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Assassinio Nemtsov, la Commissione Pubblica difende Dadayev: “L’ammissione di colpa gli è stata estorta sotto tortura”

Assassinio Nemtsov, la Commissione Pubblica difende Dadayev: “L’ammissione di colpa gli è stata estorta sotto tortura”

Un nuovo colpo all’inchiesta sull’assassinio di Boris Nemtsov. La confessione di Zaur Dadayev sarebbe stata estorta con la tortura. Lo ha detto un componente della Commissione pubblica di controllo sui diritti umani dei detenuti dopo la visita in carcere di Lefortovo all’ex ufficiale di un corpo speciale della polizia cecena, incriminato come organizzatore ed esecutore, assieme ai suoi cugini Anzor e Shaqid Gubashev, dell’esecuzione avvenuta la sera di venerdì 27 febbraio, su un ponte lungo la Moscova a due passi dal Cremlino.

Ma c’è di più

Si concretizza un’altra pista, con tanto di movente e nomi e cognomi. La sbandiera la Novaia Gazeta, il giornale per cui lavorava Anna Politkovskaia, uccisa nel 2006, affermando che dietro il delitto vi sarebbe invece la mente del “maggiore Ruslan” Gheremeiev, altro ex del battaglione Sever, lo stesso in cui militava Dadayev, imparentato con due pezzi grossi del mondo politico russo vicini al leader ceceno Ramzan Kadyrov.

I loro nomi li fa Il blogger anti-Putin Alexey Navalny: “Traducendo in russo – ironizza su Twitter – Novaia scrive: uccisione organizzata da Adam Delinkhanov e Suleiman Gheremeiev (rispettivamente deputato e senatore, ndr) attraverso Ruslan Gheremeiev”. “Adam Delinkhanov è cugino di secondo grado del senatore Suleiman Gheremeiev”, si legge in un successivo tweet.

Adam Delimkhanov, 46 anni, ex vicepremier nel 2006 e dal 2007 deputato della Duma per il partito putiniano Russia Unita, è indicato da alcune fonti come cugino di Ramzan Kadyrov. Era finito nella lista dei ricercati dell’Interpol dopo che la polizia di Dubai lo aveva accusato di essere il mandante della misteriosa uccisione nel 2009 del comandante ceceno Sulim Iamadaiev, nemico giurato di Kadyrov: uno dei non rari casi di avversari del leader ceceno eliminati, anche all’estero. Nel 2009 Kadyrov aveva annunciato di aver individuato il suo possibile successore proprio in Adam Delimkhanov.

Il maggiore Ruslan Gheremeiev è figura nota ai circoli della polizia e dell’intelligence russa e con parenti altolocati in Cecenia. Secondo la Novaya, “Ruslan è stato interrogato a Grozny già lunedì, senza far filtrare informazioni alla stampa”. Il problema sarebbe la parentela con “un alto funzionario degli apparati di sicurezza” in Cecenia. Anche questo scomodo sospettato, precisa Novaya Gazeta, ha servito nel battaglione “Sever”.

Il giornale sostiene che i servizi segreti hanno informato Putin, decisi ad andare sino in fondo in quella che viene descritta come una sorta di resa dei conti tra i ‘siloviki’ (uomini degli apparati di forza) federali e lo stesso leader ceceno Kadyrov, l’uomo forte che ha messo in riga la riottosa e musulmana Cecenia, uno che a Putin ha giurato fedeltà eterna anche “a costo della mia vita”. E che finora avrebbe goduto di una totale “immunità”. Novaia sostiene che i vertici dei servizi segreti, del ministero dell’Interno e del comitato investigativo, avrebbero accumulato più di qualche motivo di rancore nei confronti dell’ “onnipotente” Kadyrov e in qualche modo starebbero cercando di mettere Putin di fronte ad una scelta tra loro e il suo luogotenente a Grozny.

Secondo Novaya Gazeta, il capo dell’Fsb Aleksandr Bortnikov avrebbe informato Putin anche dell’esistenza di una vera e propria lista di obiettivi degli assassini di Nemtsov. Tra questi, Mikhail Khodorkovski, il direttore di Radio Eco Alexiei Venediktov e forse la star Tv Ksenia Sobciak. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov ha definito alla stessa Radio Eco “assurda” l’esistenza di tale lista: “Non conosco i dettagli delle relazioni dei servizi segreti e degli organi di polizia al presidente, ma non è neppure possibile renderli noti”.

Tornando alla confessione estorta di dadayev, è stato Andrei Babushkin a visitare in carcere il detenuto. “Ci sono ragioni che ci inducono a credere che abbia confessato sotto tortura”, ha dichiarato il membro della Commissione diritti umani, aggiungendo di aver visto “numerose ferite” sul suo corpo. Non solo. Secondo quanto scrive il tabloid Moskovski Komsomolets a proposito della visita in cella, Dadayev avrebbe persino smentito di aver confessato delitto.

Questo il racconto di Dadayev, secondo quanto riportato dal giornale: “Continuavano a gridare: ‘Hai ucciso tu Nemtsov? Io dicevo loro di no”. L’ex vice comandante del battaglione Sever, dopo aver fatto vedere i segni delle manette ai polsi e di un presunto incatenamento ai piedi, ha denunciato di essere stato “incappucciato” dopo la cattura, ma di essere stato trattato bene in carcere.

Nel racconto di dadayev, a un certo punto compare anche un vecchio commilitone di nome Ruslan. “Ero con il mio compagno d’armi Ruslan Iusupov – cita il tabloid – e mi hanno detto che se avessi confessato lo avrebbero lasciato andare. Ho detto di sì, ho pensato di salvarlo, volevo arrivare a Mosca vivo, altrimenti mi poteva capitare quello che è successo a Shavanov. Dicono che lui si è fatto esplodere con una granata”. Il riferimento è al sospettato che si sarebbe fatto saltare – almeno questa è la versione ufficiale – mentre era accerchiato dalle forze dell’ordine nel suo appartamento a Grozny.

“Pensavo che mi avrebbero portato a Mosca e che avrei potuto raccontare tutta la verità in tribunale, ma il giudice non mi ha dato neppure la possibilità di parlare”, ha aggiunto Dadayev. “Ho combattuto il crimine e protetto gli interessi russi per undici anni e non mi è stato consentito di parlare perché non ho avuto tempo di studiare il codice penale. Ma chi può provare che sono innocente? Con me c’era anche Alì Matiev (personaggio non meglio precisato, ndr) e lui potrebbe confermare, ma dove sta?”.

Infine, Dadayev ricorda un dettaglio molto significativo

“Il 28 febbraio (il giorno dopo l’assassinio di Nemtsov) mi hanno congedato (dal battaglione Sever, ndr). In una settimana mi sono ritrovato da eroe a criminale pericoloso”.

Anche Shagid Gubashev, fratello minore di Anzor, ha denunciato di essere stato picchiato e che gli è stato intimato di confessare l’uccisione, secondo quanto riporta Moskovski Komsomolets. “Ero con mio fratello in Cecenia. Ci hanno detto che avevano fermato nostro cugino Dadayev in Inguscezia e siamo andati a vedere cosa gli fosse capitato. Appena siamo entrati a Magobekh siamo stati fermati, ci hanno incappucciato senza spiegarci nulla, ci hanno portato in un locale e hanno cominciato a picchiarci. Ci hanno chiesto di dire che siamo stati noi ad uccidere Nemtsov”. Anzor Gubashev ha spiegato invece la presenza di lividi sul corpo come precedente la cattura.