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Tangenti Grandi Opere, emergono telefonate inquietanti. Spunta il nome di un monsignore: “Alle Europee chiederò voti per il ministro”

Tangenti Grandi Opere, emergono telefonate inquietanti. Spunta il nome di un monsignore: “Alle Europee chiederò voti per il ministro”

Assunzioni in cambio di voti alle Europee, favori e regali al figlio, ma anche alla moglie. Gli atti dell’inchiesta di Firenze che ha fatto finire in carcere l’alto funzionario delle Infrastrutture Ercole Incalza e il manager Stefano Perotti, raccontano nuovi dettagli sul ruolo del ministro Lupi. Svelando la rete di interessi che si muoveva per pilotare gli appalti e orientare le scelte sulle nomine, in particolare imponendo alle ditte Perotti come direttore dei lavori in cambio dell’assegnazione dei lavori sulle Grandi opere.

I voti del prelato

Sono proprio Perotti e «l’uomo di Lupi» Franco Cavallo – agli arresti domiciliari – ad occuparsi dell’assunzione del nipote di monsignor Francesco Gioia presso le Ferrovie del Sud Est. Scrive il giudice: «Il 19 aprile, monsignor Gioia riconosce a Incalza il merito di avergli risolto con successo il problema del posto di lavoro per il nipote Gianluca, grazie al suo «intervento sull’amico Fiorillo» con cui pure lui ormai ha allacciato un rapporto di amicizia «mi hai risolto un problema grosso grosso… Se non c’era il tuo intervento non si muoveva nessuno. Tu fai paura». In seguito ci sono una serie di conversazioni tra Cavallo, Gioia e Perotti che attengono alle iniziative che lo stesso Gioia intende assumere al fine di reperire «voti» per le «Europee, in favore di Maurizio».
Gioia: mi dovete far sapere chi porta il “capo” per le Europee perché io non so nulla ancora ma è urgente che ce lo diciate anche perché se devo poi avviarmi per alcuni istituti religiosi del mio entourage no? Per segnalare.
Cavallo: Sì ci penso io. Martedì sono giù e ti chiamo, ok.
Nella richiesta di arresto i pubblici ministeri sottolineano che «Perotti si avvale quotidianamente del Cavallo, quale uomo «di fiducia» del ministro Lupi, per fare transitare a quest’ultimo richieste ed informazioni e per far leva su imprenditori e uomini delle istituzioni in relazione a fatti e situazioni di suo interesse».

Il biglietto alla signora

Tra gli sponsor politici di Lupi c’è anche Salvatore Menolascina, della cooperativa «La Cascina» – coinvolta in numerose inchieste, compresa Mafia Capitale – che lo incontra a Bari per la convention del Nuovo centrodestra. Scrivono i pm: «Il ministro Lupi organizza la convention dell’Ncd a Bari avvalendosi di Menolascina e si comprende che, a margine di questo evento, Menolascina organizza una cena ristretta con Lupi alla quale dovrebbe partecipare anche Cavallo e “tre quattro di noi”. Dal tenore dei dialoghi intercettati si comprende che questo incontro ha natura riservata, tanto che Menolascina dice a Forlani Emmanuele (segreteria del Ministro Lupi) che si tratta di una cosa “super riservata”. Da un dialogo intercettato il 10 gennaio 2014 tra Lupi e Menolascina, si comprende che devono vedersi dieci minuti prima della cena: “Tanto alle nostre cose so 10 minuti… noi 10 minuti prima ci vediamo… io te e coso”. Proprio in relazione a questo evento in Bari, Cavallo si attiva per procurare un biglietto aereo (tratta Milano-Bari) alla moglie del ministro Lupi, Dalmiglio Emanuela; a tal fine si rivolge al solito Altieri Gaetano; il prezzo di questo biglietto è di € 447,03; la ricevuta del pagamento risulta intestata al Cavallo, cui viene trasmessa via mail dall’indirizzo di posta elettronica di Pietroletti Gabriella della cooperativa “La Cascina”. Non è dato sapere se tale spesa sia stata rimborsata».

Lo stipendio al figlio

Sono i magistrati coordinati dal procuratore Giuseppe Creazzo a specificare che Perotti, non solo si occupò di trovare un lavoro al figlio del ministro, «ma se ne assunse anche gli oneri». E chiariscono: «Dalle conversazioni intercettate l’8 gennaio 2014 emerge che l’interessamento del Perotti veniva attivato da Incalza (il quale a sua volta aveva incontrato Lupi Luca su richiesta del ministro Lupi) e che lo stesso Perotti informava di ciò Cavallo; quest’ultimo, lo stesso giorno, contattava Luca Lupi per “organizzare un po’ di cose”. Pochi istanti dopo era Perotti a contattare Luca Lupi.
Perotti: ciao Luca
Lupi: ciao Stefano
Perotti: come stai?
Lupi: bene bene bene
Perotti: allora ti volevo dire io adesso sono a Bressanone, ma se ti fai una chiacchierata con Franco … così lui ti racconta tutto … e mi dici quello che devo fare
Lupi: va bene, no perché oggi ero lì dal
Perotti: sì … dall’uomo
Lupi: mi ha detto gli volevo chiedere un p0’ di cose, ho fatto un po’ di domande, allora sono venute fuori un paio di cose anche ad altre. .. “parliamone anche con Stefano” quindi allora ti abbiamo chiamato… però, sì sì va bene, vedo Franco domani
Perotti: bene così evito di…
Lupi: sì sì sì sì, assolutamente, non ti preoccupare
Perotti: perfetto
Lupi: grazie mille, grazie mille
Perotti: un abbraccio, ciao bello
Lupi: … ciao ciao
Il giovane ottiene il contratto ma in realtà è lo stesso Perotti a «confrontarsi con il cognato sui “rischi” che possono derivare da questo rapporto lavorativo con Luca Lupi».

Sposetti e Nencini

Gli atti rivelano come alle Infrastrutture si concentrino gli interessi di numerosi politici. Scrivono i pm: «Dalle attività di intercettazione emerge che Giulio Burchi – ex presidente Italferr, anche lui indagato – è soggetto molto vicino al senatore Sposetti Ugo, per il quale si attiva in più occasioni al fine di reperire incarichi in favore di persone indicategli dallo stesso Sposetti, tanto che in una conversazione afferma “non faccio altro che fare l’ufficio di collocamento”. Analoga attività viene svolta dal Burchi su richiesta del viceministro Riccardo Nencini, il quale si interfaccia con il Burchi tramite l’ex parlamentare Del Bue Mauro. In sostanza, Burchi chiede a Del Bue un appuntamento con il Nencini e immediatamente dopo Del Bue chiede al Burchi: “Tu potresti dargli qualche contributo di questo tipo anche a Nencini, ci sono delle nomine da fare in giro, ci interessa sistemare due o tre persone in qualche ente”. Dal tenore delle conversazioni intercettate si comprende, anche, che lo stesso Burchi ha richiesto a più soggetti, compreso Nencini, un intervento in suo favore per una nomina a Terna».