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Texas, sparatoria a mostra su Maometto: uccisi due attentatori. La Geller su twitter: “Siamo in guerra”

Texas, sparatoria a mostra su Maometto: uccisi due attentatori. La Geller su twitter: “Siamo in guerra”

Sparatoria in Texas ad un concorso di vignette sul Profeta: due le vittime – gli assalitori – mentre un agente è rimasto ferito in modo lieve. Obiettivo il Curtis Culwell Center di Garland, sobborgo di Dallas, dove era in corso la «gara» promossa dall’American Freedom Defense Initiative che aveva offerto 10 mila dollari per il miglior disegno (in negativo) su Maometto. Un appuntamento a rischio, tanto è vero che gli organizzatori avevano ingaggiato una quarantina di guardie private.

L’attacco si è verificato poco dopo 19 locali, quando l’evento, animato dalla controversa Pamela Geller, stava per chiudersi. Due persone sono arrivate in auto e si sono fermate davanti al centro congressi. Quindi hanno aperto il fuoco. Gli agenti hanno risposto colpendo gli assalitori. L’intera zona è stata subito circondata e sono arrivate le unità speciali mentre una squadra di artificieri ha controllato la vettura dei probabili terroristi: sembra che all’interno sia stato rinvenuto un ordigno incendiario. «Possa Allah accettarci come mujaheddin», aveva scritto su Twitter uno dei due attentatori, identificato dall’Fbi come Elton Simpson, originario di Phoenix, in Arizona. L’uomo era già stato indagato in passato per legami terroristici; la sua abitazione è stata subito perquisita dagli agenti federali. Cosa che ha permesso agli agenti di identificare anche il secondo attentatore, Nadir Soofy, 34 anni. Soofy condivideva l’abitazione a Phoenix, Arizona, proprio con Elton Simpson. La pista seguita dagli inquirenti è quella dell’Isis, come si evince dai tweet mandati dai due assalitori che hanno annunciato l’attentato – con l’hashatg «TexasAttack» -, onorando il «Califfo», appellativo con cui si firma il numero uno dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi. Non è chiaro però se i due si siano soltanto ispirati all’Isis o costituiscano una cellula dell’organizzazione terroristica islamica sul suolo americano.

Tra i circa 200 presenti all’evento di Garland c’era Geert Wilders, il politico olandese noto per le sue posizioni xenofobe e finito nella lista dei target redatta da Al Qaeda. Anwar al Awlaki, il famoso imam yemenita-americano figura di riferimento per i jihadisti occidentali, aveva più volte esortato a colpirlo. Dunque è possibile che l’attentato avesse un doppio obiettivo, almeno sotto il profilo simbolico: il concorso e l’esponente europeo.

La Geller ha twittato in diretta quanto stava avvenendo ed ha poi proclamato: «Siamo in guerra». Animatrice di molte battaglie – controverse – contro l’Islam, è stata spesso accusata di diffondere l’odio sfruttando le tensioni provocate dal terrorismo jihadista. Le sue posizioni le hanno portato molti nemici ma anche l’attenzione dei media. Inoltre si sono schierati con lei personaggi come Wilders, politici che accusano l’Occidente di essere arrendevole e debole.

In attesa di comprendere meglio eventuali legami, l’episodio di Gardland conferma come il tema delle vignette continui ad essere l’innesco per azioni estreme. E a qualsiasi latitudine. I terroristi hanno colpito in Europa con il massacro di Parigi e sono pronti a farlo altrove, in qualsiasi momento si presenti l’opportunità. Attentati come detto, condotti da elementi isolati oppure da cellule ispirate dai movimenti come l’Isis o la stessa al Qaeda.