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Falso in Bilancio, il Governo presenta un emendamento al Senato: da 3 a 8 anni di reclusione per i colpevoli. Grasso: “C’è una buona notizia. Alleluia, alleluia!”

Falso in Bilancio, il Governo presenta un emendamento al Senato: da 3 a 8 anni di reclusione per i colpevoli. Grasso: “C’è una buona notizia. Alleluia, alleluia!”

Il tanto sospirato emendamento del governo sul reato di falso in bilancio è stato finalmente presentato in Commissione Giustizia del Senato, dove è in discussione il ddl anticorruzione. Il presidente dell’Aula Pietro Grasso, che fu primo promotore del disegno di legge, ha accolto la notizia con queste parole, particolarmente emblematiche della vicenda del provvedimento: “C’è una buona notizia. Alleluia, alleluia! Il famoso emendamento sul falso in bilancio è arrivato e questa è una novità importante”.

Nel testo è inasprita la pena per le società quotate in Borsa, per quelle che emettono titoli sul mercato e per le banche, colpevoli di falso in bilancio: da 3 a 8 anni di reclusione. Per lo stesso reato, invece, le società non quotate vengono punite con la pena che va da 1 a 5 anni, termine massimo che esclude l’utilizzo delle intercettazioni durante i relativi accertamenti. Una riduzione (in precedenza per le non quotate erano stati previsti da 2 a 6 anni) che era stata criticata proprio da una parte del Pd. All’inizio di marzo il capogruppo dem in commissione, Giuseppe Lumia, sollecitando il governo a presentare il testo, aveva contestualmente chiesto il ritorno del reato “a 6 anni”.

Il testo prevede che sul falso in bilancio si proceda d’ufficio, tranne nei casi che riguardano le società non quotate al di sotto dei limiti di fallibilità, dove viene introdotta la procedura a querela. Sempre per le società non quotate, ai fini della non punibilità per particolare tenuità, il giudice deve valutare “in modo prevalente, l’entità dell’eventuale danno provocato alla società ai soci o ai creditori”. Entra, così, nell’emendamento del governo al ddl anticorruzione la norma sulla tenuità del fatto, varata dall’ultimo Consiglio dei ministri, che ha introdotto nel Codice penale l’articolo 131 bis, con l’archiviazione di alcuni fatti di lievissima entità.

Quanto alle sanzioni pecuniarie, l’esecutivo intende rendere anche un interesse delle società avere amministratori onesti. Per questo, a pagare per il falso in bilancio non sono solo i direttori generali, gli amministratori o i sindaci, ma pene severe sono previste anche per i vertici societari: da 400 a 600 quote per le società quotate, da 200 a 400 per quelle non quotate, da 100 a 200 quote per le società non quotate a cui viene riconosciuto il fatto di lieve entità.

Per il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, si è passati “da un reato di danno a un reato di pericolo, con aumento delle pene”, ora siamo di fronte a un testo “in grado di mordere il fenomeno”, equilibrato e incisivo, che ha superato qualunque ipotesi di soglie di punibilità e che pur accogliendo le osservazioni che arrivavano dal mondo delle imprese non ha rinunciato all’impostazione di “contrasto serio del fenomeno”.

Il tweet di Matteo Renzi: “Contro corruzione proposte governo: pene aumentate e prescrizione raddoppiata. E l’Autorità oggi è Legge con pres Cantone”.

E’ stato il viceministro della Giustizia Enrico Costa a depositare il testo in Commissione, ma la seduta è stata sospesa per mancanza del numero legale. In particolare, risultavano assenti diversi membri dem dell’organismo. Nel frattempo era arrivato anche il Guardasigilli Orlando e la seduta della Commissione è ripresa. Ma l’approdo del ddl all’esame dell’Aula del Senato slitta. Il termine per la presentazione dei subemendamenti al falso in bilancio è stato fissato, infatti, per mercoledì alle 13.

“Abbiamo votato tutti gli emendamenti rimasti tranne una decina, domani (martedì) alle ore 14 (quando è stata aggiornata la seduta della Commissione) finiremo il lavoro. Appena la commissione Bilancio ci darà il parere, noi se possibile li votiamo e penso non sarà un problema portare in Aula il testo la prossima settimana”, conferma il presidente Nitto Palma (Forza Italia). Domani alle 13 è convocata una conferenza dei capigruppo che dovrebbe formalizzare la nuova tempistica. Con Il Movimento 5 stelle che promette battaglia.

“Dopo aver rallentato per mesi l’iter (…) proprio oggi il governo presenta il suo fatidico emendamento sul falso in bilancio, tentando così di mettere una pezza allo scandalo delle tangenti sulle grandi opere che ha visto tra gli arrestati anche il super manager del Ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza – affermano i senatori della commissione Enrico Cappelletti, Maurizio Buccarella e Mario Giarrusso -. Ma lo diciamo chiaramente: questo emendamento è un pannicello caldo che non ci soddisfa, a partire dal fatto che mantiene la limitazione del non utilizzo delle intercettazioni telefoniche per le aziende non quotate e che prevede la procedibilità d’ufficio solo per le società con fatturato di ordine superiore”.

“Se il governo voleva davvero combattere la corruzione – continuano i tre senatori -, innanzitutto non doveva ridurre le pene dello scambio elettorale politico mafioso (il 416 ter) e poi doveva far arrivare il ddl in aula già da tanto tempo, invece ha fatto di tutto per ritardarne la discussione. E in Commissione ha bocciato il nostro emendamento sull’agente infiltrato per i reati di corruzione, che era stato invocato dallo stesso Raffaele Cantone. Questo è un governo che predica bene e razzola male. Ora domani non si azzardino in capigruppo a ritardare ancora la discussione del testo in Aula, altrimenti se ne assumeranno le responsabilità davanti ai cittadini”.