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Vendola, Noto discontinuità con il vecchio governo ma non mancano ombre che danzano

Nichi Vendola, leader di Sel, intervenendo a Che tempo che fa di Fabio Fazio ha sottolineato come sia rintracciabile con la fine del governo Berlusconi un segno di discontinuità rispetto alla commistione pubblico-privato ma come ci siano anche “ombre che danzano” nel nuovo esecutivo, riferendosi tra le altre cose anche alla presenza nella squadra dei ministri, di Corrado Passera: “Mi riferisco a chi viene da una esperienza di azionista di importanti aziende, che hanno un ruolo decisivo nella vita italiana, nel mondo delle infrastrutture e dei trasporti, nel mondo di chi, con la sua banca, ha operato una politica del credito, ma anche ha operato come un protagonista nel sistema delle imprese e oggi varca quella porta ed entra nel luogo del controllo politico. A parte le olgettine – continua Vendola – lo stile berlusconiano era la commistione tra pubblico e privato. Rompere quello stile e creare discontinuità significa mettere una linea di demarcazione netta tra interessi privati e interesse pubblico. Significa – sottolinea Vendola – proclamare il primato del bene collettivo rispetto a interessi lobbistici, ma con tutta la simpatia e il rispetto per il professor Monti e per il suo governo, anche in quel Gabinetto c’è qualche ombra che danza”.
Per quanto riguarda Berlusconi, Vendola non è del tutto ottimista e non crede che la sua era termini con le dimissioni della settimana scorsa: “Se la fisiognomica fosse una scienza politica, il suo volto, nel giro di pochi giorni, ha mandato a dire all’Italia all’inizio di una grave sconfitta: il Berlusconi che entra al Quirinale circondato da una piazza ostile a un tempo, a una stagione, a una ubriacatura della vita pubblica, aveva la faccia di un rais sconfitto e in fuga, il colore, il volto quasi tumefatto. E – fa notare Vendola – nel giro di pochi giorni, quasi a incarnare la famosa profezia di Fiorello che diceva ‘attenzione che Berlusconi dopo 3 giorni può resuscitare‘, ritroviamo un volto da dominus, da signore della politica, da combattente che non solo non si sente fuori gioco, ma è ancora interprete di un ruolo decisivo per il futuro dell’Italia”. Un volto che “parla della consapevolezza – continua Vendola – di avere di fronte un anno di tempo nel quale le responsabilità della destra che ha portato l’Italia a un disastro morale ed economico e sociale verranno completamente occultate”.
Rispondendo al quesito di Fazio che chiedeva se fosse necessario andare allora al voto, il leader di Sel dichiara: “Io non sono insensibile agli appelli autorevoli del Capo dello Stato, che in questa notte buia della Repubblica italiana ha rappresentato un faro. E poi sono alleato del Pd e dell’Italia dei Valori e la sento, quell’alleanza, come un vincolo morale e ideale”. Vendola, in sostanza, ribadisce il significato dell’alleanza di Vasto e spiega che “quando i miei alleati, anche sulla base del richiamo del Quirinale, dicono che c’è bisogno di una fase di governo di emergenza, io dico ‘va bene’. Ma pongo una condizione: se il tema è l’emergenza – conclude Vendola – che sia un governo che assume l’elemento fondante della crisi, che io considero la disuguaglianza sociale e faccia della discontinuità su questo terreno l’agenda politica e programmatica”.
E come primo punto del programma Vendola indica la patrimoniale: “Se non ci sarà la patrimoniale, non ci sarà più nemmeno il cambiamento”. Del resto, ricorda, il governo Berlusconi senza che nessuno se ne rendesse conto aveva già messo la patrimoniale sui ceti medio bassi ma ora “abbiamo bisogno – osserva il governatore pugliese – di iniziare la musica di questo governo nuovo dallo spartito della patrimoniale”.