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La nave rischia di inabissarsi. Schettino si difende: ho avvisato subito la Compagnia

La nave rischia di inabissarsi. Schettino si difende: ho avvisato subito la Compagnia

(Epa)

Si è mosso nuovamente il relitto della Costa Concordia incagliato all’Isola del Giglio e per questo sono state sospese immediatamente le ricerche dei superstiti, in quanto non sussistevano più le condizioni di sicurezza per proseguire le ispezioni. Intanto gli esperti stanno studiando una soluzione per impedire che la nave possa sprofondare e inabissarsi definitivamente: in mattinata è in programma una riunione e non è escluso che venga adottata una soluzione che preveda l’ancoraggio dello scafo con dei tiranti.

Per quanto riguarda la vicenda della donna moldava a bordo con Schettino, gli inquirenti vogliono interrogarla per chiarire gli attimi prima dell’incidente, l’eventuale presenza di altre persone non registrate e soprattutto per avere informazioni più dettagliate sugli attimi in cui il transatlantico ha impattato sulle rocce. E’ stato lo stesso Schettino a fare il nome della donna durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip: il comandante avrebbe detto che la giovane moldava era ospite di un altro ufficiale ed era stata invitata in plancia ad assistere dalle vetrate del quadrato di comando allo spettacolo dell’Isola del Giglio illuminata.
Ieri sera un sopravvissuto aveva raccontato alla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ su Rai Tre, di aver osservato, verso le 21.15, arrivare Schettino al ristorante all’ultimo piano abbracciato a due donne, una mora e l’altra bionda. Quest’ultima potrebbe essere proprio la moldava, mentre non si sa nulla sull’identità dell’altra.
Intanto arrivano le prime testimonianze dei sopravvissuti che hanno visto Schettino e Domnica insieme. C’è chi assicura, perché seduto al tavolo accanto, di aver visto il comandante mandar giù molto vino e che una volta alzatosi era chiaro avesse alzato molto il gomito.”Se ho fatto un errore, sono pronto ad assumerne la responsabilità. Ma prima è bene che siano individuati questi errori; verifichiamoli e poi tutti potremo valutare”. Lo ha detto il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino per bocca del suo avvocato, Bruno Leporatti.Il legale ha anche smentito in maniera categorica che il suo assistito fosse ubriaco e comunque avesse alzato il gomito a cena, la sera del naufragio. “E’ un’immane sciocchezza”, si è limitato a dichiarare Leporatti sottolineando inoltre che il comandante, sospeso ieri dalla Costa Crociere, riferì correttamente alla compagnia, “come era suo dovere fare”, dell’avvenuto impatto della nave con gli scogli senza sottovalutare nulla. Un aspetto questo -secondo la difesa – che va accertato in fretta, in quanto potrebbe venir dimostrato che Schettino non fece le scelte da solo, ma in accordo con la compagnia decise tempi e modi con cui fronteggiare l’emergenza.

“Lui era al comando e dunque soltanto lui poteva decidere cosa fare”, è invece la posizione della Costa Crociere. “L’armatore -ha detto l’avvocato della compagnia, Marco De Luca- in realtà non poteva dire nulla al comandante che in quel momento era l’autorità assoluta sulla nave”.

Gli inquirenti sono al lavoro e stanno cercando di ricostruire l’ora esatta in cui la compagnia ha avuto comunicazione dell’accaduto, e la portata delle conversazioni. Le risposte potranno venire dalla scatola nera, per la quale la Procura di Grosseto ha chiesto al gip un incidente probatorio, e dai tabulati telefonici acquisiti. In particolare i magistrati cercano di verificare se il ritardo di oltre un’ora con cui venne annunciato di abbandonare la nave sia imputabile a Schettino oppure se il comandante sia stato consigliato in tal senso dal capo dell’Unità di crisi della Costa. Al vaglio anche due telefonate fatte quella notte dalla sede di Costa Crociere a una piccola società di Savona che si occupa di assistere navi in difficoltà. Gli inquirenti sospettano che la compagnia abbia tentato in prima istanza di vedere se poteva risolvere da sola il problema (riparando la falla e facendo rimorchiare la Concordia), ma che poi, vedendo che la situazione precipitava, abbia deciso per l’abbandono nave.

