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Libia, l’aviazione attacca l’aeroporti di Tripoli controllato dai filoislamici. L’Onu: “Le attività militari sul terreno sono inaccettabili, fermatevi”

Libia, l’aviazione attacca l’aeroporti di Tripoli controllato dai filoislamici. L’Onu: “Le attività militari sul terreno sono inaccettabili, fermatevi”

La battaglia in corso per la «liberazione di Tripoli» lanciata dalle forze guidate dal generale Khalifa Haftar s’intensifica e diventa un caso diplomatico. Al Jazeera ha riferito questa mattina che un aereo dell’aviazione libica ha bombardato una postazione «nel perimetro dell’aeroporto di Tripoli». Dal canto loro fonti militari parlano di «raid su Tripoli contro postazioni di Fajr Libya», la coalizione di milizie filo-islamiche al potere nella capitale. Il capo di Stato maggiore dell’Esercito nazionale libico, Abdel Razek Al-Nazouri, ha annunciato che «la liberazione della capitale avrà luogo nelle prossime ore».

Ma l’offensiva lanciata dal governo di Tobruk mina alle basi le possibilità di successo della trattativa condotta dal mediatore Onu Bernardino Leon. Ecco perché dalle Nazioni Unite arriva l’altolà al nuovo «uomo forte» della Libia: «Le attività militari sul terreno sono inaccettabili e le dichiarazioni arrivate nelle ultime ore da responsabili libici rappresentano una seria minaccia che condizionerà il negoziato», afferma in una nota lo stesso Leon. L’Onu, prosegue la nota, «fa appello a tutti i protagonisti politici e militari a interrompere queste azioni». Queste, «avranno un impatto non solo sul negoziato (in corso in Marocco, ndr) ma sulla vita dei cittadini libici, e sulla regione».

Mentre il vertice europeo di Bruxelles di ieri si è chiuso interrogandosi sulle azioni da compiere in Libia, con la formale condanna dell’attacco di Tunisi e la promessa di sostenere l’unica “success story” della primavera araba, nei piani alti delle istituzioni europee si teme che non ci sia speranza per il nordafrica dove si sta spostando il caos del Medio Oriente e dove si intrecciano i nodi della sicurezza energetica, dei flussi migratori e delle tensioni geopolitiche del mondo arabo. Lunedì prossimo, al termine del nuovo round di colloqui, Leon – che spera di riuscire a preparare una seconda tornata di incontri – sarà a Bruxelles per riferire sull’andamento del negoziato, di cui la Ue sta sostenendo tutte le spese.

Nelle conclusioni del vertice è scritto che i 28 si dicono pronti a sostenere il governo di unità nazionale libico anche con quelle «opzioni di politica di sicurezza e difesa» evocate dal Consiglio dei ministri degli esteri di lunedì scorso e che Federica Mogherini ufficialmente presenterà nella riunione del 20 aprile. Ma è il francese Francois Hollande (il successore di Nicolas Sarkozy che nel 2011 non esitò a lanciare i bombardamenti sulla Libia per abbattere Gheddafi) ad escludere qualsiasi opzione militare in Libia. Fonti diplomatiche spiegano che mandare soldati in Libia verrebbe interpretato come «un’invasione». Al massimo si può pensare, se in Libia si troverà un interlocutore, a missioni di polizia per la messa in sicurezza degli edifici governative, delle infrastrutture energetiche o per il controllo dei confini.

Il premier Matteo Renzi giudica «buona» la discussione che ha concluso i due giorni del vertice, ma aggiunge che «certamente una discussione non basta», che «molto dipenderà da ciò che accadrà nelle prossime settimane» e che l’Italia «monitorerà la situazione». Mentre Mogherini esorta le parti libiche a «unirsi contro l’Isis» inteso come nemico comune tanto per Tobruk quanto per Tripoli, l’Italia – secondo rivelazione del Guardian – ha proposto in via confidenziale alla Ue una via alternativa per ridurre quanto meno il flusso di migranti che con l’arrivare della buona stagione superà ogni record: siglare accordi con le marine di Tunisia ed Egitto affinché partecipino alle operazioni di ricerca e salvataggio in mare, riportando i migranti sulle sponde del nordafrica. Un’azione che avrebbe «un effetto deterrente» secondo il documento citato dal quotidiano britannico.