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Crac Cirio, Cesare Geronzi e Sergio Cragnotti condannati in appello. Otto anni e 8 mesi al manager e quattro anni al banchiere

Crac Cirio, Cesare Geronzi e Sergio Cragnotti condannati in appello. Otto anni e 8 mesi al manager e quattro anni al banchiere

Confermata la condanna in appello per Cesare Geronzi a quattro anni, mentre Sergio Cragnotti ha ottenuto un lieve sconto di quattro mesi dai nove anni avuti in primo grado per la prescrizione del reato di bancarotta preferenziale. Lo ha deciso la seconda sezione della Corte d’Appello di Roma alla fine del processo di secondo grado sul crack Cirio. Il genero di Cragnotti, Filippo Fucile, ha avuto tre anni e 10 mesi; 2 anni e 4 mesi il figlio Andrea Cragnotti. Gli altri, Massimo ed Elisabetta Cragnotti, hanno invece beneficiato della prescrizione del reato di bancarotta preferenziale e sono stati quindi assolti (tre anni in primo grado). I giudici dell’appello hanno confermato l’assoluzione dell’ex amministratore delegato della banca Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani, e della moglie di Sergio Cragnotti, Flora Pizzichemi, per “non aver commesso il fatto” .

Secondo le motivazioni della sentenza di primo grado, Sergio Cragnotti era “dominus dell’intero gruppo” Cirio “e, dunque, effettivo motore nonché centro decisionale di tutte le società, anche per il tramite di titolari apparenti” ed “era ben consapevole del fatto che l’alterazione dei bilanci avrebbe contribuito a trascinare la società nello stato di dissesto, che poi sfociava nella dichiarazione dello stato di insolvenza”. La requisitoria del pg Gustavo de Marinis davanti ai giudici della corte d’appello di Roma è di quasi un anno fa, del maggio 2014 e ha ripercorso l’intera vicenda. In quell’occasione il magistrato chiese la conferma della sentenza emessa in primo grado. Il crac Cirio avvenne nel 2003, quando furono mandate in default obbligazioni per 1.125 miliardi di euro coinvolgendo decine di migliaia di risparmiatori.

Le altre condanne inflitte oggi anche se minori rispetto a quelle di primo grado sono andate a Ettore Quadrani, a Piero Locati e ad Antonio Nottola. Locati e Nottola hanno avuto 2 anni ciascuno, mentre Quadrani 3 anni e 4 mesi. Molte delle accuse sono state eliminate per prescrizione. Confermate poi le assoluzioni decise in primo grado per altri 13 imputati.