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Pdl, Alfano sotto l’assedio dei “vecchi” del partito: fuoco incrociato di ex An e moderati

”Nel Pdl continuano a volare gli stracci, c’è bisogno di una linea chiara prima che crolli tutto”, confida un big azzurro. Il malcontento verso Monti è ormai incontenibile, soprattutto da parte degli ex di An.
Il rischio di implosione è serio, ma difficilmente si andrà al voto anticipato, perché tutti hanno qualcosa da temere. Incombono i grillini e in via dell’Umiltà si temono scissioni e la ‘grande fuga’ verso altri lidi. L’ufficio di presidenza di questa mattina (cui potrebbe seguire una conferenza stampa) si annuncia molto caldo e sarà l’occasione per l’ennesimo sfogatoio (giusto una settimana dopo quello all’assemblea dei gruppi). Qualcuno parla di ”giorno della verita”, in pochi, pero’, credono a ”un clima di resa dei conti finale”. Piuttosto, ”ci sono buone possibilità che la riunione servirà a prendere tempo e a rinviare una seria riflessione interna non più procrastinabile”, avverte un ex ministro di Fi. Certo, tanta è la carne al fuoco. Le incognite sulle prossime politiche, con la federazione dei moderati che stenta a decollare. Non aiuta poi l’iperattivismo dei ‘montezemoliani’ alla Camera e dei ‘pisaniani’ a Palazzo Madama. In tanti sono preoccupati, non vedono segnali concreti di cambiamento e restano scettici sul da farsi per uscire dall’immobilismo attuale. Sperano che Silvio Berlusconi metta la parola fine alle voci di questi giorni su imminenti ‘rivoluzioni interne’ (con tanto di simboli) e liste civiche nazionali, stile ‘rete’ Publitalia, con il duo Scotti-Bertolaso. Chiedono ad Alfano ”scelte coraggiose”, subito. ”E’ giusto valutare ogni opzione, ma è il momento di decidere”, avverte Ignazio La Russa.
Da giorni è in corso nel partito uno scontro (ormai non piu’ sotto traccia) tra il Cavaliere che (nonostante le smentite) sarebbe intenzionato a creare qualcosa di nuovo, un prodotto dal forte appeal ‘moderato’ (una sorta di riedizione di Forza Italia), fuori dalle logiche partitiche e correntizie, e chi (gli ‘alfaniani’ in testa) vede nel segretario la persona giusta per ripartire e arrivare (magari anche attraverso una sua squadra senza rompere gli equilibri interni).
Anche la lettera di Renato Schifani viene interpretata in modo diverso e divide il partito. C’è chi ci vede lo zampino del Quirinale e di Monti, preoccupati dalle minacce del fronte pidiellino anti-governo. E chi, invece, considera l’intervento del presidente del Senato un invito, rivolto al Cavaliere, a prendere una decisione definitiva sul da farsi. ”L’uscita di Schifani viene letta dai più come un monito a Berlusconi e fa comodo al conterraneo Angelino”, assicura un ex di An. ”La lettera è un chiaro stop alle decine di bufale che girano, a cominciare dalle liste civiche a guida Scotti, e fa da sponda ad Alfano”, confida un autorevole esponente azzurro, berlusconiano doc, ma contrario a una ‘ridiscesa in campo’ del Cavaliere attraverso una o piu’ liste civiche. Per l’ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa ”l’uscita di Schifani e’ positiva, al di la’ del merito”. Sulla stessa linea il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, che ha convocato un’assemblea dei senatori con Alfano per un confronti sui nodi posti dalla seconda carica dello Stato:”La lettera afferma con chiarezza l’esigenza di portare avanti il grande progetto unitario del Pdl, discutendo al suo interno, evitando tentazioni frazioniste”
Amedeo Laboccetta, deputato pidiellino, è uno dei pochi che esce allo scoperto contro Schifani: ”Con tutto il rispetto per la seconda carica dello Stato, ritengo che il morbidismo e l’eccessivo senso di responsabilita’ non debba trasformarsi in acquescenza verso un governo che sta massacrando il ceto medio”. L’Ufficio di presidenza, raccontano, servirà a Berlusconi per ribadire la piena fiducia ad Alfano e a strigliare il partito contro le divisioni (solo uniti si vince, sarebbe la linea). Non possiamo consegnare a Grillo Saviano e Bersani il paese, va ripetendo ai suoi l’ex premier, stanco dei vecchi riti della politica e delle continue polemiche alimentate dai suoi stessi dirigenti. Raccontano che Berlusconi ”non resterà a guardare” ed è sempre forte la tentazione del Cavaliere di fare liste civiche aggiuntive, ma non contro il Pdl. Un’ipotesi che agita molti, perché significherebbe archiviare di fatto l’esperienza del Popolo della libertà e aprire nuovi scenari imprevedibili.
Di certo, a palazzo Grazioli, sarà il momento della chiarezza. La invocano in molti. Tra questi La Russa, coordinatore nazionale: ”Ora la prima necessità per il Pdl è decidere, non rimanere tra le opzioni tutte possibili o alcune probabili, altre difficili ma non escluse”. Sulla stessa linea l’economista Antonio Martino, tra i fondatori di Fi, che avverte: ”Innanzitutto dobbiamo chiarirci. E solo dopo un chiarimento dobbiamo decidere se unirci o andare divisi”.
Scettico sull’esito dell riunione di domani il pasdaran azzurro Giorgio Stracquadanio, tra i promotori di ‘Un’altra Italia’: ”Sono convinto che oggi, invece, di avviare seriamente una riflessione interna sulla prospettiva politica del centrodestra, prenderemo ancora del tempo”. Dopo l’Ufficio di presidenza potrebbe tenersi una conferenza stampa per indicare le prossime mosse del partito, ma i giornalisti lo sapranno solo all’ultimo momento (nel cortile interno della sede di via dell’Umiltà, intanto, è tutto pronto per accogliere i cronisti). Per tutta la giornata di ieri Alfano ha avuto una serie di incontri ed è stato in stretto contatto con Berlusconi per decidere la linea. Continuano a circolare voci su frizioni tra il Cavaliere e il suo ‘delfino’ sulle prospettive politiche del Pdl, ma in via dell’Umiltà smentiscono ogni tensione.