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Lavoro, al Pdl non piace il testo: Alfano vuole modifiche. Pd: Non possiamo tornare alla casella di partenza

Al Senato opereremo per modifiche e miglioramenti che possano garantire nuova occupazione e che vadano incontro alle preoccupazioni manifestate dalle imprese”. Angelino Alfano in una dichiarazione diffusa dall’ufficio stampa del Pdl avverte: ”Serve dunque un intervento sull’insieme del testo per evitare il probabile giudizio negativo dei mercati finanziari e determinare una effettiva crescita dell’occupazione nonostante le aspettative incerte di questo tempo”.
Secondo Alfano ”il testo di riforma reso noto risulta diffusamente caratterizzato da maggiori adempimenti, vincoli, sanzioni e oneri indiretti su molte tipologie di lavoro che hanno determinato il giudizio negativo delle imprese e quello positivo della Cgil . Abbiamo chiesto, sin dall’inizio del defatigante confronto che ha accompagnato la presentazione infine di un semplice disegno di legge, che si determinasse una maggiore propensione ad assumere ed investire nel nostro Paese. E nessuno più delle imprese può dire se le norme proposte determinano questo”, continua l’ex Guardasigilli.
Parole che non venfgono gradite dal Pd: ”Registriamo il cambio di passo del Pdl a proposito del ddl lavoro: pochi giorni fa andava approvato a tamburo battente senza alcuna correzione, oggi va invece sviluppata una battaglia parlamentare per conquistare ‘modifiche e miglioramenti’. Non comprendiamo cosa sia successo dopo l’accordo tra i leader dei partiti che sostengono l’attuale governo e il presidente del consiglio Monti, che ha portato a correzioni condivise sia per quanto riguarda la flessibilità in ingresso che per quanto riguarda l’articolo 18. Per noi la riforma va valutata nel suo complesso e apprezziamo il prezioso passo avanti costituito dalla reintegrazione dei lavoratori anche nel caso di licenziamenti per motivi economici”, spiega Cesare Damiano del Pd. ”Ribadiamo il fatto che la battaglia parlamentare debba portare ad ulteriori e positivi perfezionamenti e correzioni del testo, ma senza correre il rischio di ritornare alla casella di partenza. Non vogliamo partecipare al gioco dell’oca, dopo questo lungo ed estenuante confronto. Adesso l’obiettivo deve essere quello di garantire risorse sufficienti e strutturali per gli ammortizzatori sociali al fine di includere nelle protezioni le giovani generazioni e garantire una transizione morbida dal vecchio al nuovo sistema. Siamo consapevoli che dopo la riforma del mercato del lavoro il parlamento si dovra’ concentrare su due punti fondamentali: tutelare chi non ha più il lavoro e non ha ancora la pensione e passare da una politica di rigore ad una politica di sviluppo. Adesso non ci sono più alibi”, conclude.
“Ora è utile accettare le reogle così come il presidente Monti le ha delineate”, dice Pier Ferdinando Casini: “Sulla riforma del mercato del lavoro il tempo della concertazione è scaduto”. “Il governo ha parlato per due mesi con le parti sociali, poi ha parlato con la politica, ora con il Parlamento, poi c’è la decisione -ha spiegato il leader Udc-. La consultazione è giusta se non paralizza la decisione. Questa è l’innovazione del governo Monti, di questo ha bisogno la politica italiana. La concertazione non è sbagliata se porta a una decisione, se no è controproducente”.