L’avvocato Leporatti inoltre ha annunciato che farà ricorso al Tribunale del Riesame contro il provvedimento degli arresti domiciliari disposti dal gip a carico del suo assistito. Il Tribunale del Riesame ha 10 giorni di tempo dalla presentazione dell’atto per prendere una decisione. Una ‘mossa’, quella della difesa del comandante, che si incrocia con quella della Procura di Grosseto, che sta ultimando la presentazione di un ricorso per il ripristino della custodia cautelare in carcere. Il procuratore capo Francesco Verusio, in questi giorni, ha detto infatti a più riprese di temere che Schettino possa fuggire o inquinare le prove.

Intanto la Procura sta ascoltando numerosi testimoni, tra passeggeri e soprattutto membri dell’equipaggio per capire se la causa della tragedia sia stata una bravata del comandante Schettino. Lo stesso Verusio ha lasciato intendere che piega potrebbe prendere l’inchiesta affermando che “più che a un ‘inchino’ -ha detto- l’eccessivo avvicinamento all’Isola del Giglio della Costa Concordia potrebbe attribuirsi a una dimostrazione di bravura”.

Conferme determinanti arriveranno dall’apertura della scatola nera di bordo, e per la quale ci vorrà ancora un po’ di tempo. Ma già adesso il sospetto è che Schettino avrebbe dato il via a una sorta di prova di coraggio e bravura, e si sarebbe lanciato a forte velocità per passare con il transatlantico tra i due scogli delle ‘Scole’ che spuntano a sud del porto dell’Isola del Giglio, a circa 150 metri dalla costa, e distanti appena 60 metri l’uno dall’altro. Quando ha visto che aveva compiuto un errore di manovra, oppure quando ha capito che le correnti lo avevano sospinto troppo vicino agli scogli -questa è l’ipotesi investigativa- il comandante avrebbe provato a superare l’ostacolo aumentando la velocità: a dimostrarlo ci sarebbero gli accertamenti sul timone, che fu completamente virato a dritta come se la nave, arrivando ad alta velocità, dovesse evitare l’ostacolo all’ultimo momento.

C’è inoltre attesa per i risultati degli esami tossicologici sul comandante. L’uomo si è sottoposto nei giorni scorsi al prelievo di un capello e delle urine, che dovranno accertare se al momento del naufragio aveva bevuto alcolici oppure se aveva assunto sostanze stupefacenti. Una circostanza da lui negata con forza durante l’interrogatorio di garanzia, tanto che alla richiesta dell’esame tossicologico, Schettino avrebbe detto con tranquillità: “Fate pure, non ho niente da nascondere”.

Ci sono invece dei testimoni, uno dei quali in particolare lo ha riferito durante i collegamenti con le trasmissioni televisive, che accusano Schettino di aver alzato il gomito quella sera. In particolare c’è la testimonianza del naufrago savonese Angelo Fabbri, che parlando con alcuni quotidiani ha detto che il comandante ha bevuto diversi bicchieri di vino mentre era a cena con una signora bionda dall’accento straniero e con un altro ufficiale. La signora bionda sarebbe la 25enne moldava Domnica Cemortan, che avrebbe accompagnato Schettino in plancia, più tardi. E’ proprio Cemortan, in un’intervista, a negare dicendo: “Ma quando? Sulle navi di Costa Crociere ci sono videocamere in ogni angolo -sostiene la ragazza moldava-. Se beccano qualcuno dell’equipaggio che beve in servizio lo licenziano subito”.

Per quanto riguarda la manovra di avvicinamento della Costa alla terra ferma, che Schettino dice di aver compiuto per evitare in naufragio in mare aperto, due testimoni oculari sentiti dalla Guardia costiera hanno riferito che le ancore sarebbero state gettate dalla Costa Concordia dopo che questa era già sbandata e si trovava ormai nei pressi della costa dove si è poi arenata. Una testimonianza che conferma i dubbi nutriti dagli inquirenti circa le dichiarazioni del comandante che aveva invece detto di aver gettato le ancore con la nave ancora in moto, per far sì che queste creassero una virata e permettessero l’avvicinamento alla costa. Per verificare questi particolari ieri i sommozzatori dei carabinieri hanno compiuto dei rilievi e, a conferma dei dubbi della Procura evidenziati anche dai due testimoni oculari, hanno trovato una delle due ancore sotto lo scafo, segno che è stata gettata dopo lo sbandamento.

Un team della Polizia Scientifica ha raggiunto, intanto, Grosseto. La squadra specializzata di investigatori sarà chiamata a contribuire alle procedure di identificazione dei cadaveri, recuperati dalla nave Costa Concordia.