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Preso il killer di Brindisi. Parla il papà di Melissa: Quell’uomo non è un padre

Preso il killer di Brindisi. Parla il papà di Melissa: Quell’uomo non è un padre

”Non trovo le parole per definire questa persona. Questa persona non è un padre, ha spezzato la mia e la sua famiglia e la vita di tutti gli altri ragazzi coinvolti in questa brutta esperienza. Per me quella persona non esiste”. Così Massimo Bassi, il papà di Melissa, la studentessa 16enne uccisa il 19 maggio scorso in un attentato a Brindisi, ha risposto a una domanda dei giornalisti nell’aula consiliare del Comune di Mesagne.
”Mai avrei potuto immaginare. Mai”, ha sottolineato, precisando di non aver ”mai pensato che dietro ci fosse criminalià organizzata”.
“E’ stata mia moglie a darmi la forza di andare avanti perché la amo, insieme al pensiero di Melissa, perché lei ci voleva sempre vedere insieme”, ha detto. “Melissa – ha aggiunto – era una ragazza solare, educata e piena di vita”.
”Non vedo l’ora di andare a trovare le altre ragazze ferite – ha aggiunto – per altro Maurizio, il padre di Veronica, (la ragazza è ricoverata a Pisa in gravi condizioni, ndr) è un mio amico”.
Riferendosi all’uomo che ha confessato di essere l’autore dell’attentato Massimo Bassi ha detto che secondo lui “non è un padre, per me è una persona che non esiste. Non c’è definizione per questa persona. Io immagino che in questi 20 giorni quando è stato con la sua famiglia e insieme alle figlie anche loro abbiano parlato della necessità di prendere l’assassino”. ”Comunque, giustizia è stata fatta”, ha aggiunto.
Il padre di Melissa ha ringraziato le forze dell’ordine e la magistratura, oltre che i sanitari dell’ospedale di Mesagne che hanno avuto in cura la moglie rimasta ricoverata per alcuni giorni a causa dello choc. Nonostante questo, la donna, dimessa da pochi giorni, ha voluto essere presente all’incontro con i giornalisti pur non prendendo mai la parola.
L’avvocato della famiglia Bassi, Fernando Orsini, per descrivere la vicenda dell’attentato ha richiamato la scrittrice tedesca Hannah Arendt e “la banalità del male, di un atto mostruoso perpetrato da una persona che sembra terribilmente normale”.
Carlo Vantaggiato, figlio di Antonio, uno dei fratelli di Giovanni, commenta così la notizia del fermo di suo zio, Giovanni: “Per noi mio zio è un estraneo, io non l’ho mai conosciuto. Per mio padre quasi non era un fratello, perché non si parlavano da 35 anni. A nome della mia famiglia posso dire che siamo dispiaciuti e addolorati per le famiglie coinvolte in questa vicenda, soprattutto per Melissa”.
Carlo gestisce con il padre un deposito di carburante a Monteroni di Lecce. Ammette di essere sotto choc, lui, come il resto della famiglia. ”Ovvio, è normale”, risponde a chi glielo chiede. D’altra parte, spiega, “è un dolore indescrivibile, quello che ha provocato ai genitori e ai parenti di Melissa, così come alle altre famiglie coinvolte”.
Increduli e sotto choc anche i vicini di casa di Giovanni Vantaggiato: “Non avrei mai immaginato questo risvolto, siamo tutti increduli per questa verità che è emersa ieri – dice all’Adnkronos Tommaso Leo, vicino di casa di Vantaggiato e assessore comunale alle Attività produttive di Copertino – Non riusciamo a trovare nessuna logica plausibile di quanto accaduto. Ovviamente l’intera comunità prende le distanze da questo gesto folle”.
“Nonostante fossimo vicini di casa, contrariamente alle consuetudini del Sud sui rapporti confidenziali tra vicini, Vantaggiato è sempre sembrato freddo e lapidario, lui e la sua famiglia apparivano abbastanza distanti – prosegue Tommaso Leo – ma si sono sempre dimostrati tranquilli. Una famiglia dedita al lavoro – prosegue l’assessore – Siamo tutti visibilmente scioccati”