No. Il Pd: “Il Patto del Nazareno non c’è più”

Riforma del Senato, arriva il Sì alla Camera. I deputati M5s non hanno partecipato al voto. FI vota No. Il Pd: “Il Patto del Nazareno non c’è più”

La Camera ha approvato in seconda lettura le riforme costituzionali, che ora tornano in Senato. 357 i sì e 125 i no. «Voto riforme ok alla Camera. Un paese più semplice e più giusto. Brava Maria Elena Boschi, bravo Emanuele Fiano, bravi tutti i deputati di maggioranza #lavoltabuona», ha commentato Matteo Renzi su twitter. Presenti in aula Fi, Sel, Lega e anche Sc, mentre i banchi di M5s sono rimasti vuoti. «Abbiamo fatto quel che abbiamo sempre detto. #avanticosì», scrive su Twitter, il leader di Ncd Angelino Alfano.

Tensione

Fi E’ stato un voto all’insegna della divisione dei principali gruppi parlamentari, con aspre proteste del M5S. Nel Pd la sinistra interna ha votato a favore, ma – in un clima di tensione – rimarcando le proprie critiche al testo, mentre dentro Fi l’ala vicina a Denis Verdini avrebbe voluto evitare il «no» che alla fine tuttavia è arrivato. Sarebbe però pronto un documento «pregnante» in cui i deputati vicini a Verdini e comunque alla linea pro-Patto del Nazareno, spiegano le proprie ragioni in favore del ddl riforme.

«Oggi benvenuti tutti all’opposizione», dice Raffaele Fitto che, dopo il no di Fi sulle riforme, avverte: «Ora l’essenziale è che non ci sia la riserva mentale, nel prossimo passaggio al Senato, una volta passate le elezioni regionali, di riprendere a fare pasticci come è accaduto fino a quindici giorni fa». «Sarebbe facile, per me e per gli amici con cui ho condiviso lunghi mesi di solitudine nel Palazzo, nel nostro tentativo di emendare la modesta e inadeguata proposta di riforma costituzionale avanzata dal Governo. Sarebbe facile ricordare i nostri emendamenti, e come venivamo trattati per il solo fatto di averli proposti», premette Fitto. «Ma, in politica così come nella vita personale, serve a poco dire: ‘Ve l’avevamo detto’. Dico invece con positività: ‘Oggi benvenuti tutti all’opposizione’».

Il Pd «Il Patto del Nazareno non c’è più, non si dica che non si tocca niente

O si modifica in modo sensato l’Italicum o io non voto più sì sulla legge elettorale e di conseguenza sulle riforme perché il combinato disposto crea una situazione insostenibile per la democrazia», ha detto Pier Luigi Bersani dopo il voto. La reazione del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi: «All’interno del Pd non mancano i luoghi di confronto. È giusto approfondire elementi che vengono portati da esponenti di rilievo del Pd». «Ci confronteremo nelle prossime settimane. L’importante è non interrompere il percorso delle riforme».

Otto deputati Pd non hanno partecipato al voto finale

In tre si sono astenuti: Angelo Capodicasa, Carlo Galli e Guglielmo Vaccaro. Non hanno votato Francesco Boccia, Giuseppe Civati, Stefano Fassina, Ferdinando Aiello, Paola Bragantini, Massimo Bray, Luca Pastorino, Michele Pelillo. Altri 7 dem non hanno votato ma avevano comunicato al gruppo l’assenza: Carrozza, Battaglia, Becattini, Casati, Folino, Genovese e Martelli. Nessun deputato Pd ha votato contro il ddl.

Proteste M5S

«È davvero doloroso per me essere qui oggi ma lo faccio con l’orgoglio di chi ha il compito di testimoniare la contrarietà al tentativo di rovinare la Costituzione imposto con metodi fascisti», ha detto in Aula il deputato M5S Danilo Toninelli intervenendo durante le dichiarazioni di voto sul ddl riforme.

Sel

«La Costituzione è il fondamento della vita democratica. E stravolgerla con la logica dei colpi di mano nella direzione sbagliata è grave. Questa cosiddetta riforma serve a dare sempre più potere a chi il potere ce l’ha, e a rendere il popolo sempre più una comparsa sulla scena della vita pubblica», commenta Nichi Vendola, presidente di Sel.

Renzi

Dopo il voto di stamane alla Camera sulla riforma costituzionale «la fine del bicameralismo paritario è più vicina, l’Italia diventerà un paese più semplice, più giusto e più veloce», ha ribadito il presidente del Consiglio Matteo Renzi su Facebook. «Fino a qualche settimana fa nei media se si parlava di Jobs act era perchè si dovevano raccontare le proteste di chi non lo voleva, ora che è in vigore si inizia a fare la contabilità delle assunzioni. C’è ancora molto da fare, lo sappiamo. E lo faremo. Ma intanto qualcosa si muove. E nell’Italia che era immobile da anni già questa è una notizia. Forza, che è davvero la volta buona».