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Sesso in cambio di soldi, ecco come a Londra migliaia di studenti si pagano gli studi

Sesso in cambio di soldi, ecco come a Londra migliaia di studenti si pagano gli studi

«No problem». Decine di migliaia di studenti inglesi, pensando al futuro e al possibile successo, non considerano affatto un tabù la possibilità di vendere il corpo per pagarsi gli studi universitari. Ventidue giovani su cento, rispondendo a un sondaggio organizzato negli atenei britannici, hanno detto di considerare «una opzione» il fatto di lavorare «nell’industria del sesso o attorno ad essa» se questo può servire a coprire il costo della retta universitaria o ad assicurarsi «un migliore stile di vita» durante gli anni trascorsi sui libri spesso lontano da casa.
Moltissimi studenti, senza peli sulla lingua, hanno ammesso di essere pronti a vendersi sulle chat a sfondo erotico, a fare spogliarelli in pubblico e anche a prostituirsi, se la cosa è vantaggiosa. Il cinque per cento degli intervistati hanno detto, chiaro e tondo, di aver già raggranellato soldi usando il corpo e gli uomini che hanno risposto «Yes, I did it, l’ho fatto» sono stati più delle donne. Potrebbe trattarsi, in questo caso, di un modo di darsi arie, il che, secondo gli esperti, non toglie significato al fenomeno. Gli studi negli atenei britannici, in un Paese che esalta sì il merito ma non fa sconti a nessuno, sono spesso proibitivi e moltissimi giovani sono costretti a fare piccoli mutui – i prestiti d’onore – per pagare costi che le famiglie non potrebero sostenere: una scommessa sul proprio futuro – una buona laurea in una buona università può tradursi nel corso di una vita in una montagna di sterline – ma una scommessa quasi sempre molto cara.

La ricerca, con un titolo emblematico – Student Sex Work Project – dimostra che moltissimi giovani universitari sono pronti a tutto pur di riuscire. La cosa, d’altronde, non era un mistero e non è una novità. Molte delle agenzie che organizzano gli incontri delle escorts di Londra – bellezze spesso mozzafiato – scrivono apertamente che alcune ragazze vengono dalla Polonia, dalla Lituania, dall’Estonia, dalla Romania ma che altre sono studentesse di note università. Il sondaggio è la riprova che certe affermazioni non sono solo di un modo per dare alle prostitute un’immagine differente e socialmente più “rispettabile”. Sono la semplice realtà.

I due terzi di coloro che hanno detto di considerare o accettare l’idea di vendersi affermano che la priorità sono i soldi per uno stile di vita migliore, mentre il 45% vuole evitare di finire l’università coi debiti accumulati per pagarsi le costose rette nel Regno Unito. Ma c’è anche chi dice di farlo per piacere fisico. Di solito si lavora nel settore per periodi brevi e con orari part-time, meno di cinque ore a settimana, per non togliere troppa attenzione agli studi.

Negli ultimi anni è diventato sempre più difficile mantenersi in un ateneo britannico, ancora di più se si tratta dii Oxford e Cambridge. Sono state numerose le manifestazioni delle organizzazioni studentesche che hanno preso d’assedio il centro di Londra per protestare contro le elevate rette da 9 mila sterline all’anno e i tagli all’educazione voluti dal governo. Ed ecco quindi che il lavoro più vecchio del mondo corre in aiuto di molti che non ce la fanno e in molti casi si mischia alle nuove tecnologie. Si va dalle studentesse di giorno che diventano escort di notte, alle massaggiatricì in centri sauna, ai giovani arruolati nella pornografia online, per finire alle occupazioni nei locali a luci rosse: va molto forte, pare, il “maggiordomo nudo”. E il fenomeno è diffuso un pò ovunque, non solo nella Londra capitale anche dei vizi, ma nelle città universitarie più piccole.