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Inchiesta Grandi Opere, trovate buste con denaro negli uffici di Perotti. Il Gip: “Incalza era in grado di ‘pilotare’ le gare di appalto”

Inchiesta Grandi Opere, trovate buste con denaro negli uffici di Perotti. Il Gip: “Incalza era in grado di ‘pilotare’ le gare di appalto”

Due buste con 2mila euro in contanti e un foglietto con la contabilità delle tangenti. I carabinieri del Ros le hanno trovate in un ufficio della società Green Field System, riconducibile al manager Stefano Perotti e ritenuta il «veicolo» dei pagamenti. Secondo il giudice di Firenze sono i soldi versati al funzionario delle Infrastrutture Ercole Incalza e al suo collaboratore Sandro Pacella. Per questo ha negato la scarcerazione, ma soprattutto ha sottolineato nel suo provvedimento che «il quadro indiziario nei confronti degli indagati si è ulteriormente aggravato» rispetto a 10 giorni fa. Sono stati i documenti sequestrati dopo gli arresti a fornire, come evidenzia il gip, riscontro alle accuse di corruzione dei pm che hanno delineato un «sistema» d’azione dove Incalza era in grado di «pilotare» le gare di appalto delle Grandi opere «imponendo alle aziende una maggiorazione dei costi che andava dall’1 fino al 3% e la nomina di Perotti come direttore dei lavori».

Le buste e i 53 mila euro

Nell’ordinanza notificata ieri il giudice ricorda come sia «emerso con estrema chiarezza che Angelantonio Pica (attuale presidente della Green Field, ndr ) ha versato delle somme in favore di Pacella e Incalza persino lamentandosi delle loro pretese: “Siete voraci, siete come le lumache”. All’esito della perquisizione eseguita presso la società e in particolare nell’ufficio di Salvatore Adorisio (consigliere delegato, ndr ) sono state rinvenute, occultate dietro alcuni libri in una libreria, due buste contenenti complessivamente la somma di 2.110 euro in contanti. All’interno di una delle due buste, insieme al denaro, è stato rinvenuto un foglio con dei calcoli numerici manoscritti, da cui si evince che la somma di denaro iniziale ammontava a 53.000 euro, da cui sono state detratte alcune somme, per un totale di 50.890. Deve pertanto ritenersi che il denaro contante rinvenuto nella busta sia la residua parte della somma sopra indicata. Si legge nell’appunto in questione di sottrazioni ripetute per importi analoghi: in particolare due sottrazioni di 13.000 euro e due sottrazioni di 9.000 euro. Esse sembrano corrispondere ai duplici versamenti reiteratamente fatti in favore di Incalza (quelli di maggiore entità) e di Pacella (quelli di minore entità)».

La lettera a Lotti

Tra gli elementi che il giudice ritiene «gravi» c’è la lettera trovata a casa di Perotti e indirizzata al sottosegretario Luca Lotti. Nel provvedimento che conferma la detenzione in carcere, spiega infatti che le esigenze cautelari appaiono rafforzate anche dopo il rinvenimento della «lettera priva di data, scritta su carta intestata “il ministro delle Infrastrutture e Trasporti” indirizzata “all’on. Luca Lotti Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Palazzo Chigi” con la dicitura firma “Maurizio Lupi”, ma non sottoscritta, avente a oggetto la sollecitazione a fissare il calendario delle prossime riunioni del Cipe, in relazione ad alcuni interventi».
In particolare sono una trentina di cantieri – alcuni non ancora aperti – per i quali si sollecita lo stanziamento dei fondi. Quanto basta, secondo il giudice, per «ritenere che il canale di relazioni tra Perotti e i soggetti istituzionali sia ancora aperto sebbene Incalza abbia cessato l’incarico di capo della Struttura tecnica di missione».

Le bugie di Incalza

Il gip spiega che Ercole Incalza non può tornare libero anche perché ha mentito, in particolare ha negato che la Green Field fosse riconducibile a Stefano Perotti e soprattutto a lui. E invece gli è stato contestato che «anche lui è stato socio formale nel 1997, proprio con Perotti; ha ricevuto ingenti somme di denaro fino al 2008 quali prestazioni di consulenza; in un periodo di tempo successivo al 2008 ha fisicamente lavorato all’interno della Green Field avendo disponibilità di una stanza; al termine del suo mandato quale capo della Struttura di missione sia tornato a lavorare alla Green Field prendendo tale decisione in totale autonomia»