Pensioni, il il governo pensa al rimborso ma non a tutti: “Soluzione compatibile con la sentenza”. La Cgia: la rivalutazione costa 16 miliardi
“Non rimborsare” tutte le pensioni toccate dalla recente sentenza della Consulta è una soluzione “compatibile con la sentenza della Corte” stessa. Lo sottolineano fonti di governo, escludendo che un provvedimento possa essere adottato da un eventuale Cdm convocato domani. Del resto, già in mattinata il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, ha aperto il caso, pur evidenziando di parlare a titolo personale: “è impensabile rimborsare chi ha pensioni fino a sei-otto volte la minima, dopo che con il contributivo i giovani non arriveranno a due-tre volte la minima e abbiamo alzato l’asticella di qualche anno per tutti”. Il governo, ha aggiunto, “deve dirlo forte, escludo che si restituiscano quelle somme dopo i sacrifici che abbiamo chiesto”.
A sintetizzare esplicitamente gli obiettivi dell’esecutivo è stato poi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, rispondendo anche alla Commissione Ue che insiste per il rispetto della sostenibilità dei conti: “Pensiamo intensamente agli aspetti istituzionali e quelli di finanza pubblica. Stiamo pensando a misure che minimizzino l’impatto sulle finanze pubbliche nel rispetto della sentenza della Consulta”. Fonti di Palazzo Chigi hanno sottolineato in serata come, sul tema, l’esecutivo si sia espresso proprio attraverso le parole del ministro dell’Economia. Le indiscrezioni e ricostruzioni riportate da alcuni organi di informazione non riflettono, quindi, gli orientamenti del governo.
La rivalutazione delle pensioni, imposta dalla decisione della Consulta, rischia comunque di aprire una voragine nei conti pubblici. Secondo la Cgia di Mestre, addirittura per 16,6 miliardi. Intanto, fonti della Commissione Ue evidenziano che “la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche deve rimanere una priorità dell’Italia, visto anche l’alto livello della spesa pubblica per le pensioni”.
La rivalutazione delle pensioni in linea con la sentenza della Consulta, spiega l’ufficio studi della Cgia, potrebbe creare un buco nei conti pubblici da 16,6 mld. L’importo complessivo che l’Inps rischia di dover restituire ai 5 milioni di pensionati che hanno subìto il mancato adeguamento Istat disposto con il Salva Italia è stato calcolato al netto dell’Irpef in base ai dati sulle pensioni riferite al 2012. Dall’analisi inoltre si evince che il blocco avvenuto nel 2012-2013 ha interessato i pensionati che percepiscono un assegno mensile netto superiore a 1.088 euro. “Pare di capire – sottolinea il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – che il Governo non darà luogo ad alcuna manovra correttiva per recuperare le risorse da restituire ai pensionati. Se questa posizione dovesse essere confermata, come si farà fronte a questa situazione visto che solo per sterilizzare le clausole di salvaguardia previste per l’anno prossimo il Governo dovrà tagliare la spesa pubblica di almeno 16 miliardi di euro?”.
A quantificare il danno economico subito dai pensionati è invece uno studio della Uil. Con l’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale una pensione che nel 2011 era di 1500 euro lordi, appena superiore alle 3 volte il minimo, avrà una rivalutazione di circa 85 euro al mese e 2.540 euro circa come rimborso per i due anni di blocco 2012 e 2013 e per gli effetti che questi hanno avuto sul 2014.
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