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La maggioranza allargata incontra il ministro Severino. Confronto sulla giustizia tra governo Pdl, Pd, Terzo Polo

Dopo le tensioni delle ultime ore tra governo e maggioranza, esecutivo e partiti che lo sostengono tornano a parlarsi, su un tema che può influenzare in modo determinante la navigazione dei prossimi mesi: la giustizia. L’appuntamento è per questa mattina, quando al Senato il Guardasigilli incontrerà i capigruppo di Pdl, Pd e Terzo Polo. Sul tavolo vecchie questioni che negli anni hanno caratterizzato lo scontro tra centrodestra e centrosinistra, come le intercettazioni; temi emersi nelle ultime settimane, come la responsabilità civile dei magistrati, dopo l’approvazione della norma inserita nella legge comunitaria licenziata dalla Camera e ora all’esame di palazzo Madama; e infine il Ddl anticorruzione, elaborato dal governo Berlusconi, approvato dal Senato e ora fermo nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia di Montecitorio. Tutti argomenti sui quali al momento appare arduo trovare un accordo tra i partiti della maggioranza che sostiene il governo, archiviando in poche settimane distanze maturate in anni, che se dovessero rimergere potrebbero riversarsi in modo negativo sull’attività dell’esecutivo, già alle prese in queste ore con le fibrillazioni, legate alla riforma del mercato del lavoro.
La volontà di Severino, già emersa in questi primi mesi di permanenza a via Arenula, è quella di non restare impantanata nel gioco dei veti incrociati ma al tempo stesso di cercare perciò soluzioni che consentano di avvicinare le posizioni e di favorire il dialogo nel mondo politico e tra il mondo politico e i vari operatori della giustizia In questo senso la riunione di oggi potrebbe proprio servire a scrivere un’agenda di interventi e a delineare conseguentemente un percorso temporale attraverso il quale attuarli concretamente. Difficile quindi che si entri nel merito dei temi, proprio per evitare tensioni e scontri. Inevitabile però che anche il solo indicare gli argomenti e i tempi del confronto che si svilupperà nelle prossime settimane, potrebbe portare alla luce le divisioni che tuttora permangono tra le forze politiche. Primo punto, il Ddl anticorruzione, sul quale il governo e il Pd vogliono andare avanti e rispetto al quale anche il Pdl manifesta l’intenzione di procedere, ricordando che è un’iniziativa che nasce da un provvedimento presentato dall’allora ministro della Giustizia Angelino Alfano.
I problemi però sorgono quando si entra nel merito e si parla soprattutto del reato di concussione. Una fattispecie che il partito di Silvio Berlusconi vorrebbe abolire, assorbendola nel reato di corruzione, allineando l’Italia alle altre nazioni dell’Ue che non prevedono questo delitto. I Democratici, che su questo avevano presentato un emendamento poi ritirato, vorrebbero invece prevedere altre figure come l’estorsione aggravata e la corruzione per induzione. Sullo sfondo le vicende legate al processo per il cosiddetto caso Ruby che vede imputato Berlusconi per corruzione e i risvolti che un’eventuale modifica della norma potrebbe avere su di esso. Altri punti controversi, poi, l’eventuale allungamento dei tempi di prescrizione e l’ipotesi di non candidare i condannati.
Meno caldi appaiono invece gli altri temi che saranno sul tavolo. Sembra infatti possibile che si possa arrivare a una soluzione che consenta di correggere la norma sulla responsabilità dei magistrati inserita nella comunitaria, mentre non sembra imminente una ripresa della discussione del Ddl sulle intercettazioni, anche se il Ddl Mastella approvato durante l’ultimo governo Prodi e l’ultimo testo uscito dalla commissione Giustizia della Camera potrebbero tornare sempre d’attualità.