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Riforma Elettorale, il Pd convoca la Direzione nazionale. Civati alla minoranza dem: “Non partecipiamo al voto di oggi ma facciamo le proposte in aula”

Riforma Elettorale, il Pd convoca la Direzione nazionale. Civati alla minoranza dem: “Non partecipiamo al voto di oggi ma facciamo le proposte in aula”

Pippo Civati rivolge un appello “a Rosy, Pier Luigi, Gianni, Alfredo, Francesco e Stefano” ai quali rivolge “due proposte”. La prima: “Non partecipiamo al voto di oggi in direzione. La trasformazione della direzione in un plebiscito e aut aut non aiuta affatto e di per sé costituisce una risposta definitiva alle richieste di confronto venute da più parti. E facciamo le proposte in aula, in coerenza con quanto accaduto in Senato: riproponiamo la questione complessiva delle riforme, come peraltro avevo chiesto si facesse anche per il voto finale in aula sulla riforma costituzionale”.

La seconda proposta invece recita: “Facciamo un unico intervento che ci rappresenti (e lascio volentieri la parola): definiamo una volta per tutte il campo di chi è in minoranza, perché le ambiguità di questi mesi non hanno fatto altro che creare confusione. Una minoranza che non si preoccupi delle sigle e dei posizionamenti, ma dei contenuti e della qualità della nostra democrazia. Non interessata ai posti, ma al pluralismo e alle garanzie”.

Oggi, infatti, il Pd affronta uno snodo importante per il futuro del partito e dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Si riunisce al Nazareno la direzione nazionale dem chiamata a pronunciarsi sulla riforma elettorale all’esame del parlamento. Una nuova occasione di scontro per la minoranza del partito, molto critica con l’impianto del testo destinato, nelle intenzioni di Renzi, a superare il Consultellum, la legge elettorale di impronta proporzionale che ha preso forma dopo la bocciatura della Corte costituzionale nei confronti del Porcellum. Ed è sulle riforme che Renzi apre lo spiraglio: avanti con l’Italicum – sarebbe l’ultima offerta all’opposizione interna – ma sul nuovo Senato si può discutere. Un modo per tentare di dividere i dissidenti, tendendo la mano all’ala più dialogante ed emarginando la ‘vecchia guardia’.

Ma Stefano Fassina, una delle figure di spicco della minoranza anti-Renzi, non coltiva illusioni sull’esito della direzione: al Nazareno, dice, andrà in scena “l’ennesima esibizione muscolare perché i numeri sono schiaccianti. Dispiace che non si potrà discutere perché non è un problema della minoranza. Legge elettorale e riforme portano l’Italia a un presidenzialismo di fatto”. E prosegue: “Le leggi si fanno ancora in parlamento. Senza cambiamenti significativi, per quanto mi riguarda la legge elettorale non è sostenibile”.

Sul piede di guerra c’è Corradino Mineo, parlamentare della minoranza Pd, che stamani ad Agorà ha dichiarato: “Non sono sicuro che questo pomeriggio in direzione Pd il voto sia scontato. Anche i bersaniani si sono convinti che questa è la loro ultima battaglia. Non so se il testo passerà così. Sono andato sabato alla manifestazione di Landini. Ho visto tante teste grigie preoccupate su quello che sarà il loro futuro. L’operazione di Renzi sul lavoro è solo maquillage. L’apprendistato, ad esempio, è un meccanismo che produce milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. Ma se a noi mancano investimenti ed una vera politica industriale che cosa potremmo mai produrre in un mercato globale? Questa la domanda che dobbiamo porci”.